Jesi-Fabriano

Il terremoto del 2016, gli effetti sul territorio e la prevenzione

Cinque anni fa, il centro Italia è stato devastato dalla sequenza sismica di Amatrice-Visso-Norcia. Il punto, oggi, con il geologo Andrea Dignani

La zona rossa di Visso (Immagine di repertorio)

JESI – Il 24 agosto 2016, alle ore 3:36, con il terremoto di Accumoli-Amatrice di magnitudo 6.0 è iniziata una delle più importanti sequenze sismiche che ha colpito il territorio nazionale in questo secolo. La sequenza, detta “di Amatrice-Visso-Norcia” per l’estensione territoriale delle faglie attivate da quella notte, è stata particolarmente grave, coinvolgendo un’area di circa 8000 km quadrati, 140 Comuni e circa 600.000 persone. A ricordarlo è il geologo Andrea Dignani.

«Nell’ultima settimana di agosto e nei successivi mesi di settembre e ottobre – evidenzia – l’impatto della sequenza sul numero di terremoti registrati dalla Rete Sismica Nazionale è molto elevato. Sia a settembre che a ottobre ben oltre il 90% dei terremoti registrati sul territorio nazionale è stato localizzato nell’area: quasi 10.000 a settembre e circa 7000 in ottobre. In particolare in un’area più a nord di quella attivata ad agosto, tra le province di Perugia e Macerata, durante l’ultima settimana di ottobre, la sequenza ha avuto una evoluzione con eventi particolarmente forti e distruttivi: i terremoti del 26 ottobre alle ore 19.10 e 21.18 italiane, rispettivamente di magnitudo 5.4 e 5.9, e quello del 30 ottobre di magnitudo 6.5. Fra tutti, quest’ultimo è da considerarsi il terremoto più forte ma anche l’evento di magnitudo maggiore mai registrato dalla Rete Sismica Nazionale in Italia dalla sua nascita, nei primi anni ’80».

La sequenza sismica di Amatrice, Visso e Norcia

Per i terremoti del 24 agosto 2016, ma soprattutto per quello del 30 ottobre 2016, specifica il geologo Dignani, «la struttura tettonica che si è attivata ripetutamente risulta la faglia del Monte Vettore e Monte Bove, situata nella zona tra i Monti della Laga e i Monti Sibillini tra Marche e Umbria. Secondo il Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI) tale faglia, a partire dal 1328 e proseguendo fino al 1719 e 1730, aveva mostrato ripetutamente una significativa attività, facendo registrare intensità stimate di 6.5, 6.0 e 5.9 su scala Richter. In tempi recenti va ricordato il terremoto del 1979 che provocò diversi danni nei territori circostanti Norcia, facendo registrare una magnitudo pari a 5.8 Richter e un’intensità pari all’ VIII grado della scala Mercalli per gli innumerevoli danni arrecati alle popolazioni locali. Per mezzo delle rilevazioni satellitari sono stati studiati gli effetti sul terreno della attivazione della faglia del Vettore.

La sequenza sismica di Amatrice, Visso e Norcia

Nella figura, la zona più rossa indica l’area che ha subito un abbassamento con punte fino a 60-70 cm in corrispondenza della Piana di Castelluccio di Norcia. La zona blu rappresenta invece l’area che ha subìto una deformazione verticale di sollevamento pari ad un massimo di 12 cm sia vicino Norcia che ad est del Monte Vettore nel territorio del comune di Montegallo. Allo stesso tempo, trattandosi di una faglia diretta, il blocco di sinistra ha subìto uno spostamento verso ovest di 30 cm, mentre il blocco a destra si è allontanato di circa 40 cm verso est».

Effetti sismici locali
Dal terremoto del 2016, prosegue l’esperto, «si evidenzia che a scala locale si sono sempre registrati danni di gravità anche molto diversa tra loro, o severi danni anche ad edifici realizzati attraverso una corretta progettazione strutturale antisismica. Le evidenze dei danni subiti dalle strutture hanno fatto concludere che accanto a una buona progettazione occorre considerare anche una rigorosa analisi simica, geologica e geomorfologica del sito della costruzione. Durante un terremoto, infatti, gli ammassi rocciosi e i terreni presenti in un dato territorio rispondono in maniera differente e i rilievi dei danni prodotti dall’azione sismica mostrano sempre irregolarità e variazioni areali. Tali variazioni, soprattutto laddove le tipologie edilizie presentano caratteristiche simili, sono chiaramente riconducibili alle caratteristiche locali del sito, sia geomorfologiche che geotecniche e alle interazioni tra azione sismica e terreni (focalizzazione delle onde sismiche, effetti di risonanza, ecc.). È ormai dimostrato che alcuni siti possono amplificare anche di dieci volte alcune componenti del moto sismico che li attraversa, altri le attenuano, altri ancora collassano in conseguenza dello scuotimento coinvolgendo gli eventuali manufatti sovrastanti. Le cause di questo diverso “comportamento sismico” vanno ricercate in un differente valore della pericolosità sismica locale, determinata anche dal diverso modo con cui si propagano le onde sismiche nei terreni più superficiali e/o instabili (amplificazione stratigrafica) e all’interno delle strutture morfologiche (amplificazione topografica).

Gli effetti del terremoto

Appare evidente che, per valutare in maniera realistica le azioni sismiche sulle costruzioni – puntualizza ancora Dignani -, non basta definire il terremoto atteso di riferimento su un terreno rigido o su roccia affiorante (Mappa di Pericolosità Sismica elaborata a scala nazionale), ma è necessario conoscere le modifiche che subiscono le onde sismiche nel tratto finale del loro percorso dalla sorgente (ipocentro) alla superficie e che, a seconda della locale natura geologica e topografica e, in particolare, della rigidità e resistenza al taglio dei terreni/formazioni affioranti possono comportare, in corrispondenza di particolari eventi sismici, amplificazioni, instabilità locali o generalizzate, cedimenti significativi e/o deformazioni del suolo».

Come si genera un terremoto

Un terremoto è un rapido ed improvviso movimento della superficie terrestre dovuto ad una rottura all’interno della crosta terrestre, a seguito del rilascio di una grande quantità di energia accumulata durante la deformazione di un blocco di crosta terrestre sottoposto ad uno sforzo tensionale si genera una istantanea propagazione di onde. Un blocco di crosta terrestre sottoposto a uno sforzo dapprima si deforma elasticamente accumulando energia al suo interno (schema A e B figura) fino a che il carico di energia supera resistenza della roccia determinando la rottura lungo una superficie dettafaglia (schema C figura).

Come si genera un terremoto

Lo spostamento dei due blocchi provoca delle vibrazioni in tutta l’area circostante che si propagano sotto forma di onde sismiche. A seconda del tipo di materiale attraversato, dello stato fisico e delle condizioni di temperatura, pressione e contenuto di acqua, le onde si propagano con diverse velocità.

Ipocentro: è il punto nel sottosuolo in cui avviene la rottura del blocco di roccia e il rilascio di energia. Nell’ipocentro hanno origine le onde sismiche (onde P ed onde S) che si propagano lungo un fronte d’onda.

Epicentro: è il punto corrispondente in superficie, posto sulla verticale dell’ipocentro. Dall’epicentro si generano le onde superficiali (onde di Reyligth e onde di Love).

Il geologo Andrea Dignani

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