Jesi-Fabriano

Governo Pd-M5S, i democrat di Jesi: «È doveroso assumersi questa responsabilità»

Il segretario di partito, Stefano Bornigia: «Forse ne pagheremo le conseguenze in termini di consensi, ma andava fatto per il Paese. E aver fermato Salvini e la Lega è buona cosa»

Il segretario del Pd di Jesi Stefano Bornigia

JESI – Nuovo governo Pd-Movimento 5 Stelle, alla Casa del Popolo il parere, al netto di qualche malumore, è sostanzialmente positivo. A dire la sua è il segretario Stefano Bornigia.

«Crediamo sia giusto assumersi questa responsabilità – esordisce il coordinatore democrat di Jesi -. Chissà, forse pagheremo le conseguenze di tale accordo, è già capitato in passato. Il nostro partito si è sempre caricato sulle spalle il peso di alleanze complesse, ma necessarie, pur di non mettere in difficoltà l’intero Paese. In un momento così difficile non potevamo fare altrimenti. Ci sono incombenze rilevanti da risolvere, politiche da attuare. Speriamo che le cose si facciano per bene, con serietà. Staremo a vedere».

E soprattutto, per un partito di centrosinistra, non ci sarà più Matteo Salvini, con la sua Lega, al Ministero dell’Interno. «Averlo fermato è già una motivazione sufficiente – commenta Bornigia -. Il clima d’odio, sdoganato di fatto dal leghista, è molto insidioso nelle fasi di crisi. Non siamo questi, noi italiani. Sappiamo bene che questa operazione comporterà dei rischi. I mercati hanno reagito positivamente, con riferimento a quanti pensano sia ancora opportuno investire in Italia. Questo è sicuramente un incentivo forte ad andare avanti».

E la scelta di Giuseppe Conte come premier? «Inizialmente non ci aveva convinto, ma poi il suo apprezzamento è cresciuto, anche a livello internazionale. Ci va bene – sottolinea il segretario Pd -. Ripeto, i nomi non ci interessano, ma attendiamo i fatti. Le cose da fare sono molteplici. La speranza è che sia davvero un governo di novità, non una riproposizione di fittizie strette di mano del passato che non hanno portato a nulla, se non a far crescere i consensi degli oppositori».

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