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Running, fenomeno di massa

Sono sempre di più i praticanti della corsa, per una ritrovata consapevolezza del senso di salute: il podismo è uno sport flessibile che piace sempre di più agli italiani

Fino ad una decina d’anni fa, gli automobilisti guardavano con gli occhi fuori dalle orbite quei pochi, bizzarri personaggi in canottiera e pantaloncini che, magari all’alba, correvano ai lati della strada, all’inseguimento di non si sa cosa. Dal labiale di chi era al volante nella maggior parte dei casi si leggeva, quando andava bene, frasi del tipo: “neanche i matti!”.

Il tempo passa veloce. E con esso le mode, le abitudini. Ora andare a correre – il “running” – è diventato un fenomeno di massa, proveniente dagli Stati Uniti, passato per i popoli nordeuropei, fino ad essersi consolidato anche in Italia e in molti altri paesi del mondo. Da chi fa una semplice corsetta per tenersi in forma a chi si allena per gare e maratone, i praticanti si sono moltiplicati.

Se ne sono accorte le grandi aziende di articoli sportivi, che hanno orientato la loro attenzione sui “runner”. Lo confermano i grandi eventi podistici, come le maratone internazionali: ad esempio, per partecipare a quelle di New York o di Londra bisogna iscriversi con un anno di anticipo, tant’è la richiesta. Per non parlare delle manifestazioni italiane come le 10 chilometri organizzate dall’appassionato Linus di Radio Deejay nelle maggiori città italiane, che raccolgono decine di migliaia di partecipanti.

I numeri, poi, come sempre parlano da soli, basti pensare che nel 2003 furono 21.392 gli italiani a correre almeno una maratona nel corso dell’anno, mentre nel 2015 sono stati 38.676, quasi il doppio! E parliamo di una gara di 42 chilometri, quindi molto impegnativa e selettiva, figurarsi che incremento hanno avuto le mezze maratone e le 10 chilometri.

Ancor più eclatante il dato del Giappone: in meno di dieci anni, i maratoneti del Sol levante al traguardo sono cresciuti di quasi otto volte, passando dai 74.000 del 2006 ai 576.000 del 2015, superando persino gli Stati Uniti. I dati provengono dalla rivista specializzata “Correre”.

Tornando al nostro contesto italico, sono tanti gli uomini e le donne folgorati da questa passione: prima o dopo il lavoro, oppure in pausa pranzo. Ognuno alla propria velocità, oppure a piccoli gruppi. Alcuni chiacchierano, altri si allenano più seriamente. Persone di ogni età. Molte donne.

Si corre perché il podismo è uno sport flessibile, sia negli orari che nelle modalità di allenamento. E relativamente economico. Per cominciare, infatti, basta un paio di scarpe.

Si corre per una ritrovata consapevolezza del senso di salute e dello star bene con il proprio corpo. Si corre perché, probabilmente, l’uomo è nato anche per correre e solo il progresso nel corso dei secoli ha cambiato le sue abitudini: tutto ci lascia pensare che per l’uomo primitivo la corsa fosse una pratica del tutto naturale e spontanea, per cacciare, per fuggire, per spostarsi più rapidamente. Si corre perché, quando le endorfine iniziano a moltiplicarsi, non puoi più fare a meno di correre, diventa una naturale dipendenza. E allora, a quel punto, ecco che il passo successivo è l’iscrizione ad una società sportiva con la quale poter partecipare alle gare competitive che, ormai, si sono moltiplicate e vengono organizzate in ogni città, in ogni paese, anche il più piccolo.

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