Jesi-Fabriano

Oratorio di Santa Lucia, l’Asur nega l’usucapione alla confraternita

L'Azienda Sanitaria non ha concesso la possibilità di acquisire l'immobile ai religiosi che da due secoli vi esercitano il culto. Enzo Giancarli interroga la Regione

Chiesa di Santa Lucia

JESI – L’Asur ha negato l’acquisizione per usucapione del complesso Santa Lucia alla omonima Confraternita religiosa, che svolge, tra le altre cose, attività di preghiera e culto in quei locali. A chiedere chiarimenti sul perché di tale decisione, il consigliere del Pd, Enzo Giancarli, in un’interrogazione al presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, ed alla Giunta. Martedì 16 maggio la discussione in aula.

«Vorrei conoscere i motivi per i quali le direzioni di Asur ed Area vasta 2 hanno ritenuto che non sussistano i presupposti per l’usucapione richiesta dalla Confraternita – afferma Giancarli –. Vorrei anche chiedere se non sia il caso che il presidente e la Giunta esaminino insieme agli organi competenti delle direzioni sanitarie tutti gli elementi resi disponibili dalla Confraternita per giungere ad una soluzione extragiudiziale, nel rispetto sia degli interessi del sistema sanitario regionale sia di una comunità cittadini legata ad una tradizione secolare».

La Confraternita Santa Lucia, spiega Giancarli, esiste a Jesi sin dal Medioevo, «con lo scopo di mantenere viva la devozione verso la Santa anche con attività civili e laiche promosse nei locali dell’Oratorio che porta il suo nome, accanto alla chiesa del vecchio ospedale di corso Matteotti. L’Oratorio rappresenta un patrimonio per la città di Jesi, da un punto di vista culturale oltre che di tradizione religiosa. La cura e la custodia dei locali ad opera della Confraternita hanno infatti permesso la conservazione di vari arredi liturgici e paramenti religiosi legati all’oltre centenario culto cittadino». Tra questi, ricorda sempre Giancarli, otto lunette con la storia della vita e del martirio di Santa Lucia, restaurate di recente a spese della Confraternita, ed un altare ligneo scolpito e dorato.

«La Confraternita ha posseduto ed utilizzato l’Oratorio sin dal XIX secolo quando venne realizzato l’ospedale in corso Matteotti – specifica ancora Giancarli -. Dopo gli anni ’60, a seguito di varie vicende giuridiche ed amministrative, la gestione dell’ospedale di Jesi è passata al servizio sanitario regionale, con l’intestazione catastale dell’intero complesso immobiliare all’Asur Marche».

La Confraternita non dispone di un titolo formale che le permetta di rivendicare la proprietà dell’oratorio. Così ha deciso, puntualizza l’esponente Pd, di chiedere il riconoscimento dell’usucapione del locale, in virtù di un possesso continuo ed ininterrotto dei locali e considerata anche la prossima demolizione o cessione dei vecchi plessi ospedalieri di corso Matteotti, dopo l’attivazione del presidio “Carlo Urbani”. L’Asur ha ritenuto  però che “non sussistano i presupposti integranti la fattispecie dell’usucapione”.

«La Confraternita – riprende il consigliere Giancarli – ha tentato di trovare una soluzione contattando i referenti Asur, senza risultati ed ha ora deciso di formulare una domanda giudiziale per il riconoscimento del diritto. Considerato che la Regione esercita funzioni di indirizzo e controllo in materia di Sanità anche per quanto riguarda la valorizzazione del patrimonio immobiliare, auspico che il presidente e la Giunta possano facilitare una soluzione alternativa alle vie legali della vicenda».

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