Jesi-Fabriano

Permessi sindacali retribuiti, Emiliano Baldi si sfoga

L'imprenditore jesino, a capo del gruppo Baldi Carni, esprime il proprio rammarico in merito alla richiesta formulata dalla Flai-Cgil relativa all'astensione dal lavoro di un delegato il 27 e 28 aprile

Emiliano Baldi
Emiliano Baldi (foto di Cristian Ballarini)

JESI – «Ponte lungo…Che importano i picchi di lavoro? Tanto per queste situazioni ci sono i vouch…ah no!». È quanto scrive Emiliano Baldi, amministratore delegato di Baldi Carni, sulla propria pagina Facebook, allegando la foto della richiesta – inoltrata dalla Flai-Cgil – di permessi sindacali retribuiti per il 27 e 28 aprile in favore di un delegato dell’azienda. Uno sfogo che non è passato inosservato, che ha generato tanti commenti e prese di posizione.

«L’ho messo – spiega Emiliano Baldi a Centropagina – perché questa storia è ricorrente in prossimità dei ponti e del ferragosto, di solito. La mia azienda fornisce generi alimentari alla ristorazione, quindi è come se un cameriere chiedesse di non lavorare il sabato. Io non ce l’ho certamente con il mio collaboratore, ma con chi ci mette nelle condizioni di creare le “classi di lavoratori”: ci sono quelli pubblici, illicenziabili anche di fronte a truffe come quelle dei cartellini, poi quelli sindacalizzati, che li si mette di fronte ad un abuso del diritto e quindi in antitesi con i colleghi, e poi vengono tutti gli altri. Mi piacerebbe che passasse il messaggio che nel giusto ci sono quelli che scelgono di lavorare durante le feste, quelli che mettono gli impegni sociali dopo l’orario di lavoro, i professionisti che non hanno orario né calendario, gli esercenti che, oltre a rischiare in proprio senza nessuna tutela, possono solo rimboccarsi le maniche e dare fondo alle proprie energie, ora che non possono nemmeno farsi sporadicamente aiutare legalmente ricorrendo a strumenti come i voucher. Secondo me il sindacato dei lavoratori e le associazioni di rappresentanza in genere, il cui ruolo è vitale nella nostra vita sociale ed economica, dovrebbero ritrovare il proprio ruolo al di là delle ideologie e con il giusto modello per affrontare le sfide del futuro».

Baldi conclude il suo sfogo con un auspicio: «Spero che la generazione dopo di noi sarà in grado di correggere questi errori di concetto. Da parte mia, come faccio ormai in base alle mie possibilità, posso solo fare del mio meglio, in azienda e nei contesti dove a volte sono chiamato, per non cedere alla frustrazione e alla pigrizia mentale del “tanto le cose funzionano così”. Il mio post risponde a questi intendimenti».

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