Jesi-Fabriano

Olivicoltura, «asse strategico di questo Paese»

L'associazione dei frantoiani italiani si è riunita oggi a Jesi, omaggiando il gruppo Pieralisi, per fare il punto sullo stato di salute del settore, minacciato dalla xylella (e anche dalla siccità di questi giorni)

JESI – Ottimali le temperature invernali, che hanno arginato il proliferare della “mosca”, ma preoccupano la siccità e soprattutto la xylella, il batterio che sta facendo strage di ulivi nel sud d’Italia. È quanto emerge dal congresso nazionale dell’Aifo, la principale associazione dei frantoiani italiani, riunita oggi all’hotel Federico II per fare il punto sullo stato di salute del comparto. «Non un semplice settore – osservano i diretti interessati – ma un vero e proprio asse strategico di questo paese».

Non è casuale la scelta di Jesi. Nella città di Federico II opera infatti il gruppo Pieralisi, incontrastato leader mondiale nella produzione di macchine olearie. A fare gli onori di casa, oggi, successivamente al riconfermato sindaco di Jesi, Massimo Bacci, che ha espresso parole di elogio nei confronti del gruppo industriale jesino («Una famiglia che, anche nei momenti di crisi, non ha mai abbandonato il territorio»), c’era proprio l’ingegner Gennaro Pieralisi.

L’imprenditore Gennaro Pieralisi sul tavolo dei relatori, di fronte alla platea

«Sono orgoglioso e felice di avervi qui – ha riferito l’imprenditore jesino, esordendo con una battuta -. Un caloroso benvenuto sia ai nostri clienti che a quelli della concorrenza, che presto, dopo aver visitato l’azienda, diventeranno clienti nostri. Siamo la più antica fabbrica di impianti oleari, produciamo i macchinari dalla a alla z, dunque apprezziamo molto questa scelta da parte dell’Aifo».

Breve applauso dalla nutrita platea e l’ingegner Pieralisi, che non ha mai amato il “politichese”, entra subito nel vivo delle criticità. «Ritardare l’applicazione del Piano di Sviluppo Rurale, per noi costruttori di impianti, è un disastro – è stata la sua osservazione, anche approfittando della presenza della vicepresidente della Regione, Anna Casini -. Stiamo parlando di aiuti economici che la Comunità Europea ci dà e noi, in qualche caso, non riusciamo nemmeno a spendere e siamo costretti a restituire. Non possiamo più muoverci con questa lentezza, svariati Paesi europei con molta meno tradizione agricola vanno a doppia velocità rispetto all’Italia. E adesso dobbiamo fare pure i conti con la xylella. Un batterio che a me spaventa molto, anche perché non se ne parla più. Trattasi invece di un’emergenza, che va fermata prima che si mangi tutta l’Europa. Alla vicepresidente Casini chiedo di fare tutti i “casini” possibili, facendosi sentire, per fermare questa epidemia. E imploro le istituzioni a promuovere la coltivazione degli ulivi, uno dei pochi mercati che continua a crescere nel mondo».

La platea del congresso Aifo al Federico II

Le prospettive della prossima campagna olearia sono, al momento, buone. Ma potrebbero rapidamente mutare in negativo se continuerà a non piovere. «L’anno scorso – ha infatti evidenziato Piero Gonnelli, presidente Aifo – la produzione italiana è stata inferiore del 60% rispetto al 2015. E quella futura, se non pioverà, potrebbe non essere troppo differente. Sarebbe il terzo anno su quattro con questi pessimi numeri. Ci vuole uno sforzo enorme da parte della politica. Eravamo i primi al mondo, ora rischiamo di essere terzi o quarti. Serve una presa di coscienza vigorosa, così come sulla xylella. E smettiamola di rincorrere la Spagna. Noi non possiamo competere con gli spagnoli sul prezzo, essendo due territori troppo differenti fra loro. Al contrario, dovremmo investire sulla ricerca per individuare una varietà italiana che consenta di realizzare produzioni super-intensive».

Dalla prossima campagna olivicola, le Marche potranno fregiarsi della certificazione Igp. Un riconoscimento che prova a dare valore aggiunto ad un comparto, ancora con piccoli numeri, ma con interessanti prospettive di crescita: in controtendenza rispetto ad altre colture marchigiane, l’olivicoltura ha infatti conosciuto, negli ultimi 30 anni una significativa espansione, passando da circa 6.500 ettari dei primi anni ’80 ai 12.000 attuali. Le aziende olivicole marchigiane (ultimo censimento) sono 25.458 – di cui 1.474 biologiche – sulle complessive 44.866. La produzione, oscilla mediamente tra i 250 mila e i 350 mila quintali di olive raccolte e tra i 35 mila e i 50 mila quintali di olio. Significativo anche il numero dei frantoi: 156, pari a circa il 3% del totale nazionale.

«Abbiamo chiesto e ottenuto il riconoscimento Igp, credo sia un buon punto di partenza – ha affermato l’assessore regionale all’agricoltura, Anna Casini -. Noi dobbiamo puntare sulla qualità, implementando nel contempo la quantità nel rispetto delle nostre tradizioni, e sulla innovazione. Alla base dello sviluppo di questo settore, comunque, vi è il confronto costante con i diretti interessati. Noi restiamo a disposizione».

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