Jesi-Fabriano

Dal recupero della favela di Medellin alle idee per l’ex ospedale: l’archistar Mazzanti porta alla sua Jesi “La Bellezza che cura”

Mostra a Palazzo Pianetti, due giorni di workshop con studenti, poi il MAXXI di Roma: protagonista e ospite d’onore l’architetto colombiano dalle solide radici jesine Giancarlo Mazzanti

Da sinistra Valeria Melappioni, l'architetto Giancarlo Mazzanti, il professor Gianlugi Mondaini di UnivPm e Samuele Animali

JESI – Una mostra, che si inaugura a Palazzo Pianetti con la conferenza pubblica di oggi 9 novembre (ore 16) e resterà aperta fino al 9 febbraio del prossimo anno, dove sarà possibile “giocare” con la creazione di progetti. Due giorni, domani e sabato 11, di co-progettazione che coinvolgerà studenti e studentesse delle scuole secondarie di secondo grado, in particolare per “pensare” il futuro dello spazio dell’area ex ospedale, con presentazione dei risultati del workshop nel pomeriggio di sabato negli spazi dell’antica farmacia del settecentesco ex ospedale Fatebenefratelli di Corso Matteotti, eccezionalmente aperta dalle 15,30 alle 19. Infine la conferenza dialogo che porterà l’esperienza jesina dell’architetto Giancarlo Mazzanti al MAXXI di Roma, il 14 novembre. È il programma de “La Bellezza che cura”, protagonista e ospite d’onore l’architetto colombiano ma dalle solide radici jesine, dato che è da Jesi – l’abitazione in via Mazzini – che il nonno paterno, dopo la laurea alla Ca’ Foscari di Venezia, partì per la Colombia agli inizi del secolo scorso.

Palazzo Pianetti

«Il valore dell’architettura è nella bellezza ma anche in ciò che può propiziare per una vita in comune dove costruire i nostri rapporti. Per questo sarà bello il lavoro di co-creazione con i ragazzi, per immaginare cosa potrebbe essere in futuro l’ex ospedale. Occorre riprendere attraverso l’architettura, una “architettura urbana”, a usare gli spazi pubblici come luoghi dove convivere con le nostre differenze» dice Giancarlo Mazzanti, una delle più autorevoli figure internazionali del settore, già docente a Harvard, Princeton e Columbia, presente col suo lavoro ad esposizione come la Biennale di Venezia e collezioni che vanno dal MOMA di New York e al Centre Pompidou di Parigi, fondatore dell’Equipo Mazzanti che ha sedi a Bogotà, Medellin e Madrid in Spagna.

Giancarlo Mazzanti (foto ufficio stampa Comune di Jesi)

Questa mattina a Palazzo Pianetti, presenti il vice sindaco Samuele Animali e l’assessora all’urbanistica Valeria Melappioni, il professor Gianluigi Mondaini della Università Politecnica delle Marche che collabora alla iniziativa e Romina Quarchioni e Simona Cardinali dei Musei Civici, “La Bellezza che cura” è stata lanciata in anteprima, nella sala di Palazzo Pianetti che ospita proprio la collezione di vasi dell’antica farmacia. «Non è la prima volta che sono a Jesi – dice Mazzanti – ieri sera abbiamo passeggiato un po’ e l’ho trovata una città bella ma molto vuota. Come la si può attivare per vivere una idea di comunità? I progetti pubblici vanno pensati secondo l’idea di ciò che possono propiziare per la vita in comune. L’abbiamo ad esempio fatto in Colombia, con la comunità di una favela di Medellin, dove agiva Pablo Escobar e che oggi è un esempio di trasformazione nel mondo». In mattinata, l’architetto era stato al cimitero cittadino per fare visita alla sepoltura del nonno, Spartaco Mazzanti. «Un tornare ad una origine che nella storia della mia famiglia è sempre stata molto presente» spiega l’architetto. Il quale spiega perché il suo non sia lo “studio” ma “l’equipo” Mazzanti. «Perché è il nostro è un lavoro di squadra, orizzontale e non verticale. Dove il lavoro di progettazione si fa attorno a un grande tavolo».

Da sinistra Valeria Melappioni, l’architetto Giancarlo Mazzanti, il professor Gianlugi Mondaini di UnivPm e Samuele Animali

«Quella di Mazzanti – spiega l’amministrazione – è un’interessantissima storia di successo di una persona la cui famiglia è originaria di Jesi che, attraverso la sua opera, è capace di testimoniare il ruolo del progetto, del suo valore sociale e della capacità dell’architettura di incidere sulla quotidianità e sulla vita delle persone. Una storia che si vuole raccontare alle persone e agli studenti attraverso varie iniziative, con la partecipazione dell’architetto e della sua famiglia, coinvolgendo anche ragazze e ragazzi in un’attività partecipata che li avvicini alla loro città, che li stimoli a prendersene cura attraverso un progetto da immaginare insieme e condividere».

«Questi giorni mettono a fuoco un percorso partito un anno fa – dice l’assessora Melappioni – è una occasione e un privilegio poter ricordare a tutti, con la presenza dell’architetto Mazzanti, che un luogo bello è un luogo che si vive. E chiederemo ai ragazzi di fare insieme lo sforzo di immaginare come rendere un luogo strategico della città, l’ex ospedale, bello e vissuto». Per il professor Mondaini: «Importante che questa esperienza non sia rimasta all’interno della nostra università ma sia stata costruita in maniera da chiamare i ragazzi a costruire il futuro, perché rinasca nei giovani il concetto di bellezza». Animali: «Un orgoglio avere l’occasione di costruire questo evento con la presenza di una figura legata alla nostra città come quella dell’architetto Mazzanti, nell’attenzione a temi come il verde che ci sono cari».

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