Jesi-Fabriano

La protesta dei trattori arriva a Jesi. «Il nostro lavoro presidio di salute e qualità»

Agricoltori mano sul cuore sulle note dell'inno di Mameli diffuso dagli altoparlanti dei trattori. Tra suoni di clacson e bandiere tricolori su via don Rettaroli a Jesi, per la manifestazione indetta dal coordinamento marchigiano di "Cra Agricolori Traditi"

JESI- Agricoltori mano sul cuore sulle note dell’inno di Mameli diffuso dagli altoparlanti dei trattori. Tra suoni di clacson e bandiere tricolori fissate sui mezzi agricoli di ogni dimensione, che arrivano dalle 8 di questa mattina, mercoledì 7 febbraio, su via don Rettaroli a Jesi, per la manifestazione indetta dal coordinamento marchigiano di Cra Agricolori Traditi. È un presidio statico quello autorizzato dalla Questura fino alle 19 di stasera, ma sempre in movimento: i trattori vanno e vengono, e con la terra tra le ruote fanno la spola tra il lavoro nei campi e la protesta resa pubblica dai cartelli scritti a mano dai contadini.

Sono tutti piccoli agricoltori, e di ogni età. Anche minorenni, come i ragazzi che hanno scritto con lo spray “No farmers, no food, no future. La carne sintetica ve la magnade voi”, in dialetto anglo-jesino, e “incolti sarete voi, no le nostre terre”. Uno dei due cartelli è appeso sul retro dell’apetto di uno dei ragazzi, l’altro sul muso del trattore di papà. Nella comitiva c’è Giovanni, 17 anni, che frequenta l’istituto agrario e dà una mano all’azienda di famiglia nella campagna di Jesi. «Abbiamo una stalla, con due vacche tre vitelli e 13 pecore, coltiviamo un ettaro e mezzo di terra tra fieno erba medica e pascolo per le gli animali. La campagna è la mia vita».

Ferdinando, 48 anni, coltiva insieme al fratello 90 ettari di cereali e un po’ di orto. Non lo ha scritto lui, ma condivide il cartello che recita «No alla carne sintetica, no alla farina di grilli perchè – spiega quello che stiamo facendo qui è un presidio per il buon mangiare ed il buon cibo della dieta mediterranea. A volte anche io mangio sushi, ma la nostra agricoltura è un’altra, ed è necessario che si dia il giusto peso ai prodotti della nostra terra». Altrimenti, commentano altri, «la nostra agricoltura muore, e con lei il nostro futuro».

“Vogliamo il giusto prezzo per ciò che produciamo, basta ai prodotti sottopagati”, si legge su un altro trattore. Ed è questo uno dei temi centrali della manifestazione, insieme alle critiche alle politiche europee che «spingono a favore di un mercato che non ci tutela. Perchè il mercato fa Pil e noi no», spiega Elisa Fulgenzi, coordinatrice della manifestazione marchigiana e punto di riferimenti del ‘Cra agricoltori traditi’. 40 anni, di Chiaravalle, Elisa si divide tra il mestiere di imprenditrice agricola e quello di igienista dentale. A metà gennaio ha raccolto l’appello del movimento, ed in due settimane ha messo in piedi una chat per mobilitare gli agricoltori delle Marche, che ha raccolto oltre 1.000 iscritti.

«Non ci sono bandiere qui, tranne quelle italiane – precisa Elisa Fulgenzi – perchè ci sentiamo traditi dai sindacati e dalle associazioni di categoria». «L’agricoltura italiana chiede all’Europa di essere indicata come un presidio di salute e benessere, non ci stiamo a sentirci dire che inquiniamo e che dobbiamo essere più green. Qui in Italia il glifosato sul nostro grano è a zero, diversamente dal grano canadese che durante la coltivazione ne prende ben cinque passaggi, di cui l’ultimo prima del raccolto. Questi prodotti li troviamo al supermercato a poco prezzo, mentre per noi i costi di produzione sono triplicati nel giro di pochissimo tempo e paghiamo per produrre più di quanto ricaviamo: per un quintale di grano spendiamo 30 euro, contro 25 di ricavi. Cosa chiediamo? Tutele ed equità. Se c’è un valore nel prodotto chiediamo che quel valore sia riconosciuto».

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