Jesi-Fabriano

Rotary Jesi, telemedicina per il territorio

Il progetto, primo in Italia a coinvolgere medici di famiglia, Rsa e pazienti, è partito dalle criticità emerse con la pandemia, ma ha come obiettivo finale l’assistenza dei pazienti con patologie croniche

L'incontro di via San Francesco dedicato dal Rotary Club di Jesi al progetto di telemedicina

JESI – Telemedicina a servizio degli oltre settanta medici di medicina generale del territorio e, in particolare, delle case di riposo e residenze per anziani. Una realtà che si sta concretizzando grazie al progetto promosso dal Rotary Club di Jesi, con un investimento di 16 mila euro al quale ha partecipato anche Confindustria, e coordinato dal dott. Guglielmo Cherubini. L’iniziativa, già in fase di sperimentazione presso la struttura per anziani “Collegio Pergolesi”, potrebbe presto entrare anche alla Casa di Riposo jesina di via Gramsci e in altre realtà analoghe della Vallesina. A fare il punto, il cardiochirurgo pediatrico Marco Pozzi, presidente del Rotary jesino.

Il progetto, primo in Italia a coinvolgere medici di famiglia, Rsa e pazienti, è partito dalle criticità emerse con la pandemia, ma ha come obiettivo finale l’assistenza dei pazienti con patologie croniche. La residenza per anziani “Collegio Pergolesi” di Jesi, diretta da Enrico Carrescia, è stata la prima a aderire all’iniziativa, a beneficio dei suoi 70 ospiti e dei 9 medici che li seguono.

L’iniziativa ha raccolto interesse e collaborazione dell’amministrazione comunale di Jesi. «Ringrazio il Rotary – dice l’assessora ai servizi sociale Marialuisa Quaglieri – e in particolare il presidente Pozzi per questo service, per avere individuato nel nostro territorio il destinatario di questo importante progetto, già illustrato alcune settimane orsono presso la sala consiliare del Comune di Jesi, alla presenza del sindaco Massimo Bacci. Il Comune di Jesi si attiverà per veicolarne i contenuti e le potenzialità, nei confronti degli altri comuni della Vallesina e delle realtà ad essi riconducibili, in ambito socio-assistenziale».

Destinata ai pazienti trattati a domicilio o in strutture private o pubbliche protette, la telemedicina garantisce un monitoraggio volto a evitare la degenerazione dei casi oligosintomatici in un quadro clinico più severo che, se non trattato tempestivamente, può avere esiti altamente infausti. Il medico può collegarsi con il paziente e sottoporlo a piccoli controlli a distanza, oltre che a sistemi di monitoraggio essenziale dei parametri (temperatura, saturazione); i dati rilevati vengono inseriti in un programma ad hoc e il sistema genera al medico, in automatico, messaggi di eventuale allerta in caso di peggioramento. Il medico, quindi, senza sovraccaricare i reparti di terapia intensiva, grazie al telemonitoraggio, saprà se e quando far trasferire un paziente a rischio in strutture ospedaliere. È chiaro che la telemedicina non sarà mai una telediagnosi o la soluzione all’emergenza, ma sarà di certo un aiuto validissimo, sia per sollecitare un pronto intervento a domicilio da parte delle Usca, sia per alleggerire il sistema sanitario nazionale, congestionato dagli altissimi numeri degli ospedalizzati.

Il dottor Guglielmo Cherubini

«Ancor prima della pandemia – dice il dott. Cherubini – si ravvisava la necessità, soprattutto nella gestione della cronicità, dell’utilizzo di un sistema informatico che potesse migliorare la qualità dell’assistenza, garantendo la continuità delle cure. Il telemonitoraggio rappresentava pertanto un ottimo sistema mirato a portare direttamente presso la casa del paziente il servizio del medico, senza che questo si allontanasse dal suo studio e senza che il paziente stesso fosse costretto a muoversi. Sicuramente la pandemia ha evidenziato ancor più l’importanza della telemedicina quale strumento per l’assistenza al paziente Covid, attraverso soluzioni di autogestione e monitoraggio anche al fine di ridurre il ricorso alla ospedalizzazione».

Il dottor Marco Pozzi

«Mi sto dedicando alla telemedicina da 6-7 anni – spiega il presidente del Rotary di Jesi Marco Pozzi – prima con un sistema di teleconsultazione di terzo livello tra il reparto che dirigo all’ospedale regionale di Torrette di Ancona ed un paio di ospedali abruzzesi. In tempi più recenti, poi, mi sono interessato ad un uso a più ampio spettro, in termini di patologie, della telemedicina. In particolare, il suo impiego nella gestione dei pazienti con patologie croniche. Quando poi è scoppiata la prima ondata COVID e si è visto che l’isolamento era una delle armi più efficaci per contenere e ridurre le infezioni, mi è parso chiaro che la telemedicina potesse offrire una risposta a delle problematiche attuali e urgenti. Poteva diventare un’arma efficacissima per i medici di famiglia, che sono in prima linea e spesso sono “trascurati” quando si tratta di fornire strumenti per gestire questa pandemia».

Significativa l’adesione al progetto del Rotary jesino: «Al momento – ha chiarito Pozzi – al progetto di distretto del Rotary, che interessa quattro regioni tra Umbria, Molise, Abruzzo e Marche, hanno aderito circa 80 medici, mentre al progetto del club di Jesi e Vallesina siamo ad una decina, sebbene il numero di questi ultimi sia in crescita, stando alle richieste che ci stanno arrivando, giorno dopo giorno, di aggiungersi al progetto». E la curiosità nei confronti dell’intuizione del cardiochirurgo Pozzi ha superato ulteriori confini: dopo quello voluto da vari club Rotary della Campania, il 9 dicembre il presidente jesino sarà ospite e relatore nell’ambito di un altro evento Zoom, dedicato alla telemedicina, organizzato dal Rotary Club di Milano Leonardo Da Vinci Naviglio Grande.

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