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Salute e solidarietà: la salvezza dei bimbi indiani di Raipur grazie al Rotary Club Jesi

Al centro ospedaliero Sri Satya Sai Sanjeevani 182 mila dollari per un laboratorio per la preparazione e conservazione di valvole cardiache umane da donatore e per la produzione di ossigeno medicale

Il dottor Marco Pozzi, presidente del Rotary Club Jesi, nell'ospedale indiano di Raipur

JESI – Due laboratori, per la preparazione e conservazione di valvole cardiache umane da donatore e per la produzione di ossigeno medicale, che permetteranno di ampliare a 1.700 il numero dei bambini che, ogni anno, vedono salvate le loro vite nel reparto di cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale di Raipur, India. Una realizzazione resa possibile da Rotary Foundation e dal Rotary Club jesino, presieduto dal cardiochirurgo Marco Pozzi, che l’ha coinvolto come pure 45 club Rotary tra Italia, Usa e India e il Soroptimist International, con i club di Liverpool e Jesi.

L’attività nell’ospedale indiano di Raipur

«Grazie Marco, Hai salvato un sacco di vite!». Incontenibile il grido di gioia della responsabile della cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale di Raipur, in India, la dottoressa Ragini Pandey. È esplosa alla notizia dell’accoglimento, da parte della Rotary Foundation, del progetto Homograft, ideato e portato avanti insieme al Rotary Club jesino. Ogni anno, infatti, la Rotary Foundation esamina e premia i progetti più meritevoli che le vengono sottoposti dai vari club di tutto il mondo, attraverso un’attenta, nonché severa selezione: quest’anno, a portare a casa il risultato è stato il Rotary Club di Jesi, guidato da Marco Pozzi.

Il centro ospedaliero Sri Satya Sai Sanjeevani, nella città indiana di Raipur, riceverà ben 182 mila dollari per la realizzazione di un laboratorio per la preparazione e conservazione di valvole cardiache umane da donatore, appunto “homograft”, con le quali potranno essere curati tantissimi bambini e per la produzione di ossigeno medicale. Ogni anno, nascono in India oltre 220-225 mila bambini con problemi cardiaci e di questi solo il 20/30% può permettersi adeguate cure mediche. Quello di Raipur è un centro molto importante, perché aggiunge all’offerta specialistica e all’avanguardia medico-chirurgica, accoglienza e pasti completi gratuiti. Sostenuto esclusivamente dalle donazioni dei privati, vi si operano gratuitamente 1.300 bambini ogni anno. E grazie al progetto Homograft del Rotary jesino, questo numero è destinato ad aumentare sino, presumibilmente, a 1700.

Ideato, sviluppato e portato avanti con determinazione dal presidente del Rotary jesino, il cardiochirurgo Marco Pozzi, che ne aveva illustrato i contenuti anche in occasione della conferenza stampa presso la sala Consiliare del Comune di Jesi, il progetto – “Global Grant” nel gergo rotariano – aveva già raccolto l’adesione convinta di circa 45 club del Rotary tra Italia, Usa e India, nonché il sostegno del Soroptimist International, con i club di Liverpool e quello di Jesi, che ha partecipato alla conferenza stampa con la sua presidente Katia Mastantuono.

Ora, il sogno è divenuto realtà e grazie a Jesi, il nuovo laboratorio potrà realizzarsi, salvando veramente la vita di tanti piccoli pazienti. «È stato un lavoro enorme – ha dichiarato il presidente del Rotary Club di Jesi Marco Pozzi – sono stato anche in India a mie spese, per visitare l’ospedale di Raipur e rendermi conto della situazione. Il nostro club ha contribuito con dei fondi propri, messi a disposizione sia durante la presidenza del mio predecessore Mauro Ragaini, sia durante la mia. Ho poi trovato, personalmente, altri sostenitori esterni, ma il Rotary, attraverso la Rotary Foundation, ha fatto la differenza, con il contributo più importante, ampliato, dai 130.000 dollari iniziali, sino alla cifra di 182.000, per comprendere, oltre alla banca Homograft, il laboratorio per la produzione di ossigeno medicale».

In collegamento da Raipur, una commossa dottoressa Ragini, appena uscita dalla sala operatoria e pronta a rientrarvi, ha ringraziato il Rotary, l’amico Marco Pozzi e l’Italia tutta: «I laboratori interni al centro permetteranno un più certo approvvigionamento ed un risparmio significativo di tempo rispetto alla alternativa di una loro ricerca, molto difficoltosa, altrove. Il che si tradurrà in un maggior numero di bambini che potranno essere curati». Soddisfatta la governatrice Piccirilli, che non ha escluso di tradurre l’invito alla inaugurazione dei due laboratori in un grande evento mediatico, teso a sensibilizzare la pubblica opinione.

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