Jesi-Fabriano

Jesi, il vicesindaco Butini spinge sullo spostamento della fontana dei Leoni

L'assessore alla cultura considera «un atto d'amore» il lascito testamentario di Cassio Morosetti: «Darebbe a ciascun cittadino la possibilità di confrontarsi con la storia e l’identità della città stessa»

Jesi
Jesi, piazza Federico II e la Fontana dei Leoni

JESI – «Sì allo spostamento della fontana dei Leoni in piazza della Repubblica». Dopo l’artista e scultore Massimo Ippoliti, anche il vicesindaco Luca Butini, assessore alla cultura, si schiera con Cassio Morosetti e la sua volontà testamentaria di riportare il monumento di fronte al teatro Pergolesi. Due i milioni di euro lasciati in eredità dal celebre fumettista per portare a termine l’operazione entro il 22 luglio 2021.

«Non è casuale che un parere argomentato e non istintivo, ponderato e non superficiale, retrospettivo e prospettico al tempo stesso in merito al lascito dell’artista e mecenate jesino Cassio Morosetti alla sua città venga da un insegnante. Definisco in questo modo Massimo Ippoliti, scultore ed Insegnante, con la “I” maiuscola – le parole dell’assessore Butini -. Trasmettere la sua arte ai suoi allievi è per lui un bisogno, basti pensare che poco più di un anno fa Ippoliti è stato protagonista della mostra “Discendenza scultorea: tre generazioni, un’arte, un territorio”, nella quale esponeva insieme al suo maestro Angelo Rosetti ed al suo allievo Simone Campanelli.

La sua è una visione ispirata dal passato e rivolta al futuro, merita pertanto la massima attenzione. Ippoliti conosce la fontana come pochi altri, l’ha curata a fondo alcuni anni fa e la guarda ogni giorno con occhi attenti ed affettuosi. E sa che, ritornando ad occupare lo spazio per cui fu concepita e realizzata – la piazza allora del Plebiscito ed oggi della Repubblica – la fontana tornerebbe a farsi pienamente apprezzare da jesini e forestieri. Non solo acqua sgorgherebbe da leoni e pesci, ma anche ispirazione per chiunque verso una città sempre migliore».

L’amministrazione, a breve, lancerà una campagna di comunicazione per raccontare Cassio Morosetti, la sua arte, le sue intuizioni. «Non l’ho conosciuto personalmente, ma la sua storia e le sue azioni consentono a chiunque di misurarne la statura – dice sempre Butini -. Ho definito “un atto di amore” per i suoi concittadini coevi e futuri la volontà testamentaria, manifestata peraltro più volte anche quando era in vita, di destinare una somma ingente affinché la fontana dei leoni potesse tornare al suo posto. Questo perché l’occasione consentirebbe non soltanto di curare la ferita inferta alla città nel 1949, guarita sì ma con cicatrici evidenti; darebbe piuttosto ad ognuno dei suoi concittadini la possibilità di confrontarsi con la storia e l’identità della città in cui vive, diventandone ancora di più un protagonista consapevole ed attento, premuroso ed educato».

Fino al 1949, la fontana rimase al suo posto al centro di piazza della Repubblica. Poi la decisione di portarla davanti al Duomo. «Se entriamo nel merito delle ragioni che indussero la decisione di spostare la fontana, consentire al traffico veicolare di appropriarsi del cuore della città quale segno di “modernità”, possiamo toccare con mano quanto da allora sia cambiato il modo di concepire vita e vitalità di un centro storico come il nostro. Le famiglie che ci abitano, le persone che lo animano e lo frequentano con rispetto sono la vita di un centro storico. Cassio Morosetti ci offre l’occasione di una riflessione ecologica sulla nostra città, nel senso più puro del termine, un’occasione che ci può proiettare in un futuro in cui l’equilibrio fra gli esseri viventi e l’ambiente in cui vivono sia percepito e vissuto come imprescindibile».

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