Jesi-Fabriano

Risparmiatori truffati dalle banche, Ubi non è tenuta a rimborsare

La Corte di appello di Milano ha accolto l'istanza del gruppo di credito contro una precedente sentenza che apriva ai risparmiatori la possibilità di chiedere alla nuova proprietà il risarcimento dei danni subiti. Giancarlo Catani di Cittadinanzattiva: «È una materia ambigua e scivolosa. Penso che il giudizio andrà in Cassazione»

Ubi Banca
Ubi Banca di Fontedamo a Jesi

La Corte di Appello di Milano ha stabilito oggi che gli ex azionisti di Banca Marche non possono «esercitare pretese risarcitorie nei confronti dell’ente-ponte», ovvero la good bank nata dalla risoluzione dell’istituto di credito e poi fuso per incorporazione in Ubi Banca. Lo rende noto lo studio legale Lombardi Segni e Associati, che ha assistito Ubi nel procedimento giudiziario promosso dal gruppo bergamasco. Nel comunicato viene ricordato che il giudizio era stato promosso «per l’accertamento del difetto di legittimazione passiva rispetto alle pretese risarcitorie degli ex azionisti di Banca delle Marche». Secondo Ubi, gli ex azionisti della banca risolta non possono chiedere risarcimenti all’ente-ponte, «in quanto – spiega lo studio legale – ciò è contrario alla lettera e alla ratio della normativa, europea e interna, sulla risoluzione degli istituti bancari finalizzata a salvaguardare la prosecuzione dell’attività dell’ente-ponte».

Con tale atto, la Corte d’Appello annulla quanto disposto precedentemente dal Tribunale di Milano, che con sentenza n. 11173/2017 dichiarò il riconoscimento della legittimazione passiva – ossia la capacità di essere convenuti in giudizio – dell’ente-ponte “Nuova Banca delle Marche”, e per incorporazione degli istituti bancari cessionari di tali enti. Quel primo giudizio apriva di fatto agli ex azionisti delle banche messe in risoluzione (insieme a Banca Marche anche Carichieti, Cariferrara e Banca Etruria) un’altra strada per chiedere il risarcimento dei danni subiti a causa del difetto di corretta informazione. Sempre nel 2017 il Tribunale di Ferrara aveva accolto le istanze degli ex azionisti Carife per individuare l’Ente Ponte quale responsabile per gli inadempimenti commessi dalla Vecchia Banca: l’accertamento del diritto al risarcimento si sarebbe potuto svolgere anche contro le Vecchie Banche, ma sarebbe stato inutile, perché queste non sono provviste di alcuna risorsa economica. La determinazione di oggi rivela quanto il dibattito sulla “legittimazione passiva” sia ancora aperto, e che in seno al dibattito giuridico si sono presentati in questi anni due orientamenti contrapposti.

 

l’avvocato Giancarlo Catani di Cittadinanzattiva

«È una materia complessa e scivolosa. La sentenza di oggi è di segno opposto rispetto a precedenti decisioni del Tribunale di Milano e di Ferrara, e penso che il giudizio della Corte di Appello di Milano andrà in Cassazione»  – commenta l’avvocato Giancarlo Catani, consigliere comunale a Jesi e legale dell’associazione Cittadinanzattiva – La normativa è ambigua, da un lato ha fatto in modo che Ubi Banca sia potuta subentrare nei diritti della vecchia Banca Marche, dall’altro l’ha tenuta fuori dalle problematiche con gli ex azionisti». Giancarlo Catani, che per conto di Cittadinanza Attiva assiste in regione circa 30 ex azionisti di Banca Marche, spiega che «come Studio Legale abbiamo preferito perseguire una linea civilistica e arbitrale, piuttosto che quella penale. Sotto la lente di ingrandimento sono in particolare le vicende di chi ha aderito all’aumento di capitale di Banca Marche proposto nel 2012, non trasparente e corretto nel dare le informazioni sullo stato di salute dell’istituto. Stiamo seguendo con particolare attenzione gli arbitrati per il rimborso degli ex azionisti presso l’arbitro per le controversie finanziarie in Consob e la vicenda del fondo ristoro da 1,5 miliardi di euro inserito nella nuova finanziaria. Una vicenda, quest’ultima, che va monitorata con grande attenzione perché ancora al vaglio delle autorità europee».

Sul tema dei rimborsi ai risparmiatori truffati dalle banche, il governo aveva inserito nella legge di Bilancio un fondo da 1,5 miliardi per il risarcimento diretto, senza il ricorso ad arbitrati da parte di un’attività terza. Il nodo però è legato al decreto di attuazione, che si è stoppato per possibili contrasti con le normative Ue. Sempre oggi, la commissaria europea per la Concorrenza, Margrethe Vestager, nel corso di un’audizione nelle commissioni Esteri, Finanze, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato, ha chiarito come la Commissione sia in attesa di «chiarimenti» e di «una nuova proposta che mira a garantire» i risarcimenti ai risparmiatori truffati. «Abbiamo dei precedenti per riuscire ad assicurare il loro ristoro per motivi di giustizia sociale – ha dichiarato la Vestager – Abbiamo inviato una lettera per conoscere meglio quali siano le idee del governo italiano in tal senso, siamo in attesa di ricevere queste informazioni e siamo favorevoli al fatto che si possa portare avanti la creazione del fondo ristoro risparmiatori».

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