Jesi-Fabriano

Pd, la sveglia di Marasca: «Azzerare tutto e congresso vero»

L'ex capogruppo dopo la sconfitta: «Basta con le figure unitarie, subito un commissario e poi candidati segretari che si confrontino e dicano che vogliono fare»

Matteo Marasca nella conferenza stampa di questa mattina, sabato 24 a Jesi

JESI – «La sconfitta è stata chiara e netta. Prendo atto delle dimissioni del segretario ma non può essere lui l’unico responsabile. Vanno azzerati tutti gli organi dirigenti del partito, serve un commissario col solo compito di preparare un congresso vero: basta con le candidature unitarie, occorre un confronto reale fra le posizioni, in cui i candidati a segretario dicano apertamente cosa vogliono fare». Matteo Marasca, capogruppo Pd nella passata consiliatura, prende la parola dopo il crollo del partito alle ultime amministrative.

Fino al febbraio scorso Marasca aveva richiesto per mesi e con insistenza che si ricorresse alle primarie per individuare il candidato sindaco dem da contrapporre a Massimo Bacci, proponendosi per il ruolo. Poi, davanti alla contrarietà di una fetta importante del partito al confronto tramite primarie, lo stesso Marasca si era fatto da parte lasciando a quel punto strada libera alla candidatura unitaria di Osvaldo Pirani da parte del Pd. Oggi, a chi “maligna” sul suo comportamento alle urne, Marasca risponde: «Ho votato Pd e non certo per l’attuale sindaco. Quanto al fare campagna elettorale, non era facile per me dopo aver apertamente e più volte detto che non condividevo la linea e gli strumenti adottati dal partito per la scelta della candidatura. Avrei messo in difficoltà lo stesso Pirani e il partito. Così come non era facile per cinque anni fare opposizione su una serie di politiche dell’amministrazione Bacci fatte portando avanti scelte datate nel tempo, effettuate quando a governare la città era questo partito».

Marasca analizza: «Non si può continuare a fare finta di niente davanti al 15% ottenuto a Jesi da un Pd che alle regionali in città va ben oltre il 40%. Non ci si può limitare ad addebitare il tutto a una tendenza nazionale quando poi vediamo invece che intorno a noi c’è un Pd che il secondo turno lo raggiunge o addirittura vince al primo. Eravamo il primo partito, ora siamo dietro ben due liste civiche messe in piedi in poche settimane per la campagna elettorale».

Mentre si parla di un segretario traghettatore per il Pd jesino, da individuare a quanto pare in Stefano Bornigia, secondo Marasca è invece tutto da rifare: «Serve un commissario, interno o esterno, ma non un segretario che poi si rischia sempre di prorogare. Nulla nei confronti della figura di Bornigia ma occorre un commissario col solo compito di preparare il congresso per dopo l’estate».

Intanto si è dimesso il segretario Pierluigi Santarelli. «Non può essere lui il solo responsabile: vanno azzerati segreteria, direzione e unione comunale che la linea del segretario l’hanno avallata in questi anni. La scelta di Pirani è avvenuta per acclamazione da parte dell’unione comunale. Ora però basta con la ricerca delle candidature unitarie, che risultano poi bloccate dai veti incrociati. Ci sia un confronto vero, fra possibili segretari che dicano chiaramente che programmi e progetti hanno e su questi vadano a competere».

Ci sarà anche Marasca in corsa? «Come per la candidatura a sindaco: a chi non piacerebbe essere chiamato a rivestire il ruolo? Ma quello che conta è smettere di ragionare per logiche interne e tornare invece a dare messaggi all’esterno, fra la gente del Pd che a votare non è andata o che c’è andata e ha votato per Bacci. E smettere di discutere sulle regole, che peraltro ci sono e non vengono applicate, come quella dell’utilizzo delle primarie per la scelta dei candidati».

Pirani dovrebbe dimettersi dalla carica di consigliere comunale? «Pirani è stato comunque eletto e chi ottiene un mandato, come per il resto del gruppo consiliare, ha un ruolo da portare avanti. Ma non basta il gruppo in Consiglio, al quale auguro buon lavoro». Al tempo del tira e molla primarie sì- primarie no, si era detto che se Marasca fosse andato fino in fondo sarebbe stato l’unico a presentarsi in corsa. Poi il passo di lato del capogruppo. E oggi? «Se allora non mi fossi comportato in quel modo, probabilmente saremmo stati ancora mesi fermi a capire cosa fare. Oggi se nel partito non ci dovesse essere alcun progetto alternativo alla mia figura non potrei dire di no. Ma non è uno scenario reale».

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