Macerata

Ambulante ucciso a Civitanova, parla un testimone: «Chi dice che c’è stata indifferenza nei confronti di Alika si sbaglia»

Il cinquantaseienne Mariano Mosconi è uno dei testimoni oculari dell’omicidio di Alika Ogorchukwu. Ecco il suo racconto

Il luogo dove è stato aggredito e ucciso l'ambulante nigeriano Alika Ogorchukwu

CIVITANOVA MARCHE- «Voglio incontrarmi con la vedova e dirle che non è vero che c’è stata indifferenza: quell’uomo era una furia, come potevamo fermarlo?». Il cinquantaseienne Mariano Mosconi è uno dei testimoni oculari dell’omicidio ai danni di Alika Ogorchukwu.

Il racconto del testimone Mariano Mosconi

Poco dopo le 14 di venerdì era alla fermata del bus, a pochi metri dal luogo del delitto. Attendeva una corriera che lo portasse alla zona industriale, più precisamente all’Agenzia delle dogane e dei monopoli dove lavora da diversi anni. «Ad un certo punto – spiega Mosconi – ho avvertito delle grida. Mi sono avvicinato e ho visto l’aggressione: Ferlazzo era con una stampella, poi ho notato Alika cadere a terra e l’aggressore infierire su di lui. Inizialmente, sono riuscito a togliergli quell’oggetto dalle mani, poi ho visto che continuava a scagliarsi su di lui. Purtroppo, dava l’impressione di saper picchiare e tutti i suoi colpi andavano a segno, erano ben assestati. Inoltre, sembrava fuori di sé, come dissociato. Ho cercato in tutti i modi di dissuaderlo, ma era impossibile. Era come se intorno a lui non ci fosse nessuno».

È un racconto dettagliato quello di Mosconi. «Sono io che nel video dico “lo ammazzi così”: lo abbiamo ripetuto in tutti i modi. Ma niente, non ci sentiva, era come se non esistessimo per lui. Ad un certo punto mi ha risposto “fatti i cazzi tuoi”, poi  ha continuato a picchiare il povero Alika. Alla fine, l’ho visto prendere un cellulare da terra e colpirvi il mendicante alla tempia, ripetutamente. È presumibile che questo sia stato il colpo di grazia e sinceramente non ho visto strangolamenti. Non so spiegarmi il perché di tanta violenza. Noi eravamo in quattro o pochi di più: non capisco perchè si siano dette delle falsità e cioè che c’erano quindici persone al momento del delitto. Dei quattro presenti, uno ero io, poi c’erano una ragazza e un anziano. Cosa potevamo fare contro quell’uomo?».

Terminata l’esecuzione, Ferlazzo si è allontanato a piedi. «L’abbiamo visto dirigersi verso nord – continua – . Sono stato io, insieme ad altri, ad indicarlo alla Polizia. Ovviamente, ho rilasciato le mie generalità agli agenti. Credo di aver fatto tutto il possibile contro l’uccisore, purtroppo non è stato sufficiente. Ma ho la coscienza pulita. La notte? Ho riflettuto molto, tuttavia gli stessi agenti mi hanno rassicurato che avevamo fatto il possibile. Ora voglio incontrare la vedova Charity e dirle che non è vero che ci sono stati indifferenza e razzismo da parte nostra. Voglio che sappia la verità e cioè che abbiamo cercato di difendere Alika e che suo marito, purtroppo, si è solo trovato nel posto sbagliato, al momento sbagliato».

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