Macerata

Bomba davanti al ristorante La Serra, collaboratore di giustizia accusato di tentata estorsione

Il fatto è avvenuto il 24 gennaio del 2020 a Civitanova. Celebrata l'udienza preliminare a carico del 53enne calabrese, i gestori del locale si sono costituiti parte civile

Il tribunale di Macerata

CIVITANOVA – Prima la richiesta di denaro, poi di entrare nella società, infine le vie di fatto: una bomba artigianale posizionata davanti all’ingresso del ristorante “La Serra”. È accusato di tentata estorsione e detenzione di materiale esplosivo un collaboratore di giustizia di 53 anni originario della Calabria, attualmente detenuto in carcere. Ieri mattina 7 dicembre in Tribunale a Macerata, si è celebrata l’udienza preliminare a suo carico davanti al gup Domenico Potetti e al pm Rita Barbieri. L’imputato tramite il suo legale, l’avvocato Giuseppe Cichella, ha richiesto un breve rinvio per formalizzare la scelta di un rito alternativo, mentre i gestori del locale, Moreno ed Emanuele Ascani, si sono costituiti parte civile rispettivamente con gli avvocati Gabriele Cofanelli e Massimiliano Cofanelli. La prossima udienza si terrà il 1°marzo del 2023.

Gli avvocati Massimiliano e Gabriele Cofanelli

La vicenda invece risale a gennaio del 2020. Per la Procura (il fascicolo è del pm Enrico Riccioni) il collaboratore, insieme ad un’altra persona rimasta non identificata, aveva tentato di costringere Emanuele e Moreno Ascani gestori de “La Serra” a pagargli una somma imprecisata di denaro o, in alternativa, a farlo entrare in qualità di socio nella compagine organizzativa dell’attività commerciale. Per convincerli non sarebbe andato tanto per il sottile: il 24 gennaio 2020 piazzò l’ordigno esplosivo davanti all’ingresso del ristorante.

La bomba, come accertarono successivamente gli inquirenti, era stata fabbricata artigianalmente, mescolando all’interno di un involucro dotato di miccia, un composto chimico comunemente utilizzato come fertilizzante in agricoltura con altre sostanze (zucchero o gasolio) in grado di provocarne la detonazione una volta attivato l’innesco.

A margine dell’udienza, gli avvocati Cofanelli hanno puntualizzato come l’ordigno «non avesse una particolare potenzialità offensiva e con ogni probabilità avesse rappresentato il preludio di una attività criminosa immediatamente sventata grazie all’intervento della polizia giudiziaria in unione all’operato della magistratura inquirente».

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