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Auto a guida autonoma. E se venissero hackerate?

Le smart-auto, connesse alla rete e “comandate” da navigatori superintelligenti, possono ridurre gli incidenti stradali causati da distrazione, malanni e guida in stato di ebrezza. Ma possono destare preoccupazione in chi intravede invece una porta aperta ai pirati digitali

Sicuramente le smart-auto, le auto del futuro connesse alla rete e “comandate” da navigatori superintelligenti al posto dell’uomo, possono ridurre gli incidenti stradali causati da distrazione, colpi di sonno, malori e, ovviamente guida in stato di ebbrezza alcolica o per uso di stupefacenti. Sono quelle automobili a guida autonoma di cui tanto si discute e su cui si stanno investendo parecchi soldi che potrebbero avvicinarci a scenari come “Atto di forza” o “Blade Runner”. Possono non piacere per la questione estetica e possono non convincere chi è un appassionato al volante. Ma, anche non volendo fare i disfattisti, possono destare preoccupazione in chi intravede invece una porta aperta agli hacker.

Il problema non è di poco conto: un gruppo di scienziati del Georgia Institute of Technology di Atlanta (USA) ha infatti ipotizzato che i veicoli a guida autonoma potrebbero essere hackerati (oggetto cioè di attacchi da parte di hacker), piratati e divenire quindi un pericolo per l’incolumità dei passeggeri, dei pedoni o di altri mezzi, e persino una minaccia per la sicurezza pubblica, un’arma contro intere nazioni.

Lo studio americano ha infatti ipotizzato un attacco hacker a Manhattan (New York), esagerando nel dipingere il peggior scenario possibile ma comunque destando più di un dubbio sui sistemi del futuro. Piratare un’auto non sarà probabilmente così semplice, né tanto meno lo sarà replicare l’attacco per più di un mezzo nella stessa zona senza che intervengano sistemi di sicurezza ad hoc. Ma se comunque qualche pirata del web ci riuscisse, basterebbe bloccare di colpo il 5 o 10% delle auto presenti da Broadway lungo la 5th Avenue fino alla zona di Upper Side per fermare l’intero traffico della più popolosa zona della “Grande Mela”. Quella che ha Wall Street, Times Square, Central Park, Rockefeller Center per intenderci, quella dei film in cui vivono oltre 1,6 milioni di persone in 87 km². Per fare un paragone, pensate che Amatrice, uno dei comuni terremotati del centro Italia nel 2016, ha una superficie di 174 km², il doppio di Manhattan.

Auto e traffico a Times Square, New York
Auto e traffico a Times Square, New York

Ora torniamo a New York e pensiamo a cosa potrebbero causare auto impazzite come palline di un biliardino. Ecco perché il tema è molto dibattuto. Ecco perché bisogna evitare che una vettura cada nel completo controllo di un “pirata della strada”: oltre a paralizzare il traffico delle città, gli hacker arriverebbero a bloccare i servizi di emergenza, come le ambulanze. Scenari da film catastrofici ma possibili, seppur remoti, e per evitarli informatici ed esperti di tutto il mondo stanno studiando softwares sempre più efficaci. Proprio per questo, la Commissione Ue ha lanciato il Cybersecurity act, mentre il Parlamento europeo ha chiesto nuove garanzie per gli utenti, in qualsiasi parte del mondo si trovino. Un sistema di certificati che dovrà testare la sicurezza di tutti i dispositivi (come gli elettrodomestici capaci di connettersi al web delle case del futuro sempre più domotizzate). Se non altro per evitare di gettare il lavoro di anni in uno sgabuzzino come avvenuto per quei robot che gestiscono hotel in Giappone, licenziati per inefficienze e guasti frequenti.

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