Macerata

Macerata, festa della Liberazione senza il saluto dell’Anpi. «Scelta politica provocatoria e inaccettabile»

Dopo oltre 30 anni l'associazione non potrà parlare durante la cerimonia che si terrà il 30 giugno. La replica dell'amministrazione: «Si è scelto di fare una cerimonia istituzionale»

MACERATA – Dopo oltre 30 anni, per la prima volta, l’Anpi non verrà chiamata a fare i saluti nel corso della cerimonia istituzionale che si terrà il 30 giugno, alle 9.30 al monumento di via Cioci, per celebrare il 77esimo anniversario della “Liberazione di Macerata”. A portare i saluti, infatti, saranno solo il sindaco e il presidente del consiglio comunale, così come deciso dall’amministrazione. Uno strappo istituzionale che ha portato l’associazione dei partigiani a organizzare una propria manifestazione, sempre per mercoledì 30, ma alle 19.

«Il nostro intervento è “scomparso” dalla manifestazione istituzionale – spiega l’associazione -, ma la voce dell’Anpi non mancherà nel giorno della liberazione della nostra città. Ci vediamo al Monumento ai Caduti in piazza della Vittoria, il luogo dove i partigiani della Banda Nicolò sventolarono la loro bandiera nel 1944».

Era, infatti, il 30 giugno 1944 quando i partigiani del gruppo Bande Nicolò entrarono per primi nel territorio maceratese e issarono la loro bandiera sul Monumento ai Caduti. Un appuntamento che tradizionalmente era ricordato con una cerimonia aperta dal saluto del sindaco, del presidente dell’Anpi e dell’Istituto storico della Resistenza, almeno fino a quest’anno, quando l’amministrazione ha deciso di rivedere l’organizzazione. Un cambio di programma che è stato comunicato solo mercoledì all’Anpi, dopo che invece, durante un incontro istituzionale della scorsa settimana era stato definita una scaletta che prevedeva, come fatto fino allo scorso anno, anche il saluto dell’Anpi.

La giunta, infatti, ha deciso di rivedere l’organizzazione “invitando tutte le associazioni che hanno interesse a commemorare questa data – come spiega il vicesindaco Francesca D’Alessandro -, in primis l’Anpi, l’Istituto storico della Resistenza, le Associazioni combattentistiche e d’arma, ma lasciando la parola solo al sindaco e al presidente del consiglio comunale: Non c’è stata alcuna preclusione verso nessuno». L’intento dell’amministrazione, quindi, sarebbe quello di fare una cerimonia prettamente istituzionale.

«Fare una cerimonia istituzionale non so cosa significhi visto che noi, oltre ad essere un’associazione combattentistica, siamo anche un ente morale, riconosciuto quale portatore dei valori della Resistenza e della Liberazione – replica il presidente provinciale dell’Anpi, Lorenzo Marconi -. L’Anpi è innanzitutto un soggetto istituzionale, in quanto ente morale ai sensi del decreto luogotenenziale 224 del 5 aprile 1945, ma soprattutto l’Anpi rappresenta i partigiani. Sono stati proprio i partigiani, ormai 15 anni fa, nel 2006, a modificare lo statuto dell’Anpi per aprirla alla partecipazione attiva delle generazioni successive, perché queste potessero continuare a dare voce al patrimonio di ideali della Resistenza. Celebrare l’anniversario della Liberazione di una città senza questa voce vuol dire escludere proprio i rappresentati più diretti della Resistenza, della Liberazione e della vittoria sul nazifascismo. Una scelta assurda e inspiegabile, una scelta politica provocatoria e inaccettabile, che offende la memoria dei partigiani e indigna gli antifascisti».

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