Macerata

Ciclismo, Stacchiotti: «Che fatica la Tirreno-Adriatico. Adesso voglio il Giro d’Italia»

Il ciclista recanatese ha ripercorso i giorni della corsa dei due mari raccontando le sue impressioni ed emozioni. Nel riaprire il nastro dei ricordi emerge il legame con Michele Scarponi

Riccardo Stacchiotti
Riccardo Stacchiotti

ANCONA- Dalla Tirreno-Adriatico alla Slovacchia con i desideri e i sogni di sempre. Il recanatese della Vini Zabù KTM Riccardo Stacchiotti (’91) è reduce dalla kermesse che si è conclusa lunedì scorso a San Benedetto del Tronto e ora si trova, appunto, in Slovacchia per proseguire la marcia d’avvicinamento al Giro d’Italia. Nelle sue gambe c’è la grinta di chi si vuole ritagliare un posto di primo piano nel panorama del ciclismo nazionale:

«La prima cosa che mi viene in mente della Tirreno – Adriatico è la fatica. Abbiamo sudato tantissimo, c’erano delle tappe durissime intorno ai 200km con tante salite. L’aspetto positivo risiede nella condizione perchè nelle gambe ci sono chilometri importanti che ci ritroveremo sicuramente più avanti. Nei prossimi appuntamenti speriamo di raccogliere i frutti sperati». Non manca anche una valutazione personale sull’intera manifestazione, ben percorsa in tutto l’arco del suo sviluppo.

Uno scatto in una delle ultime uscite

«A livello personale era la prima gara di qualità che facevo per questa stagione. Non mi sono posto grandi aspettative ma sicuramente una top ten in una delle volate mi sarebbe piaciuto raggiungerla. Dobbiamo pensare che questa sia una buonissima base di partenza per il futuro». Tenendo sempre presente che, per forza di cose, oggi non è più come ieri per via del Covid e di tutte le misure stringenti che hanno toccato anche il ciclismo.

«L’ambiente è diverso, anche per noi. Alle partenze e agli arrivi non c’è la classica persona che viene a chiederti le foto. Siamo isolati dal resto del pubblico e forse questo, in termini di adrenalina, ha fatto una bella differenza. Il corridore non è un robot, le percepisce queste cose. Noi dobbiamo stare attenti a questi contatti e accettiamo le regole. Non devono esserci alibi, voglio crescere e migliorare sperando in una convocazione per il Giro d’Italia».

Nella sua Recanati

La chiusura è uno sguardo al nastro dei ricordi, con alcuni aneddoti che toccano le corde della sensibilità: «L’idolo di sempre è stato Marco Pantani ma oggi il mio eroe è Michele Scarponi, mio conterraneo e grande amico. Mio padre mi ha trasmesso l’amore per la bicicletta visto che lui era un ciclista amatoriale. Prima giocavo a calcio poi, a otto anni, sono salito sulle due ruote e non le ho più lasciate».

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