Jesi-Fabriano

Olio su tela. Ma anche legno e sabbia. La creatività di Marta Mancini

Come nasce un'opera d'arte e cosa si prova quando ci si mette davanti alla tela bianca. Lo racconta l'artista jesina, attraverso emozioni e riflessioni

Marta Mancini

JESI – L’artista non si diverte davanti alla tela bianca sul cavalletto, si chiede se l’ispirazione continuerà, se la creazione e l’intuizione andranno avanti. Marta Mancini vive e lavora a Jesi dove è nata. Dopo essersi diplomata nel 1998 all’Accademia di Belle Arti di Urbino nella sezione di Pittura, espone le sue opere in numerose mostre collettive e personali.

Marta Mancini

 

Che tipo di materiali usi?
«Olio su tela. A volte mischio più materiali come legno e sabbia».

Lavori su commissione?
«Le opere andrebbero scelte per quello che sono, mi sento più libera».

Quando sei davanti alla tela bianca, che sensazioni provi?
«A differenza di quel che si pensa non è un lavoro piacevole, almeno non lo è per me: è come uno scrittore davanti alla pagina bianca, ti chiedi se l’ispirazione andrà avanti. Creare un’opera non mi scarica, provo sofferenza prima della creazione. Questa frustrazione poi viene ripagata ad opera conclusa: quella carica di tensione finisce quando decidi che l’opera è terminata o quando la vedo appesa ad una mostra. Se non dipingo ne sento il bisogno ma è sempre uno scavarsi dentro, non per forza piacevole».

Sei anche insegnante, alle scuole medie. Ai tuoi alunni come fai affrontare questo stress?
«Glielo evito – sorride – loro sono liberi di esprimersi, magari prendono ispirazione da artisti noti».

Oltre alla Giornata del Contemporaneo di ottobre, prendi parte a mostre e collettive. Con internet come è cambiato questo mondo?
«Sicuramente c’è più curiosità: prima gli inviti erano limitati, con la rete invece si possono raggiungere più persone e questo è un bene anche perché il pubblico è sempre più attento».

Quando si ha davanti un’opera di arte contemporanea capita spesso di sentir dire “Questo potevo farlo anche io”. Che ne pensi?
«E’ vero, succede. E io rispondo: facciamolo. Il punto è che devi avere bene in mente cosa vuoi fare per farlo».

Per la Giornata del Contemporaneo dello scorso anno, Marta Mancini – il cui atelier è all’interno del chiostro Sant’Agostino a Jesi – ha partecipato a “Dialogo sospeso”: un’installazione con otto opere su carta, leggii e lampadine, disposte in cerchio senza fine né inizio. Un perpetuarsi ciclico, mutevole di un eterno infinito.

E’ possibile lavorare come artista oggi?
«Si, certo la strada è complicata. Oggi un po’ tutti si sentono artisti ma spesso lo sono più i critici che scrivono di un’opera. Io quando espongo preferisco parlare poco, perché siano le opere a farlo».

Nelle tue opere si nota un certo rigore…
«Il motore è la ricerca di equilibrio: prima tornavo sull’opera adesso invece ho voglia di trasparenza e forse anche per questo non torno più su un lavoro». Alcune delle opere di Marta Mancini sono esposte al Dietro le Quinte di Piazza della Repubblica, altre al Contemporaneo di Piazza Ghislieri e altre ancora a San Marcello, nella Foresteria FilodiVino.

Alcune immagini di esposizioni

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