Jesi-Fabriano

Jesi, vigilia caldissima sul biodigestore

Polemica l'opposizione sulla scelta di fissare il consiglio comunale in un giorno festivo. «Sono spuntate diverse novità mai discusse prima»

L'opposizione in consiglio comunale a Jesi
L'opposizione in consiglio comunale a Jesi

JESI – Clima bollente sul biodigestore. Alla vigilia del consiglio comunale di sabato 3 agosto, convocato d’urgenza per approvare l’atto di indirizzo riguardante la realizzazione dell’impianto di trattamento dei rifiuti solidi urbani, l’opposizione torna a invocare il rinvio della pratica.

Ci risiamo – tuona Jesi in Comune -. Ancora una volta il Consiglio comunale viene trattato come fosse “cosa privata” del suo Presidente (Daniele Massaccesi ndr.) o della sua maggioranza, senza alcun rispetto per il ruolo in verità di tutti i consiglieri e tutte le consigliere. Solo nel pomeriggio del 30 luglio, cioè poche ore prima del Consiglio già fissato, il Presidente si è preso la premura di avvertirci che l’adunanza era stata “revocata”, atteso che “l’atto di indirizzo, pur trattandosi di atto squisitamente politico e quindi con caratteristiche diverse da quelli abbisognevoli di passaggi tecnici e consiliari, per la complessità della specifica materia e per gli approfondimenti necessari, […] non è stato depositato nei termini previsti dall’art. 53, comma 3”.

Ciò in quanto il regolamento prevede che gli atti in discussione vengano inviati a tutti i consiglieri 4 giorni prima della discussione, per ovvi motivi. Ma una volta risolti, o così pare, i dissidi interni, proclama l’ “urgenza” dell’atto e riconvoca immediatamente il Consiglio per sabato 3 agosto, anziché alla prossima settimana come previsto ordinariamente dal regolamento. La convocazione d’urgenza è possibile solo per atti indilazionabili. Forse lo è nella mente del Sindaco, ma oggettivamente si tratta di definire una posizione politica e non di votare una delibera in scadenza. Tanto più che difficilmente potrà succedere qualcosa di decisivo con gli uffici chiusi per ferie».

Jesi in Comune pone in particolare l’accento su quanto l’atto di indirizzo contiene. «Sono spuntate diverse novità mai discusse prima – evidenzia il movimento di minoranza -. Solo per accennare alle più evidenti, viene rimessa in discussione la localizzazione, che smentendo studi e scelte precedenti potrà essere anche in una zona di Jesi diversa dalla Coppetella, e si afferma che la gestione dev’essere affidata ad un privato-privato che avrà il 51% delle quote società che verrà costituita ad hoc. Magari questo è uno dei motivi per cui queste cose emergono nel mese di agosto e vanno discusse di tutta fretta. Ecco perché, anche per decenza, torniamo a proporre il rinvio a settembre di una discussione così importante e complessa. In questo modo tutti avremo modo di approfondire i molti elementi nuovi che emergono dall’Atto di indirizzo, mai discussi né in sede consiliare né con la città».

Conclude Jesi in Comune: «Quello che sta succedendo nel Consiglio comunale di Jesi è molto grave dal punto di vista democratico ed evidenzia una volta di più i limiti di una gestione politica confusa ed approssimativa che caratterizza questa amministrazione».

«Finalmente – prende posizione anche il Movimento 5 Stelle – dopo questo teatrino di rinvii e posticipi su un argomento così delicato che la maggioranza ha scelto senza alcun motivo di trattare in piena estate quando i cittadini sono indubbiamente meno attenti alle scelte dei politici, è arrivato il famigerato atto di indirizzo con il quale la stessa maggioranza  intende dare l’ok ad ospitare il digestore e a  far arrivare a Jesi rifiuti organici da tutta la provincia.

Da una prima occhiata all’atto di indirizzo appare chiara una impostazione: a fronte di generiche e scontate garanzie ambientali, i civici aderenti alla compagine del commercialista jesino che si trova a fare il sindaco della città hanno voluto ben chiarire il percorso che porterà dritti dritti alla privatizzazione del servizio, con la previsione di una società al 51% posseduta da un socio privato. Con buona pace dei “soloni” che in queste settimane si stracciavano le vesti per garantire che gli impianti possono funzionare bene, basta che siano gestiti e controllati totalmente dal pubblico. Premesso che questa tesi è tutta da dimostrare, visto che ci sono impianti pubblici di analoga tecnologia che hanno dato problemi di diverso tipo in giro per l’Italia, possiamo dire definitivamente che così non sarà nella previsione dei maggioranti jesini.

Il digestore si configura sempre più come un business, come avevamo sempre detto. Continua la svendita della città e dei servizi, continua la privatizzazione, continuano gli affari ed i saldi a Jesi per i privati. Per concludere una domanda sorge spontanea, siccome non è minimamente credibile che questa soluzione della privatizzazione sia stata partorita tra il 26 ed il 30 luglio (in 4 giorni), come mai né il Sindaco né tantomeno l’assessore ne hanno mai parlato (e, anzi, hanno parlato sempre di soluzioni “pubbliche”)? Forse perché sapevano che una gestione del rifiuto affidata al privato sarebbe stata mal digerita dalla città?».

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