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Uova al cioccolato, questione di gusto e di “equilibrio”

Bianco, al latte o fondente, poco importa «L'importante è che sia di qualità, per questo occhio all'etichetta», dice Gianni Strovegli, responsabile della Tavoletta marchigiana della Compagnia del Cioccolato

uova di cioccolato
uova di cioccolato

Cioccolata che passione. A Pasqua non può mancare il crik e il crok delle uova a fine pasto, festa per grandi e piccini. Coloratissime nelle confezioni, gustosissime al palato. Piccole o grandi conquistano tutti, oltre la sorpresa che per diritto spetta ai bambini. Ma non sempre. Armando Lombardi della pasticceria osimana Lombardi racconta di aver inserito in un uovo alto 80 cm delle scarpe da donna. «È successo una sola volta, qualche anno fa, ma non lo dimentico certo!», racconta. E poi immancabili gioielli e orologi e pure Rolex. A parte alcune eccezioni la vera sopresa per i più rimane il cioccolato e le proposte in questo periodo di certo non mancano. «Le uova di sicuro sono un classico, ma anche coniglietti, galline, agnelli…di cioccolato bianco, fondente o per i più golosi ricoperti con nocciole pralinate», conclude Lombardi.

Non mancano le varianti estetiche. «Da noi hanno richiesto di ricavare dal cioccolato un acquario o una moto Harley», dice Samuele Pollonara della Pasticceria Zoppi di Jesi. Che aggiunge: «Al di là della forma ci interessa spiegare al nostro cliente anche le diverse tipologie di cioccolato presenti sul mercato e come il loro gusto cambi in base ad alcune caratteristiche. Per esempio, un cioccolato del Venezuela porterà al palato aromi della terra di provenienza, così come quello del Vietnam recentemente molto ricercato».

cioccolato
cioccolato

E sulla qualità punta Gianni Strovegli, responsabile della Tavoletta marchigiana della Compagnia del Cioccolato (Cioccolato.it), un’associazione nazionale di consumatori, nata a Perugia nel 1995, appassionati, formati e informati sul “cibo degli dei”. «Il nostro obiettivo principale – dice Strovegli – è creare una cultura democratica del cioccolato per apprezzare davvero quello buono e così saperlo distinguere da uno scarso». Sommelier del cioccolato puntano al consumatore consapevole. «È importante capire infatti la provenienza della fave di cacao, questo infatti incide sul gusto finale. Sicuramente le cultivar migliori si hanno nell’America latina e all’assaggio devono esprimere i profumi della terra d’origine. Comunque sia, sia che scegliamo un cioccolato fondente o al latte è una questione di equilibrio. Nel primo caso all’assaggio non deve prevalere l’amaro, nel secondo la parte grassa del latte appunto. E poi dobbiamo sentire i profumi secondari, tipici di ogni cultivar».

Occhio anche all’etichetta. Due o massimo tre gli ingredienti elencati, non di più. E attenzione all’ordine della lista. Di sicuro per essere di qualità al primo posto non ci deve essere lo zucchero. Poi la provenienza, che però non è obbligatorio segnalarla secondo le norme dell’Unione Europea. «E a volte nella lista troviamo diciture troppo vaghe, come quella che si riferisce agli aromi e ai grassi vegetali: quali? in che percentuale?. C’è da dire però che sempre più spesso l’etichetta dei prodotti realizzati dai piccoli maestri cioccolatieri artigiani è precisa e contiene tutte le informazioni utili al consumatore per scegliere la qualità», conclude Strovegli.
Ma come si conserva la cioccolata rimasta a tavola? No in frigo, in quanto il cioccolato assorbe gli odori. È meglio metterla in un contenitore ermetico, in un luogo la cui temperatura sia compresa tra i 12 e i 18 gradi.
Ma il consiglio migliore è uno solo…mangiarla subito!

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