Jesi-Fabriano

Il viaggio di Roberto Rabboni verso la fede. Dal Vaticano a Lampedusa con la Madonna di Loreto

Cosa può spingere un uomo di cinquant’anni a bordo di una canoa di tre metri, per oltre 40 giorni in mezzo a mari aperti e pericolosi? Il chiaravallese racconta la sua impresa nata per portare aiuti ai bimbi migranti

Roberto Rabboni durante il suo pellegrinaggio accolto su una spiaggia siciliana
Roberto Rabboni durante il suo pellegrinaggio accolto su una spiaggia siciliana

CHIARAVALLE – Cosa può spingere un uomo di cinquant’anni a bordo di una canoa di tre metri per oltre 40 giorni in mezzo a mari aperti e pericolosi, a onde da far tremare i polsi, a ogni genere di imprevisto e di ostacolo che consiglierebbero ad una persona qualunque di rinunciare senza ripensamenti e di tornare a casa a riabbracciare i propri cari e al suo lavoro sicuro? La risposta soffia nel vento, come cantava Bob Dylan eppure Roberto Rabboni la risposta la sa. «Amo il mare, ho una fede che ogni volta deve essere fortificata, mi piace fare qualcosa per gli altri, per quelli che hanno bisogno, per quelli meno fortunati di me, di noi».

Roberto Rabboni e un suo compagno di viaggio nel Mediterraneo
Roberto Rabboni e un suo compagno di viaggio nel Mediterraneo

Ecco perché Roberto Rabboni, insegnante di educazione fisica, allenatore, proprietario di una palestra a Chiaravalle, scrittore e cultore dello yoga, dopo aver fatto registrare nell’estate del 2014 l’impresa memorabile di portare, sempre in canoa, la statua della Madonna di Loreto dalla città marchigiana alla Città del Vaticano dove Papa Francesco lo aveva ricevuto col sorriso ed il suo inconfondibile entusiasmo contagioso, ha ripreso il mare col suo piccolo kayak per portare dalla Città del Vaticano a Lampedusa la statua della Maria lauretana e per raccogliere fondi per i bambini giunti sull’isola coi barconi.

Rabboni consegna nell'agosto del 2014 la statua della Madonna di Loreto a Papa Francesco in Vaticano
Rabboni consegna nell’agosto del 2014 la statua della Madonna di Loreto a Papa Francesco in Vaticano

«È stata un’esperienza unica ed emozionante, con un epilogo a Lampedusa che mi ha rattristato e che ha offuscato il mio entusiasmo. In tanti luoghi hanno capito ed apprezzato il fatto che stavamo portando la Madonna di Loreto in visita, che non era solo un simbolo materiale ma che era la fede a spingerci. Hanno addirittura portato la statua della Madonna in processione pregando e cantando. Purtroppo quando siamo giunti a Lampedusa con la statua e i soldi che avevamo raccolto sulle spiagge e nelle sezioni delle leghe navali che avevamo toccato durante il nostro viaggio in canoa, non abbiamo trovato neppure il parroco don Carmelo ad aspettarci. E dire che sapeva benissimo che saremmo arrivati: avevo parlato a lungo con lui del significato del mio viaggio, del fatto che avrei portato soldi per i bimbi venuti dall’Africa e per la sua parrocchia. Ma lui non c’era e siamo stati accolti dal vice parroco don Gianluca che non sapeva neppure del nostro arrivo ed è venuto in spiaggia in polo e infradito come fosse in vacanza. La Lega Navale lampedusana ci ha accolto magnificamente ma dai sacerdoti ci aspettavamo sinceramente un altro interesse ed una sensibilità che non c’è stata. Abbiamo lasciato la statua della Madonnina in sacrestia a Lampedusa ma il nostro volere è tornare a riprenderla per poi consegnarla alla parrocchia dell’isola di Linosa, dove il parroco è stato stupendo. Quindi a Lampedusa abbiamo lasciato i 600 euro raccolti durante il pellegrinaggio ma non i 2000 euro che avevamo portato da Chiaravalle grazie alle offerte donate all’associazione onlus “Il Leone che ride”. A Lampedusa non abbiamo visto una parrocchia bisognosa, attenta e che accoglie e abbraccia i fedeli: quindi 500 euro li abbiamo già donati alla parrocchia di Linosa, dove davvero abbiamo respirato solidarietà, sensibilità, grande umanità».

Rabboni e un suo compagno di viaggio in canoa con la Madonnina
Rabboni e un suo compagno di viaggio in canoa con la Madonnina

Roberto Rabboni, al suo ritorno, ha preso carta e penna ed ha scritto al Papa e al parroco di Lampedusa. «Non ho scritto subito perché avevo un mare in tempesta dentro me ma ora il mio mare si è un po’ calmato. Ho scritto per ribadire la mia delusione e per dire al parroco Don Carmelo che sicuramente se fosse arrivata a Lampedusa la Regina d’Inghilterra lui sarebbe stato lì ad accoglierla in pompa magna. Ma quel giorno per un sacerdote o per un cristiano a Lampedusa è giunta una Regina molto più importante eppure lui non c’era. Ma mi rimangono la gioia di aver condiviso i momenti entusiasmanti con la gente di Lampedusa che gremiva la chiesa e con tanti fedeli dei luoghi che abbiamo toccato nel nostro pellegrinaggio: Scalea, Marina di Ragusa, Linosa. I soldi sono stati così distribuiti: 500 euro alla parrocchia di Linosa, 500 euro per contribuire alla costruzione di una rampa per disabili a Porto Empedocle e 1000 per giochi ed altalene per bambini disabili». Roberto Rabboni si accarezza la barba un po’ ingrigita e incolta dopo mesi di fatica e sacrificio. Il suo compito l’ha portato a termine con la solita determinazione, con la stessa passione che accompagnano da lustri questo eterno ragazzo dal cuore generoso. La delusione per l’epilogo del pellegrinaggio è ancora cocente ma lui pensa già a nuove avventure o realizzare altri sogni dove poter aiutare il prossimo, i deboli, i piccoli, i meno fortunati.

 

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