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Web e privacy: come bloccare sguardi troppo curiosi

Ecco una breve guida per cercare di allontanare i curiosoni ed evitare che il nostro utilizzo venga tracciato da chi raccoglie dati, spesso con finalità poco note. Sia chiaro, l'invisibilità non è possibile...

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Software spia installati sui nostri smartphone?

Capita molto spesso che dopo una ricerca su internet, dopo aver visitato un sito, dopo aver effettuato un acquisto o progettato una vacanza, rimangano parecchie tracce del nostro passaggio. E non perché siamo stati sfortunati, non perché c’è qualcuno che ci sta spiando da dietro le “tende” dei nostri schermi, ma semplicemente perché è il sistema digitale a consentire di tenere traccia di tutto e di tutti, al di là di ogni personalismo. Ma come difendersi da questi passaggi, possiamo dire quindi, obbligati? Come tutelare la nostra privacy?

Oltre ai vari strumenti che la legge ci fornisce (quelli previsti nel decreto legislativo 196/2003 e nel d.lgs. 101/2018), ci sono alcune mosse che possiamo imparare tutti quanti senza bisogno di carte bollate o interventi del garante della privacy. Che ci siano alla base motivazioni strettamente personali, come i dati per esempio sulla propria salute o sull’orientamento religioso, politico o sessuale (i cosiddetti dati “sensibili”) o che ci sia una semplice voglia di non voler far sapere ad altri cosa cerchiamo, cosa compriamo e dove alloggiamo oppure di non essere raggiunti da fastidiose pubblicità, le strategie consistono fondamentalmente nell’impedire ai software di osservare o registrare i nostri passi. Sia ben chiaro: non è possibile una vera e propria invisibilità quando ci si muove sul web; quel che è certo è che possiamo evitare di diffondere questi dati il più possibile. Come?

Un primo passo – ed è valido a maggior ragione quando navighiamo tramite telefonini e dispositivi mobili – è quello installare programmi ad hoc e di muoverci in forma anonima: la navigazione in incognito. Su molti browsers, quei programmi cioè che ci permettono di leggere le pagine web, dobbiamo selezionare espressamente questa modalità toccando prima sulle opzioni (i tre puntini o le tre lineette che compaiono solitamente in alto a destra) e scegliere la voce che ci interessa. L’opzione è disponibile anche nei dispositivi Apple e serve principalmente per cancellare automaticamente le tracce come cronologia e cookies non appena chiudiamo una scheda. Una barriera per la privacy ancora debole, ma comunque un primo passo. È capitato per esempio che, guardando per caso le ricerche effettuate, scoprissi così il regalo che mia moglie mi stava preparando, rovinandomi la sorpresa. Il che ci porta a dire che questa mossa vale innanzitutto per i dispositivi condivisi in casa o al lavoro.

Altro passo da compiere è quello di evitare di loggarsi (fare il log in, accedere) in determinati servizi. Questa mossa infatti ci farà evitare l’associazione di alcuni dati con il nostro profilo – per esempio – su Google, Facebook o su altri social network. Nell’elenco di strumenti a nostra disposizione ci sono poi una serie di voci che appaiono decisamente poco interessanti, quasi da “geek”: tra queste c’è per esempio il completamento automatico degli indirizzi sul web, una caratteristica che trae spunto dalla nostra cronologia o dalle ricerche e che può rivelare parecchio sui siti in cui navighiamo più spesso e altre peculiarità che potremmo voler tenere nascoste.

Anche il non permettere che l’utilizzo del browser venga raccolto come dato statistico in forma anonima è un’ulteriore protezione per la nostra privacy: nonostante tutte le rassicurazioni, potremmo averne bisogno, così come di cancellare i nostri utilizzi precedenti. Si pensi per esempio a un telefonino che compriamo usato, di seconda mano. Oltre al reset (che probabilmente sarà stato fatto dal precedente proprietario), sarà utile cambiare alcune impostazioni perché quell’Id che ora appartiene a noi non venga più associato a modi d’uso di altri. Alcuni browser poi permettono di bloccare tutti i tracker che – è la loro peculiarità – ci seguono da pagina a pagina, ricostruendo un profilo utile ai fini commerciali e promozionali. In pratica, più navighi (nel modo sbagliato), più so chi sei. Ma con determinati softwares non sarà più possibile (o perlomeno, sarà più difficile).

Ultima risorsa – ma già saliamo di grado in termini di competenze informatiche – è quella di usare una virtual private network (vpn), una rete privata che sfrutta quella pubblica per garantire ai dispositivi connessi il dialogo come se fossero realmente e fisicamente collegati, ponendovi al riparo da sguardi esterni.
Ovviamente utilizzare tutte queste tecniche contemporaneamente su tutti i dispositivi a nostra disposizione assicurerà migliori risultati per la privacy, come in una dieta.

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