Jesi-Fabriano

Tra gli scavi di notte, fascino e curiosità alle visite guidate di Piazza Colocci

L'archeologo Alessandro Biagioni ha spiegato i ritrovamenti murari venuti alla luce in centro a Jesi, che potrebbero ascriversi al vecchio Palazzo Comunale. Pubblico attento e numeroso

JESI – «Dalle fonti sappiamo che in questa zona doveva sorgere il Palazzo Comunale risalente alla prima metà del XIII secolo ed è quindi un’ipotesi il fatto che alcune delle strutture che abbiamo individuato e portato alla luce possano costituire i resti dell’originario Palazzo Comunale di Jesi come attesta un documento del 1248».

Alessandro Biagioni, archeologo dello studio “Archeo in Progress”, nelle vesti di guida agli scavi di Piazza Colocci va subito al nocciolo della curiosità.

E c’è tanta curiosità – che alla fine si è tradotta in tante domande – nel gruppo di visitatori accalcati sulla passerella, gruppo che ha chiuso la giornata di ieri, 16 agosto, dopo i primi tre turni spalmati a partire dal tardo pomeriggio.

Suggestivo il percorso di notte, dal fascino tutto particolare, tra luci e ombre che richiamano i misteri di un passato che ci tocca sempre da vicino. Sotto il Palazzo della Signoria, che sembra ancora più imponente e maestoso.

L’ultimo ritrovamento consiste in un grosso anello di metallo con catena, di quelli che si trovano sui muri, utilizzato, spiega sempre l’archeologo, «per legare gli animali», e di due grossi puntali a forma di freccia (picche di stendardi), «tutto a suo tempo buttato via».

Piazza Colocci era una volta Piazza San Luca, dall’abbazia che vi sorgeva, poi divenuta Sant’Agostino. Quindi è da ritenere che nell’Alto Medioevo lì si fosse fuori dal centro abitato e a quel periodo risalgono anche i resti del focolare ritrovati, con tracce di carbone, terra e pezzi di vasellame bruciati. Rammentando anche l’affiorare di un palo su terra battuta, a sostegno di una capanna – scavi a Palazzo della Signoria del 2000 -, che copriva una pavimentazione a mosaico d’epoca romana, una tomba e pozzetti per la conservazione di granaglie.

In quell’epoca, ricorda Biagioni, non si costruiva più come facevano i Romani, «si ritorna al legno, a materiale di recupero o a quello sottratto dagli edifici costruiti in precedenza, come testimoniano gli scavi».

Bisogna attendere l’inizio del Basso Medioevo, XI secolo, per vedere i primi veri edifici in mattone e il sorgere anche dell’antico Palazzo Comunale a pianta quadrangolare.

Che era composto da due piani con l’ingresso al primo, dove si accedeva tramite una scalinata, il profferlo.

«Tra i resti murari anche quelli di un edificio privato che sorgeva proprio a ridosso di quello pubblico il quale, purtroppo, aveva grossi problemi di stabilità. Ogni tanto crollava qualcosa e si decise, così di costruirne uno più stabile e duraturo».

Con il Palazzo della Signoria, opera di Francesco di Giorgio Martini, architetto del Duca di Urbino, Federico da Montefeltro, «entrano a Jesi il Rinascimento e l’uso del cortile interno centrale».

Scavi in progress, comunque. E «chissà che non emerga ancora qualcosa di interessante».

Le visite continueranno sino al primo settembre, il mercoledì e venerdì, con orari: 18.0018.4521.0021.45. Per prenotarsi 347 1760919

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