Jesi-Fabriano

Rapine agli uffici postali, arrestato anche uno jesino (Video)

La brillante operazione del Nor della Compagnia Carabinieri di Jesi che ha messo a frutto l'esperienza maturata in precedenti circostanze quando prusumibilmente la stessa banda aveva colpito nella nostra provincia, a Monteroberto, Pianello Vallesina e Marzocca

L'operazione illustrata dal comandante della Compagnia di Jesi, maggiore Benedetto Iurlaro

JESI – Il comandante della Compagnia Carabinieri di Jesi, maggiore Benedetto Iurlaro, ha illustrato nel dettaglio i contorni dell’operazione svoltasi sabato scorso – vedi altro articolo – che ha portato all’arresto di una banda di rapinatori specializzata negli assalti agli uffici postali. Operazione condotta con successo dal Nucleo Operativo, agli ordini del maresciallo maggiore Fabio Del Beato.

A finire in manette e poi rinchiusi nel carcere dorico a disposizione del P.M. di turno: G.S., 26 anni di Jesi, R.V., 43 e R.C., 29 anni, entrambi di Catania.

Nei loro confronti contestati i reati di rapina aggravata continuata in concorso e la ricettazione, in quanto per l’azione predatoria di San Giovanni in Marignano si erano serviti di una Fiat Tipo risultata rubata a una persona del luogo.

Il denaro recuperato complessivamente ammonta a 56.165 euro frutto dei colpi perpetrati dai tre artefici ai danni degli uffici di San Giovanni in Marignano, Rimini – 375 euro – e di Sermide, in provincia di Mantova, 55 mila 790 euro.

Il tutto ha inizio sabato mattina intorno alle 9.00, quando viene assaltato l’ufficio postale di San Giovanni in Marignano con “frutti” scarsi perchè la cassaforte era ancora chiusa. Successivamente gli stessi tre avevano agito, intorno alle 13, a Sermide e stavolta il colpo aveva portato una bella somma.

I Carabinieri appuravano che il modus operandi era lo stesso sia per i due casi in questione che per quelli avvenuti nella nostra provincia tra l’agosto 2016 e il marzo di quest’anno ai danni degli uffici postali di Monteroberto (bottino 50 mila euro), Pianello Vallesina (18 mila), Marzocca (82 mila).

In due rapine nella nostra zona, per andare nel dettaglio, gli autori servendosi di una mazza a manico lungo da carpenteria avevano divelto la vetrata antisfondamento degli ingressi facendo irruzione proprio nel momento nel quale si stavano caricando i bancomat.

Non solo, per la rapina di Monteroberto era stata utilizzata una moto rubata e poi rinvenuta in zona Ponte Magno, da qui l’ipotesi che gli autori potessero avere una base nei dintorni. Queste informative venivano comunicate ai vari comandi dell’Arma del centro Italia, indicando anche alcuni nomi capaci potenzialmente di commettere tali reati.

E sabato i Carabinieri di Cattolica prima e di Gonzaga poi hanno fatto subito sapere ai militari della Compagnia di Jesi che i due colpi appena avvenuti collimavano con quanto era accaduto in precedenza.

Scattava, così, il piano antirapina del Comando provinciale, con il presidio dei caselli autostradali di Montemarciano e Ancona Nord e la località di Ponte Magno.

Nel corso del sopralluogo a San Giovanni in Marignano i militari avevano appurato che i tre si erano allontanati a bordo di una Fiat Tipo poi abbandonata – risultata rubata – per salire a bordo di una Fiat 500 L della quale, però, non si conosceva il numero di targa.

I Carabinieri appostati alle uscite autostradali della nostra zona riuscivano a intercettare alle 15.25 una Fiat 500 L – dopo decine di altre simili transitate – che viaggiava sulla A14 in direzione Pescara. Colore bianco e con tre persone a bordo. Particolare importante: il conducente – risultato poi essere R.V. – indossava una camicia gialla simile a quella con la quale vestiva uno dei rapinatori al momento delle irruzioni negli uffici postali, come si vedeva bene dalle telecamere di video sorveglianza.

Bloccata l’auto all’altezza del casello di Montemarciano, veniva immediatamente eseguita sul posto una meticolosa perquisizione veicolare e personale. Saltava così fuori l’ingente somma di denaro occultata in un sacco rosso mentre in un altro borsone c’erano indumenti adatti al travisamento e numerosi attrezzi da scasso.

Successivamente, in caserma, veniva anche rinvenuta tra il denaro una distinta di versamento di 445,62 euro con il timbro dell’ufficio postale di Sermide.

La prova, oltre ogni ragionevole dubbio, che almeno quel denaro provenisse dalla rapina.

 

 

 

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