Jesi-Fabriano

Sport e salute mentale, approda a Jesi il progetto europeo Mens

Finanziato dal programma europeo Erasmus+, il progetto Mens si avvale del sostegno della Rassegna Malati di niente 2018 e rientra nel quarantennale della Legge Basaglia

progetto Mens Jesi
Sul tavolo dei relatori: Gilberto Mailatesi, Ugo Coltorti, Maria Luisa Quaglieri, Paolo Ripanti, Francesca Cesaroni, Paola Angelini (Fondazione Franchetti Città di Castello) e Massimo Mari

JESI – Il progetto Mens, finanziato dal programma europeo Erasmus+, approda a Jesi oggi pomeriggio (18 maggio) con un quadrangolare di calcio che si terrà al centro Scatolab di via Contuzzi. Jesi, Matelica, Ancona/Falconara e Senigallia saranno le formazioni che si affronteranno sul campo da calcio per questa iniziativa che mette insieme sport e salute, anche mentale.

progetto mens jesi
Il direttore del Dipartimento Salute Mentale Area Vasta 2, Massimo Mari

«Il dolore mentale è uno dei più insopportabili – ha spiegato il dottor Massimo Mari, direttore del Dipartimento Salute Mentale Area Vasta 2 – Nelle Marche il 2.5% del budget sanitario viene destinato alla salute mentale quando dovrebbe essere il 5%. Questo comporta un numero esiguo di operatori e costringe ad applicare terapie farmacologiche. Lo sport è quell’elemento collettivo che aiuta tutti, operatori e pazienti: i farmaci, a volte, sono necessari ma possono avere effetti collaterali, per combatterli è importante non stare fermi». Nasce da questa esigenza dunque, il progetto Mens che vuole promuovere l’attività fisica e lo sport a beneficio della salute mentale. Obiettivo è creare la rete Europea Enalmh come organizzazione in grado di valorizzare i ruolo dell’attività fisica e dello sport nella prevenzione, nel trattamento e nella riabilitazione della salute mentale. «La campagna si basa sull’analisi scientifica dei benefici dello sport in diversi ambiti: Like is like a bike, motto del progetto, significa proprio che per vivere e mantenere l’equilibrio occorre muoversi» ha aggiunto Francesca Cesaroni per la Coos Marche che contribuisce al progetto unitamente al Centro Studi Villa Montesca e alla Fondazione Franchetti di Città di Castello, i tre partner italiani della campagna che ne vanta 17 in tutta Europa.

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Il progetto è stato presentato a Villa Borgognoni

«Costruire comunità, nel senso di stare insieme, serve a scacciare la paura – ha aggiunto Gilberto Maiolatesi, responsabile della comunità alloggio Soteria di Tabano – La polisportiva  Akapawa ha collaborato al progetto per dire basta allo stigma anche attraverso lo sport». Convinto dei benefici dello sport anche il dottor Paolo Ripanti del centro Il Sollievo: «Abbiamo avviato la squadra di calcio quasi per scherzo ma i risultati ci hanno sorpreso: lo sport è divertimento, disciplina, un modo di costruire relazioni, insomma una cura antidepressiva». Parole di soddisfazione anche da parte degli assessori Ugo Coltorti, che ha sottolineato la passione dei volontari delle associazioni sportive jesine, e Maria Luisa Quaglieri: «Parliamo di disagio e non di malattia, di inclusione e non di esclusione: la nostra società è bella con tutte le sue differenze, che lo sport sia mezzo per includere e un modo per esprimersi».

L’evento, che si avvale della collaborazione della rassegna Malati di Niente, rientra nel quarantennale della Legge Basaglia. La città di Jesi fu tra le prime a dimostrare la sua sensibilità sul tema: anticipando la Legge Bindi del 1998, portò fuori dal manicomio di Ancona tanti jesini. Nell’ambito del progetto, tutte le realtà europee coinvolte avranno l’occasione di conoscersi il prossimo settembre ad Atene per tre giorni con tutti gli sport.

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