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Glass skin alla coreana e tonalità pop stile anni ’80, ecco il make up lei/lui per la primavera estate by Federica Taini

Oltre ad essere una questione di "moda" il trucco è anche una forma d’arte. Negli ultimi anni le parole-chiave sono “sperimentalismo” e “recupero”. L'intervista all'artist freelance marchigiana che ha lavorato per anni in giro per l’Italia con importanti marchi del settore beauty

Federica Taini

Il trucco primavera-estate 2019 ripropone, sotto una nuova veste, le tonalità pop degli anni ’80. Tra i trend per tutti i giorni la glass skin, ovvero l’effetto specchio lucente di derivazione coreana, e la skincare, che mira a cura e luminosità della pelle.

La make-up artist Federica Taini, sul rapporto trucco-arte: «Il make up è a tutti gli effetti un’espressione artistica».

Anche nella stagione primavera-estate 2019 si ritorna indietro nel tempo, con una riscoperta dello stile anni ’80. Sempre uguale e sempre diverso.
A parlarcene è Federica Taini, make up artist freelance che ha lavorato per anni in giro per l’Italia con importanti marchi del beauty.

Federica Taini al lavoro: «Il make-up è un’espressione artistica e non ha genere»

Quanto sarà importante il make-in questa primavera/estate? Quali sono le nuances che tornano in voga?
«Premetto che l’importanza del make-up è sempre soggettiva e personale, ma per chi segue il mondo beauty si tratta di un settore in crescita. Più che di nuovi colori possiamo parlare di nuove tendenze: si sperimenta molto. I classici colori primaverili delle collezioni sono le tonalità calde come l’oro, il bronzo e il rosa, ma ci sono anche palette con toni più pop e sgargianti, ad esempio il verde acido. Questo perché nell’ultimo periodo è ritornato molto il trend anni ’80, come anche nell’abbigliamento».

Quali altre mode del passato tornano?
«Negli ultimi anni c’è stato un forte recupero degli anni ’70. Dal 2018 sono tornati anche gli ’80, con tonalità più fluo, bubble-gum e eccentriche. Ne è stato rivisitato il trend, soprattutto in passerella. Ci tengo a sottolineare che il ritorno delle tendenze si lega più al trucco fashion, realizzato per sfilate, comunque inserito in un contesto di moda».

Al di là delle sfilate, invece, che legame c’è con la società di oggi? Questi look a che tipo di esigenze femminili rispondono, anche pensando alla donna che tutti i giorni lavora e che si deve occupare anche di bambini?
«Pensando alla donna media, l’eyeliner verde acido non si presta all’ufficio e al quotidiano A mio parere l’esigenza primaria della donna di oggi è ottenere il massimo del risultato col minimo. Il minimo sforzo, ma anche il minimo di tempo e prodotti. Questo perché si è sempre di corsa e indaffarati, e di conseguenza il tempo per truccarsi è sempre meno. Tra i trend per tutti i giorni si punta sulla glass skin o la skincare coreana per una pelle luminosa, simulando l’effetto dello specchio e della “pelle di cristallo”. Questo, in modo più semplice e meno artificioso, può prestarsi alla quotidianità».

Cosa si può dire del trucco per l’uomo? È un trend in crescita?
«Il trucco uomo è un trend che negli ultimi tempi sta conquistando sempre più fan. Si parla di un trucco semplice e impercettibile, volto a migliorare i difetti. Molti brand stanno puntando a questo nuovo target. Non ultima Chanel che ha proposto una linea make up dall’accattivante pack blu notte targato “Boy”, che comprende un fondotinta effetto second-skin, un baume labbra trasparente e una matita sopracciglia declinata in vari colori. In sintesi: tutto il necessario per un grooming maschile impeccabile e naturale. La cura del proprio aspetto non ha genere».

A quali tipo di iride si adattano i vari colori? C’è ancora quest’attenzione nel mondo beauty?
«Si tratta di un’attenzione che nasce in accademia, nell’ambito del trucco correttivo. Sicuramente ci sono colori che valorizzano più determinati tipi di iride, tono di pelle e capigliatura. Ad esempio l’occhio celeste si trucca di norma coi toni del bronzo e dell’aranciato, quello verde con borgogna e viola, quello scuro in bronzo e marrone. Le regole-base sono queste e seguono dettami simili a quelli della teoria dei colori e della complementarietà, proprio come in pittura. C’è da dire però che ormai questi criteri sono stati sdoganati: le regole di base vengono di volta in volta riadattate ai tempi, modernizzate e reinterpretate. Senza contare che un colore non è mai una sfumatura univoca. Ad esempio un rossetto rosso è un gran classico e va bene per tutte. Ma nella macro-categoria “rosso” s’inseriscono poi milioni di sottocategorie e sfumature, dai rossi più aranciati a quelli con un sottotono più blu…».

Il trucco artistico e sperimentale di Alex Box

Insomma, il make up è una vera e propria arte a tutti gli effetti. Cosa ne pensa?
«Si tratta della grande differenza tra “truccatore” e “make up artist”. Esiste il trucco correttivo, ma anche quello artistico. Per me il make up è a tutti gli effetti un’espressione d’arte, anche se cambia il supporto: non è una tela o una tavola, ma un corpo o un volto di una persona. Se segue ad uno studio, il trucco può essere, ed è, un’opera d’arte. Un esempio sono le creazioni della make up artist Alex Box, che trasforma i corpi in tele viventi. Una sua stravagante “istallazione” prevede ad esempio dei tubicini in plastica che partono dal viso e che sono attraversati da finto sangue. In questo senso la sovversione degli schemi e lo sperimentalismo artistico accomunano Alex Box a un Fontana o a un Burri».

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