Jesi-Fabriano

A Pasqua l’uovo di cioccolato diventa “salato”

Secondo i dati forniti dalla Cna Agroalimentare quest'anno saranno 16 milioni le uova regalate e consumate. Non solo al cioccolato fondente o al latte, come la tradizione insegna: tante oggi sono le varianti per tutti i gusti. A raccontare le novità Samuele Pollonara della Pasticceria Zoppi di Jesi

JESI – Secondo i dati forniti dalla Cna settore Agroalimentare quest’anno sono 16 milioni le uova di cioccolato regalate e consumate per la Pasqua. Per un giro d’affari di circa 250 milioni di euro solo per le pezzature medio-grandi. Un momento di festa per la famiglia e per la gioia soprattutto dei più piccoli l’uovo rimane un protagonista della tavola, un dolce immancabile da scartare e gustare insieme.

Non solo al cioccolato fondente o al latte, come la tradizione insegna, tante oggi sono le varianti per tutti i gusti. A raccontare le novità e come si produce l’ambito dessert Samuele Pollonara della Pasticceria Zoppi di Jesi.

Qui, nel laboratorio, ogni anno, in questo periodo si producono 400 uova. Circa mezz’ora il tempo necessario per prepararne uno, escludendo le fasi dedicate alla decorazione e al confezionamento. Novità per la Pasqua 2019 l’uovo salato: cioccolato fondente al 60% e caramello. «Mi piace sperimentare e provare abbinamenti insoliti. Così sono partito da una pralina fino ad arrivare all’originalità dell’uovo: dopo il gusto del cioccolato subentra il caramello che rilascia lentamente e alla fine in bocca una leggera sapidità. Una sorpresa inaspettata al palato che dà carattere e originalità all’uovo», spiega Pollonara.

LA STORIA – L’usanza di considerare l’uovo come simbolo di rinascita e buon augurio in Occidente risale al 1176. Re Luigi VII rientrato a Parigi dopo la II crociata fu festeggiato dal capo dell’Abbazia di St. Germain des Près con alcuni doni, metà dei prodotti delle sue terre, incluse un gran numero di uova che furono poi dipinte e distribuite al popolo. Una usanza tramandata dai persiani che, già cinquemila anni fa, festeggiavano l’arrivo della primavera con lo scambio delle uova contro pestilenze e carestie secondo un rito che resiste ancora ai giorni nostri (fonte Coldiretti).

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