Macerata

La comunità nigeriana in corteo a Civitanova: «Stufi di vivere il razzismo sulla nostra pelle. Giustizia per Alika»

Il grido di dolore rimbomba per tutta la città in un sabato torrido, dove il sole battente scioglie fiumi di parole e le lacrime di Charity Oriachi, la vedova di Alika Ogorchukwu, l’ambulante nigeriano ucciso lo scorso venerdì in corso Umberto I

Il corteo per Alika a Civitanova

CIVITANOVA – «Siamo qui per portare solidarietà alla famiglia di Alika, vogliamo soltanto giustizia e soprattutto che certi episodi non accadano mai più. Non vogliamo più essere sfruttati, non vogliamo più rivedere certe immagini come l’uccisione di Immanuel a Fermo nel 2016 o come quelle di Foggia nel 2018. Vogliamo solo una società migliore, dove non ci sia spazio per la discriminazione e potremo vivere tutti alla pari».

Il grido di dolore della comunità nigeriana rimbomba per tutta la città in un sabato torrido, dove il sole battente scioglie fiumi di parole e le lacrime di Charity Oriachi, la vedova di Alika Ogorchukwu, l’ambulante nigeriano ucciso lo scorso venerdì in corso Umberto I. Alle 14, i manifestanti accorsi in città per ricordare Alika, si radunano nel piazzale dello stadio. Sono circa trecento o forse qualche unità in meno e indossano magliette colorate: guidano il corteo la vedova e i suoi familiari, tenendo in mano tengono uno striscione bilingue italiano inglese. I colori, però, sono quelli della Nigeria: “Tutti abbiamo il diritto di essere vivi- c’è scritto – giustizia per Alika”.

In quel gruppo, sono presenti anche il sindaco Fabrizio Ciarapica e l’ex Tommaso Claudio Corvatta; giunti in viale Vittorio Veneto si aggiungono anche Giulio Silenzi e gli onorevoli Matteo Orfini e Francesco Verducci. Succede di tutto in questa giornata, anche che si superino alcune divisioni politiche e che si vedano Ciarapica e il vice Morresi scherzare e passeggiare insieme al dem Giulio Silenzi. D’altronde è così: la morte non ha colori.

La carovana, dalla cui testa parte uno slogan ridondante: «Cosa vogliamo noi? – ripetono a squarcia voce i manifestanti – Giustizia per Alika» raggiunge piazza XX settembre ed è qui che si accavallano le voci e i protagonisti del sabato civitanovese. A moderare i discorsi, Samy Kuon, un attivista della comunità nigeriana. Quello di Ciarapica è uno dei primi interventi: «Che bella questa piazza – esordisce Ciarapica – . Siamo qui per condannare ogni gesto di violenza e lottare tutti insieme per la pace. Questa violenza ha sconvolto Civitanova. I civitanovesi sono ancora rattristati, questa vicenda ha segnato profondamente ogni cittadino di Civitanova perché la nostra città non si riconosce in quanto accaduto. E’ stata sempre una comunità accogliente, ospitale, pacifica, che ha sempre lavorato per la convivenza civile, che sicuramente non è razzista. Consideriamo i nigeriani nostri fratelli, qui vivono circa quattromila persone che non sono di Civitanova, che vengono da tutte le parti del mondo. I loro figli vanno a scuola con i nostri e noi pensiamo che le diversità e le differenze siano veramente un valore aggiunto».

Preziosa la testimonianza di Helriette Nadaud, una ragazza che viene dal Congo. «Stiamo creando un esercito di gente che si sente rifiutata. Basta nascondere la sabbia sotto al tappeto, il razzismo è un problema che va affrontato seriamente. Di questo passo, che Italia consegneremo ai nostri figli?». Sua sorella Luce si scaglia contro l’odio riversato sui social: «Ogni volta che su facebook – dice – chiedo giustizia per Alika, c’è qualcuno che mi ricorda l’omicidio di Pamela: ma cosa c’entra? Perciò dico che dobbiamo lavorare tutti insieme e smettere di dire che il razzismo non esiste». Viene accolta in un tripudio d’applausi l’anziana ‘Mamma Africa’, una donna 83enne di origine nigeriana ma che vive e lavora in Italia da circa 50 anni: «Siamo qui perché non vogliamo essere invisibili. Ci sono immigrati che si comportano male, ma non è per colpa loro che io devo avere paura ad andare in giro. Dobbiamo ringraziare Alika che ci ha dato la possibilità di stare insieme». Infine, il fratello di Alika, Ewere Wisdom: «Vogliamo giustizia e che il governo italiano ci dia il tempo per fare tutto il necessario prima di seppellire Alika. Preghiamo che nostro fratelli riposi in pace».

In piazza spuntano anche il fumettista Zerocalcare e il sindacalista Aboubacar Sakho. Alla fine, il corteo va sul luogo del delitto con la vedova che scoppia in lacrime alla vista dei fiori, dei bigliettini e dei cartelli che ricordano il marito. Nel frattempo, in piazza XX settembre sopraggiunge un altro gruppo di manifestanti, molto più politico. Qui c’è poco spazio per il garbo e il bon ton e la politica, destra o sinistra che sia, è vista come il male. Gli attivisti, per la maggior parte collettivi universitari, antifascisti e qualche nigeriano, sono molti di meno rispetto al primo raduno. Thierno, un giovane venuto da Palermo e rappresentante dell’associazione ‘Our voice’ urla contro il segretario del Pd Enrico Letta, reo di aver annunciato la propria visita a Civitanova facendo confusione tra funerali e la manifestazione.

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