Jesi-Fabriano

La serenità dell’uomo di ferro

Parla Alain Sanchioni, reduce dal quarto posto ai Mondiali di Triplo Iron Man in Austria: 40 ore e 37 minuti per percorrere 11,4 chilometri a nuoto, 540 km in bici e infine una tripla maratona di 126 km a piedi

Alain Sanchioni, a destra, insieme all'assessore allo sport del Comune di Jesi Ugo Coltorti

JESI – La semplicità di un’impresa. «La gara mi dà serenità. So che sono preparato per affrontarla e so già che la chiuderò. Poi gli imprevisti in corsa possono esserci e farti fare un tempo maggiore o minore. Ma sempre all’interno della forbice programmata». Parola di Alain Sanchioni, Triplo Iron Man jesino: agli ultimi Mondiali della specialità di Bad Blumau in Austria, 40 ore e 37 minuti per percorrere 11,4 chilometri a nuoto, 540 km in bici e infine una tripla maratona di 126 km a piedi. Con un quarto posto finale che è l’ennesima perla nel percorso sportivo di Sanchioni, di professione commerciante, titolare in città del negozio Sport Action.

Sanchioni è passato al Triple Ultra Triathlon dopo avere in passato più volte stupito sul Doppio: 7,6 chilometri a nuoto, 360 in bicicletta e 84,4 di corsa. Ora l’ulteriore salto, sia pur posticipato di un anno. «Avrei dovuto fare il Mondiale sul Triplo già l’anno scorso- ricorda Sanchioni, classe 1967- l’avevo davvero preparato bene e ero pronto a chiuderlo intorno alle 36 ore. Purtroppo una caduta sull’ultimo allenamento prima di partire mi ha procurato la rottura di una costola. Ho voluto provare lo stesso ma mi sono dovuto ritirare in corsa. Questa cosa però l’avevo nella testa. Lo scorso marzo ho fatto un test e visto che le condizioni potevano essere quelle giuste. E allora ho iniziato a preparare il Mondiale, in tre mesi di allenamenti». Allenamenti dalle quattro alle cinque ore giornaliere, anche con combinate fra due delle tre discipline da affrontare in un triathlon che dilata a dismisura quello olimpico (1,5 km per il nuoto, 45 km per la bici e 10 km per la corsa).

«Sono arrivato preparato e sono stato costante. Il quarto posto finale è il frutto di quelli in tutte le tre prove. Qualcosa di più avrei potuto fare nel nuoto- spiega Sanchioni- se la prova fosse stata in acque libere o in vasca grande. Nel primo caso, sono favorito dalla capacità che ho di andare dritto verso la boa, sollevando poco la testa dall’acqua per orizzontarmi. In vasca piccola invece la mia statura risulta penalizzata rispetto a chi è più alto e ad ogni virata guadagna qualcosa in più dalla spinta sul bordo vasca».

Nell’Ultra Triathlon si gareggia in un arco temporale che occupa ben oltre l’intera giornata. È possibile fermarsi e rifiatare ma tutto finisce nel crono: la prova nuoto termina al passaggio dal cancelletto di partenza con la bici e così via. Ci si alimenta in continuazione nel corso della gara, tanti i fattori e gli imprevisti: il meteo, acque più o meno fredde in vasca o in acque libere, durezza dei percorsi, bici più o meno adeguata a terreno e condizioni. Ma Sanchioni sfugge dalla retorica dell’uomo di ferro. «Il punto non è andare oltre i propri limiti ma anzi, comprenderli e rispettarli. Facendo ciò che si è altezza e si è preparati a fare».

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