Macerata

Accoglienza, nel Maceratese già arrivati 480 profughi ucraini

Si susseguono le riunioni in Prefettura per fare il punto sull'accoglienza. L'ufficio immigrazione della Questura al lavoro per i permessi di soggiorno

Il prefetto Flavio Ferdani

MACERATA – Sono 480 i profughi ucraini attualmente ospitati nella provincia di Macerata. Per lo più si tratta di donne e anziani, ma tra loro ci sono anche 219 minori. Il punto, su una situazione in costante aggiornamento, è stato fatto ieri durante l’ultimo incontro organizzato dalla prefettura con i sindaci, a cui hanno partecipato anche la direttrice dell’Area Vasta 3 Daniela Corsi, il dirigente del Dipartimento prevenzione Alberto Tibaldi; il direttore dell’Ufficio scolastico provinciale Roberto Vespasiani, rappresentanti della Questura e del comando provinciale dei Carabinieri.

In questi giorni l’ufficio immigrazione sta prendendo in carico le richieste di permesso di soggiorno provvisorio, che consentirà, tra l’altro, ai profughi di guerra ucraini di avere un codice identificativo anche al fine di poter accedere ai servizi del sistema sanitario nazionale, tra cui il medico di medicina generale e il pediatra per i bambini.

Sul fronte dell’accoglienza, invece, il prefetto Flavio Ferdani ha comunicato ai sindaci che si sta operando per ampliare la rete dei Cas (Centri di accoglienza straordinaria), attraverso una capillare ricognizione del territorio e, da parte loro, diversi sindaci si sono resi disponibili a vagliare la possibilità di arrivare a degli accordi di collaborazione, già previsti per legge, da sottoscrivere direttamente con la prefettura, che permetterebbero alle amministrazioni comunali di diventare gestori” dei Cas in strutture, pubbliche o private, che si trovino, comunque, nella disponibilità dei Comuni stessi, dove ospitare cittadini ucraini profughi di guerra. Il prefetto, inoltre, ha ricordato che è stata già costituita un’apposita unità di crisi in Prefettura, cui partecipano, come componenti fissi, il Comune di Macerata, le forze dell’ordine, l’Asur e l’Ufficio scolastico provinciale.

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