Macerata

Ingerisce 14 ovuli di eroina e fugge a folle velocità lungo la provinciale. Nigeriano condannato

Accusato di spaccio e resistenza a pubblico ufficiale, all'extracomunitario è stata comminata la pena di un anno e otto mesi di reclusione, con la sospensione condizionale

MACERATA – Per sfuggire ai controlli della Squadra Mobile aveva ingerito 14 ovuli di eroina e si era dato alla fuga con una Renault Clio con la quale aveva percorso a folle velocità circa 10 chilometri della strada provinciale 485 che collega Trodica di Morrovalle a Montecosaro, raggiungendo punte di 150 km/h. Ieri un nigeriano di 24 anni (irregolare sul territorio italiano con permesso di soggiorno scaduto a novembre del 2019, accoglienza revocata, e risultato senza fissa dimora ma orbitante nel Fermano) è stato condannato a un anno e otto mesi di reclusione. Il pubblico ministero Francesca D’Arienzo aveva chiesto la condanna a sei anni di reclusione, ma il giudice Daniela Bellesi ha derubricato uno dei due reati e concesso le attenuanti generiche, la pena è sospesa ma il nigeriano non torna in libertà perché sottoposto a misura nell’ambito di un’indagine antidroga più ampia. 

L’arresto per spaccio di droga e resistenza a pubblico ufficiale risale al 12 febbraio scorso quando i poliziotti della IV Sezione antidroga della Squadra Mobile individuarono il pusher nei pressi di un supermercato a Trodica di Morrovalle. L’extracomunitario era a bordo di una Clio quando aveva fatto salire un giovane e dopo circa 500 metri aveva accostato e lo aveva fatto scendere. In quel momento erano intervenuti gli agenti e il pusher era ripartito forzando il controllo e urtando un agente che aveva cercato di aprire lo sportello. Scattato l’inseguimento, dopo 10 chilometri l’auto era stata bloccata e il nigeriano era stato portato in ospedale dove gli era stata fatta una radiografia che aveva dato esito positivo: all’altezza del colon c’erano 14 ovuli.

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Per la Procura avrebbe percepito, senza averne diritto, 11.367 euro di indennità. I fatti sarebbero avvenuti tra il 2018 e il 2019. L’indagine scaturì da una segnalazione alla Guardia di finanza