Jesi-Fabriano

Jesi, al via la ricerca del nuovo dirigente del Sert

L'Asur Marche ha pubblicato l'avviso pubblico per il conferimento dell'incarico quinquennale per la dirigenza del Servizio Territoriale Dipendenze Patologiche

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Il taglio del nastro del Dipartimento Dipendenze patologiche di Jesi. Al centro la dottoressa Italiano

JESI – Sarà quinquennale l’incarico di dirigente del Stdp, vale a dire il Servizio Territoriale Dipendenze Patologiche (noto come Sert). L’Asur Marche ha indetto il bando per individuare il coordinatore medico dell’importante presidio al fine di coprire il posto vacante (la dottoressa Rossella Italiano è andata in pensione).

Il Dipartimento delle Dipendenze Patologiche è stato istituito con l’ “Atto di riordino del sistema regionale dei servizi per le dipendenze patologiche”(DGR 747/2004) che si basa sul principio dell’integrazione sociosanitaria al fine di assicurare il più ampio ed appropriato ventaglio di opportunità alla persona, attraverso un sistema condiviso di progetti, servizi e trattamenti a soggetti che presentano comportamenti di dipendenza. Il Dipartimento dell’Area Vasta 2 comprende i Servizi Territoriali Dipendenze Patologiche di Ancona, Fabriano, Jesi, Senigallia e le comunità terapeutiche Exodus, Oikos e I.R.S. l’Aurora, nonché le associazioni di cooperazione e promozione sociale, e si occupa di prevenzione, trattamento e riabilitazione delle dipendenze da sostanze stupefacenti, alcol, fumo, psicofarmaci e dei comportamenti compulsivi che si realizzano anche in assenza di sostanze (gioco d’azzardo, internet).

Lo scorso 29 novembre è stata inaugurata la nuova sede del Dipartimento in Corso Matteotti a Jesi. I locali, di proprietà del’Asur, ospitano studi medici, un ambulatorio farmacologico, la segreteria e l’infermeria. A fare gli onori di casa è stata proprio la dottoressa Italiano, annunciando il pensionamento: «Isolamento e degrado sono da combattere con un servizio attento e vicino ai più deboli – ha detto-. L’auspicio è che si continui a lavorare con passione a tutti i livelli, e al Comune dico di lavorare per una comunità educante: ci vuole un’intera comunità per far crescere un giovane».

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