Jesi-Fabriano

Scomode verità e oscure melodie: i misteri sulla morte di Rino Gaetano e i significati nascosti delle sue canzoni

Successo a Jesi per la presentazione del terzo libro di Bruno Mautone, avvocato penalista di Agropoli, che indaga sulla morte del famoso cantautore. Durante la serata ha sorpreso il pubblico con una rivelazione inedita sulla famiglia Boldrini

JESI – Nel panorama della musica italiana, pochi artisti hanno catturato l’essenza dell’anima popolare con la stessa intensità di Rino Gaetano. Le sue canzoni rimangono ancorate nelle menti e nei cuori di molte generazioni, ma la sua prematura morte nel 1981 ha lasciato un vuoto indelebile. Il mistero che circonda la sua scomparsa ha dato origine a numerose teorie, tra cui quelle avanzate dallo scrittore e investigatore Bruno Mautone, avvocato penalista ed ex sindaco di Agropoli, che ha presentato in Piazza delle Monnighette il suo ultimo libro “Rino Gaetano- Segreti e Misteri della sua morte” nel corso della rassegna Hemingway Investigation organizzata da Davide Zannotti e Cristiana Cacciani. Attraverso anni di dedizione e indagine, Mautone ha cercato di gettare luce su ciò che potrebbe essere realmente accaduto a Gaetano e di svelare i significati criptici celati dietro le sue canzoni.

Testi criptici sui grandi misteri italiani

Rino Gaetano in un concerto del 1979 prima di eseguire “Nuntereggae più” disse: “C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera. Apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale! E si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta”. Mautone ricorda che sulla spiaggia di Capocotta si era consumato nel 1953 il delitto di Wilma Montesi. Il processo per la morte della giovane, vide imputati politici e ricchissimi nobili della così detta Roma bene, che si concluse con una incredibile sentenza: la 21enne era deceduta per una sincope al seguito di un pediluvio. In pratica la giovane aspirante subrette, si era vestita in abito elegantissimo, aveva fatto 40 chilometri in piena notte senza dire niente in famiglia, e poi era stata trovata morta. Rino Gaetano in “Nuntereggaepiù” canta di “auto blù… sangue blù” lasciando intendere che, in realtà, nella morte della ragazza vi fu il ruolo di persone legate al potere politico: Piero Piccioni figlio di un ministro democristiano dell’epoca (auto blù) ed esponenti della nobiltà Ugo Montagna (sangue blù). In un’altra celebre canzone “La Berta Filava” si parla dello scandalo Lockheed che fece dimettere il Presidente della Repubblica Leone. La Berta era in realtà Robert Grass fondatore della Lockheed. Mario e Gino erano i ministri Mario Tanassi e Gino Gui, semplici capri espiatori (per il bambino, cioè la tangente) che era stata data ad una lista di politici citati nella canzone Standard del 1977.

L’Enigma del Santo Vestito D’Amianto

Sempre in “Berta filava” si fa riferimento al “santo vestito d’amianto” che Mautone identifica con Eugenio Cefis, consigliere dell’AGIP, presidente dell’ENI dal ’67 al ’71 e poi della Montedison dal ’71 al ’77, Cavaliere di Gran Croce ma anche sospettato mandante nell’attentato a Enrico Mattei , perché stava per siglare un importante contratto riguardante lo sfruttamento del petrolio argentino a favore dell’Italia. Dopo l’oscura morte del Mattei, occorsa in un incidente aereo (poi rivelatosi un attentato), venne richiamato e dal 1963 al 1967 divenne vicepresidente esecutivo con pieni poteri, mentre presidente fu il professor Marcello Boldrini, nativo di Matelica e figura centrale nella politica italiana, fondatore della Democrazia Cristiana, ha giocato un ruolo di rilievo nel panorama politico dell’epoca.

“La ballata di Renzo” come profezia della sua morte

Una canzone rimasta inedita per molti anni è “La ballata di Renzo”, che ricorda un uomo e la sua morte a causa di un incidente stradale. Un’auto lo investe e l’uomo viene soccorso. Ma all’Ospedale San Camillo “non lo vollero per l’orario”; al San Giovanni “non lo accettarono per lo sciopero”; al Policlinico “lo respinsero perché mancava il vice-capo”. E quindi Renzo muore, e neanche al cimitero trova posto. Parole che si riveleranno in tutta la loro carica profetica. La sera del 2 giugno del 1981 tornando a casa perde il controllo della sua Volvo 343 grigio metallizzato: Rino si schianta contro un camion sulla Nomentana, all’altezza dell’incrocio con via Carlo Fea. Quando arrivano i soccorsi è già in coma. Viene trasportato al Policlinico Umberto I dove vengono riscontrate fratture e ferite gravi. Una grave alla base cranica. L’istituto non ha un reparto attrezzato per le urgenze. Il medico di turno prova a contattare altri ospedali: il San Giovanni, il San Camillo, il CTO della Garbatella, il Policlinico Gemelli e il San Filippo Neri – e quindi tutti i tre della canzone di dieci anni prima. Nessun posto disponibile. Incredibile. Alla fine Gaetano viene portato al Gemelli. Muore alle sei del mattino, a trent’anni. Il caso suscita sconcerto, polemiche, un’inchiesta e perfino un’interrogazione parlamentare.

Eredità e Continua Indagine

In definitiva, il mistero che circonda Rino Gaetano e la sua musica continua ad affascinare e ad ispirare. L’eredità lasciata dal cantautore rimane intatta, mentre le ricerche di Bruno Mautone aprono finestre su mondi nascosti e scomodi . «Attorno a Rino gravitano varie persone – conclude lo scrittore – risultate poi essere organiche a servizi segreti italiani e statunitensi nonché ben inseriti in potentati politici e in ambienti diplomatici, spesso collegati alla galassia della tentacolare loggia massonica P2». Che si tratti di una ricerca della verità o di una rilettura suggestiva delle canzoni, il suo lavoro contribuisce a mantenere viva la memoria di un artista straordinario e complesso.

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