Jesi-Fabriano

Affido familiare, i numeri dell’Asp a Jesi e in Vallesina

«C’è necessità di incrementare le famiglie disponibili e di risposte Asur alla carenza di personale. E che il territorio comprenda bene cosa si fa in una tematica recentemente al centro di tanto dibattito nel Paese». Cinquanta i casi gestiti nel 2018, una dozzina le richieste insoddisfatte

JESI – Nel 2018, sono stati 50 in Vallesina i casi di affido familiare seguiti dall’Asp: 32 già in corso dagli anni precedenti, otto e sei i nuovi avviati, rispettivamente a tempo pieno e diurni. Delle ventisei richieste pervenute, dieci quelle rimaste non soddisfatte per mancanza di famiglie affidatarie idonee al progetto richiesto. Situazione e numeri sui quali fa il punto l’Azienda Servizi alla Persona. «C’è necessità- spiega il presidente Sergio Mosconi– di incrementare il numero delle famiglie disponibili a diventare affidatarie. E che il territorio comprenda bene cosa è che si fa in una tematica come questa, recentemente al centro di tanto dibattito nel Paese».

Il “buono tempo” dell’Asp

Dei 50 affidi gestiti nel 2018 (completati da tre casi di maggiorenni all’affido dei quali è stata data continuità e di un caso preadottivo), sono stati 44 quelli su richiesta del giudice e 6 i consensuali. Otto e 42 quelli effettuati rispettivamente dentro e fuori dalla cerchia familiare. Ad essere affidati sono minori italiani, stranieri residenti o non accompagnati le cui famiglie di origine hanno difficoltà a dare risposta ai loro bisogni. L’affido può essere a tempo pieno e completo, abitualmente per circa due anni, oppure diurno, per alcune ore o esigenze particolari durante il giorno. C’è un dato di cui tenere conto, dice il direttore Asp Franco Pesaresi: «L’affido presso famiglie permette di evitare la collocazione del minore in strutture e comunità. Il numero di questi ultimi, attualmente 54, raddoppierebbe senza la possibilità di fruire di questo strumento di grande flessibilità».

Affidatari possono essere coppie sposate o non ma anche single. Passano naturalmente da una valutazione, da parte di assistenti sociali Asp e psicologi Asur, della loro capacità genitoriale e idoneità rispetto ai singoli progetti. E vengono formati. Alle famiglie affidatarie un rimborso mensile che varia a seconda del tipo di impegno e di situazione (affidi intra o etero familiari, completi o diurni, di neonati o minori con disabilità). «Il mensile- dice Mosconi- è di 521 euro ad esempio nel caso di un tempo pieno etero familiare. A copertura delle spese per pasti e quotidiane esigenze di un minore». Dice la vice presidente Asp e assessora al Comune di Cingoli Martina Coppari: ««L’importanza di questo strumento, così prezioso, va diffusa e spiegata sempre di più. Per questo lavoriamo a campagne informative e di promozione». Ma c’è un nodo. «Mancano gli psicologi Asur da inserire con i nostri assistenti sociali nelle equipe valutative- dice Mosconi- ci aspettiamo al più presto risposte per quanto riguarda la carenza di personale».

Ventisei richieste pervenute al Servizio affido nel 2018, 10 sono rimaste non soddisfatte per mancanza di famiglie affidatarie idonee al progetto. Nel 2019, una dozzina i casi in sospeso, che potrebbero essere anche più tenendo conto di quanti potrebbe così evitare il passaggio in comunità. Le famiglie disponibili erano 23 nel 2015, sono 11 oggi. Dice la responsabile minori e famiglia dell’Asp Barbara Paolinelli: «Non va letto necessariamente come un calo, c’è anzi una disponibilità anche in aumento. Ma cresce anche il numero dei casi seguiti: nel 2019 siamo già a 45 indagini sul territorio e che potrebbero arrivare a richieste».

Va intanto avanti la campagna per il “buono tempo”: due ore «da offrire a chi ha bisogno di essere accompagnato, ospitato per un momento di amicizia o anche per un semplice pranzo (info: www.aspambitonove.it o anche www.miaffido.it)».

 

 

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