Jesi-Fabriano

Staffolo diventa capitale della memoria delle vittime degli anni di piombo

Tante autorità civili e militari presenti all'inaugurazione del primo muro della memoria in Italia dedicato alle 381 vittime delle stragi e del terrorismo

Il sindaco Sauro Ragni scopre il muro della memoria di Staffolo

Staffolo diventa la capitale della memoria delle vittime degli anni di piombo, con la cerimonia di inaugurazione del primo “Muro della memoria” per le vittime del terrorismo e delle stragi degli anni di piombo d’Italia e del monumento “Io ricordo”, dedicato all’appuntato dei Carabinieri Domenico Ricci, originario di San Paolo di Jesi, caduto insieme agli uomini della scorta del presidente della Dc Aldo Moro nell’attentato di via Fani del 18 marzo 1978 ad opera delle Brigate Rosse.

Erano gli anni di piombo, una delle pagine più buie della storia italiana. Le BR crivellarono di colpi le auto della scorta dell’onorevole Aldo Moro: fu esplosa una raffica di oltre 100 colpi in appena due minuti. In quell’attentato morirono i cinque uomini della scorta, carabinieri e agenti di polizia, giovani militari, padri di famiglia di bambini condannati all’ergastolo del dolore e del ricordo. Bambini come Giovanni Ricci che riconobbe il padre, coperto da un pietoso lenzuolo bianco, dall’orologio Zenith che aveva al polso, mal celato dal lenzuolo, in una foto pubblicata da Repubblica nell’edizione speciale dedicata alla strage. Il fratello più piccolo Paolo era a scuola. I due fratelli oggi portano avanti la memoria del padre e di quei gravi fatti che cambiarono per sempre la storia italiana attraverso l’associazione Domenico Ricci. Oggi, 18 settembre, se quelle tristi pagine di cronaca non fossero mai state scritte, Domenico Ricci avrebbe compiuto 87 anni. La sua memoria è stata onorata dall’associazione, dalla comunità e dalla presenza delle massime autorità civili e militari.

Le autorità.

All’inaugurazione del Muro della Memoria con i nomi delle 381 vittime del terrorismo e dell’opera “Io ricordo” dedicata a Ricci e agli uomini della scorta di Aldo Moro, erano presenti il comandante della Legione Carabinieri Marche Generale di Brigata Fabiano Salticchioli in rappresentanza del Comandante Generale dell’Arma Generale di Corpo d’Armata Teo Luzi, il comandante provinciale Colonnello Carlo Lecca; il comandante provinciale della Guardia di Finanza Ancona Generale di Brigata Claudio Bolognese, il Prefetto Darco Pellos, il Questore Giancarlo Pallini, il comandante della Compagnia Carabinieri di Jesi Capitano Simone Vergari e il Comandante della Compagnia della Guardia di Finanza di Jesi Capitano Gianmarco Di Deodato, il Dirigente del Commissariato di Jesi dottor Mario Sica. Presenti il presidente dell’assemblea legislativa delle Marche Dino Latini, il presidente della Provincia Luigi Cerioni, tutti i sindaci della Vallesina, le associazioni nazionali Carabinieri di Staffolo, San Paolo, Jesi e Orciano di Pesaro. Non sono voluti mancare il segretario della Fervicredo– Feriti e vittime della criminalità e del dovere – Paolo Petracca accompagnato da Laura Appolloni, di Senigallia, che era al Bataclan di Parigi il giorno della strage.


Gli interventi.

«Ricordare è un dovere, far pace con il passato una sfida», ha detto Giovanni Ricci emozionatissimo, nel ringraziare tutte le autorità presenti e coloro che si sono fatti promotori di questa importante giornata. «La nostra scelta di realizzare il primo muro della memoria dedicata alle vittime del terrorismo è stata determinata e coraggiosa – dice con orgoglio il sindaco di Staffolo Sauro Ragni – l’obiettivo era rendere attuale e vivo un momento cruciale della storia». Il Prefetto Darco Pellos, che ha ricordato quel 16 marzo come «il giorno della tortura, una stagione nella quale si pensava che attraverso stragi e omicidi si potesse cambiare la storia politica del Paese» all’epoca aveva circa vent’anni. «Domenico Ricci è un esempio di come servire lo Stato a sacrificio estremo della vita – continua – questo monumento è rivolto ai giovani affinché la memoria del passato possa aiutarli a capire ciò che veramente è successo». Il monumento, alla base del quale è posto un QR code che, inquadrato col cellulare, rimanda alle storie e ai singoli episodi legati alle storie delle vittime. Il presidente dell’assemblea Legislativa delle Marche Dino Latini ha auspicato la realizzazione di un «provvedimento legislativo regionale che accompagni il vostro sforzo nel mantenere viva la memoria del passato, di queste pagine della nostra storia, come monito per guardare al futuro». «Sono molto orgoglioso di essere in questo territorio dove il senso dello Stato, l’appartenenza alla comunità, i valori morali, il mantenere la parola data e il fare bene il proprio lavoro ci appartengono – aggiunge il presidente della Provincia Luigi Cerioni – e sono ancora più orgoglioso che un piccolo paese abbia realizzato una cosa così grande, per parlare ai giovani di cosa è davvero accaduto in quel 16 marzo».

«Per noi è un dovere e un onore essere qui – ha detto il segretario di Fervicredo Paolo Petracca in rappresentanza del presidente nazionale Mirko Schio – è fondamentale che proprio un’amministrazione pubblica indichi la strada del ricordo e della celebrazione delle nostre Vittime. Via Fani, ma anche tutti gli altri luoghi simbolo della barbarie che negli ‘anni di piombo’ sconvolse il paese, nonché tutti gli altri posti in cui la criminalità di ogni genere ha mietuto Vittime, e il ricordo di ognuna di quelle persone meravigliose, devono essere un monito, ma non un pensiero oscuro che annienta, bensì un faro luminoso che indica la strada giusta da percorrere evitando gli errori del passato». Toccante il ricordo degli uomini della scorta di Aldo Moro, gli angeli di via Fani, gli eroi, tracciato nei due libri scritti da Filippo Boni e Roberto Valentino. Hanno ripercorso il ricordo insieme al giornalista Andrea Brunori che ha moderato la giornata.

Le opere.

I nomi delle 381 vittime del terrorismo sono incise su un muro lungo 8 metri e formato da 8 lapidi installato in piazza IV Novembre, fortemente voluto dal Comune di Staffolo, dall’associazione Domenico Ricci e dall’Associazione Nazionale Carabinieri Anc di Staffolo e San Paolo di Jesi. Davanti, un’opera bronzea dedicata alla scorta di Moro, nata su idea di Franco Costarelli e realizzata dalle studentesse del Liceo Artistico “Mannucci” di Jesi Giulia Salta, Maria Zenobi e Maria Ciuffolotti coordinate dal professor Massimo Ippoliti. «Con il linguaggio dell’arte e quindi della bellezza le nostre studentesse coordinate dallo scultore Ippoliti, nostro docente, hanno voluto trasformare il senso degli anni di piombo in un monumento che ci aiuta a sopportare quel ricordo», dice Francesco Maria Orsolini dirigente del Liceo Mannucci di Jesi e Ancona. «Non è stato facile per noi studenti che non avevamo idea di cosa fosse accaduto realizzare un’opera del genere – spiega la studentessa Giulia Salta – poi abbiamo incontrato Giovanni Ricci e le sue parole sono state illuminanti. Volevamo riportare in vita la parte della memoria che da queste vite spezzate ancora può influenzare il nostro futuro». Sull’Inno nazionale è stato scoperto il muro della memoria, poi il Silenzio suonato dalla banda città di Staffolo per sottolineare il ricordo delle vittime.

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