Macerata

Porto Potenza, morte dell’arbitro: il padre non crede alla tesi del suicidio

Il papà di Antonio Martiniello, intervistato da Studio Aperto, rigetta l'ipotesi del gesto volontario. Sono in corso le indagini dei carabinieri per ricostruire con esattezza quanto accaduto

POTENZA PICENA – «Aveva le chiavi della macchina, un giubbetto e la carta di credito; se si voleva ammazzare non prendeva tutte queste cose». A parlare ai microfoni di Studio Aperto è Mauro Martiniello, padre di Antonio, il 31enne di origini campane che venerdì pomeriggio è morto travolto da un treno lungo i binari della stazione a Porto Potenza Picena.

Intervistato dal giornalista Remo Croci, il padre dell’arbitro che un mese fa era stato colpito da un DASPO perché accusato di aver dato una testata al portiere di una squadra locale al termine di una partita, non crede all’ipotesi del suicidio del figlio.

Mauro Martiniello intervistato da Remo Croci su Studio Aperto

Venerdì pomeriggio il giovane, agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, era stato raggiunto dai carabinieri per essere trasferito in carcere dato che, come ha riferito il suo legale Gabriele Galeazzi, la sera prima era uscito di casa.

Durante il tentativo di fuga il 31enne però avrebbe imboccato, da chiarire se volontariamente o meno, la strada che lo ha portato direttamente ai binari e sui quali stava transitando un convoglio che lo ha travolto e ucciso.

La salma del giovane si trova all’ospedale di Civitanova in attesa dell’autopsia. Sono in corso le indagini da parte dei carabinieri della Compagnia di Civitanova per ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto e chiarire se si sia trattato di un gesto volontario o accidentale.

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