Macerata

Decreto Ristori, la Cna di Macerata chiede la modifica delle liste dei codici Ateco

L’associazione vuole che si adotti come criterio per i contributi quello del calo di fatturato. Sulla questione sono intervenuti anche i rappresentanti di "Baristi e ristoratori uniti per le Marche"

Una richiesta che è arrivata dopo che il Decreto Ristoris Bis ha “dimenticato” dall’elenco dei beneficiari alcuni codici Ateco; l’associazione chiede di adottare come criterio per i contributi quello del calo di fatturato.

«Alla data del 31 ottobre, nella provincia di Macerata, le attività economiche attive risultavano essere 34mila. Ben 22 sono i settori maggiormente rappresentati in provincia; agricoltura, commercio, attività manifatturiere e settore edile ne raccolgono il 70% circa ma oltre 10mila aziende appartengono ad altri settori e hanno i codici Ateco tra i più diversi – spiega il direttore dalla CNA di Macerata Luciano Ramadori -. L’avanzata dei contagi, l’ingresso della regione Marche nella fascia arancione e la giustificata paura delle persone di contrarre il virus, hanno generato e genereranno un drastico calo di tutti i parametri economici, diffuso oramai in tantissimi ambiti e settori».

Questa nuova situazione impone un profondo ripensamento dei criteri di assegnazione dei ristori. A giudizio della CNA, i meccanismi individuati nei decreti ristori «non riescono a dare adeguata tutela alle imprese, agli autonomi e alle professioni che compongono le filiere colpite dalle misure restrittive e dai ridotti flussi di denaro in circolazione – ha proseguito il direttore -. L’allargamento delle restrizioni su base territoriale rende superflua la distinzione tra le attività chiuse per ordinanza e quelle che, pur rimanendo aperte, vedono il proprio giro d’affari fortemente ridimensionato».

«Il crollo della domanda sta interessando segmenti sempre più ampi di mercato tali da rendere chiaramente inadeguato il meccanismo dei codici Ateco che richiedono quotidiani aggiustamenti e quindi perdite di tempo nonché incertezze interpretative – ha aggiunto Ramadori -. Diventa indispensabile adottare come criterio per accedere al contributo a fondo perduto il calo di fatturato, l’unico strumento che effettivamente fotografa l’andamento delle imprese. In questa logica, però, il riferimento non può essere limitato allo scorso mese di aprile ma dovrà tenere in considerazione un periodo più congruo, considerando la ciclicità di molti settori dell’economia e la possibile asincronia delle conseguenze».

«Il sistema produttivo è diventato negli ultimi vent’anni particolarmente complesso e per aiutare con assoluta precisione chi veramente è in difficoltà, è assolutamente necessario un cambio radicale dell’approccio; occorre quindi abbandonare in fretta le liste dei codici Ateco valutate a tavolino come in probabili situazioni di crisi – ha concluso Ramadori -. È evidente che dovranno essere stanziate ulteriori e robuste risorse finanziarie per fronteggiare una situazione in rapido peggioramento. Senza interventi tempestivi e incisivi rischia di chiudere i battenti fino a un quarto del sistema produttivo».

La pensa diversamente l’associazione Baristi e ristoratori uniti delle Marche. «All’indomani dell’erogazione immediata del credito previsto dal Decreto Ristori Bis crediamo sia giusto dare atto al Governo dello sforzo che sta mettendo in campo per il sostegno delle nostre imprese e contemporaneamente riteniamo che debba essere impiantato un sistema organico di aiuti programmato e attuato per i prossimi mesi dato dell’evidente persistere dell’emergenza sanitaria ed economica – ha spiegato il rappresentante Luca Falascini -. Riteniamo valido per le misure di sostegno il sistema di differenziazione dei cosiddetti codici Ateco e altresì assolutamente condivisibili i criteri di difformità e ripartizione territoriale con i quali si è data nelle regioni un’impronta più marcata e precisa della situazione emergenza Covid».

«Auspichiamo un continuo interscambio tra Governo centrale ed enti locali – concludono dall’associazione -. Dal prossimo anno con le disponibilità europee in arrivo dal Recovery Fund, da rappresentanti della nostra categoria e come protagonisti della società civile, chiediamo di aver voce sull’uso e la destinazione di quei fondi. Ci appelliamo dunque al presidente Francesco Acquaroli e al vice presidente Mirco Carloni, nostro assessore di riferimento, affinché si rendano portavoce delle nostre istanze al tavolo del Governo in un’ottica di stretta collaborazione tra istituzioni, imprenditoria e parti sociali, dal momento che crediamo si possa riuscire a superare questa crisi senza precedenti nella storia contemporanea, solo lavorando di concerto».

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