Jesi-Fabriano

Gli adolescenti e la clandestinità: ecco 6 consigli per i genitori

Il teenager vive clandestinamente perché deve sottrarsi al giudizio e al condizionamento del mondo adulto. La sua clandestinità è sociale e culturale, affettiva e esistenziale, fisiologica e creativa. Il punto con la mental coach adolescenziale Roberta Cesaroni

Gli adolescenti svolgono la loro vita quasi sempre in clandestinità.
Non è una clandestinità imposta, ma voluta, ricercata e costruita giorno per giorno.
Viene chiamato “clandestino” colui che deve lottare contro una dittatura, colui che emigra e vuole sopravvivere in un paese senza fame e senza guerra, ma anche colui i cui traffici sono criminali. In generale il clandestino si nasconde agli occhi di qualcun altro.

Ma la clandestinità degli adolescenti ha un suo specifico.
Non è infatti connotata da una ribellione contro un potere costituito; non è data dalla necessità di nascondersi, pena feroci punizioni; non ha nulla di illegale. Non è né trasgressiva né violenta.

L’adolescente vive clandestinamente perché deve sottrarsi al giudizio e al condizionamento del mondo adulto.
La sua clandestinità è sociale e culturale, affettiva e esistenziale, fisiologica e creativa.

È fisiologica in quanto l’adolescenza implica il primo distacco dai genitori. Il ragazzo deve cercare di individuare se stesso. Sperimentare e sperimentarsi, inventarsi e inventare, scoprire e scoprirsi nella sua identità specifica. È un mondo nuovo quello che scopre e che si dispiega al di fuori della sua infanzia. Per lo scopo l’adolescente ha in dotazione un corpo nuovo, capace di gesta impensabili da bambino, di pulsioni inedite, straordinarie e incomprensibili; ha amici con cui giocare, ma anche confrontarsi, comprendere e architettare le novità di questa epoca vitale; ha la forza di un pensiero che può astrarsi dal reale, affrontando la realtà attraverso la fantasia, il desiderio, l’immaginazione, la previsione di un futuro “da grande”.

La clandestinità è fisiologica perché l’adolescente per definizione si deve distaccare dall’essere bambino. E connaturato all’essenza dell’infanzia è il legame profondo, indissolubile e indispensabile con il mondo adulto. Se questo è vero nei primi anni di vita per le caratteristiche specie-specifiche della nostra specie, esiste un connotato nuovo (sviluppato negli ultimi 20 anni) dell’infanzia. Nelle attuali società la cura, preoccupazione, invasività, o semplice affetto-vicinanza dell’adulto, è connotata dalla negazione quasi assoluta dell’autonomia del bambino.
La possibilità di un bambino di uscire di casa e di andare a giocare per le vie del suo quartiere da solo sono ridotte in misura davvero notevole.

Soprattutto nelle grandi città, non ci sono spazi che i bambini possono utilizzare per vivere fuori dalla presenza dell’adulto. L’adulto organizza tutto. Li accompagna a scuola, li va a riprendere, li sorveglia a casa, li porta a passeggio, organizza gli sport, li induce ad attività artistiche, vieta la televisione (l’unica volta in cui si riposano!), fa fare i compiti, organizza le feste di compleanno e li porta alle feste di compleanno, invita i loro amici, assume baby sitter, animatori, tate; laddove non ci sono i genitori ci sono una schiera di professionisti della scuola, dello sport, del tempo libero che gli organizzano l’attività.

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Una volta i bambini potevano scendere per strada e giocare fra di loro. Oggi sembra impensabile (in alcune città ai bambini è vietato persino giocare nel cortile dei palazzi). Il bambino che è dipendente per la salute e lo sviluppo per sua natura, non ha alcuno spazio di autonomia; c’è sempre l’occhio vigile, attento, e spesso, preoccupato, dell’adulto di guardia. Ci sono genitori che selezionano persino gli amichetti da invitare alla festa di compleanno durante la scuola materna! Ecco la grande speranza dell’adolescente: finalmente un po’ di libertà!
Sottrarsi alla tutela, alla presenza onnipresente dell’adulto, entrare in clandestinità significa scoprire un mondo nuovo.

L’adolescenza implica autonomia e l’autonomia implica libertà. L’adolescente è sufficientemente forte, intelligente, ha dato prova di essere “quadrato”; certo si veste in modo bizzarro, non fa nulla in casa, parla a monosillabi, ha la camera disordinata, ma non si droga, non beve, non fuma…insomma può uscire da solo. Ad una certa ora e con un certo orario, ovviamente. Il ragazzo ha raggiunto un’età in cui ha la libertà…condizionata.
Deve sottostare a regole e norme, ma finalmente può sottrarsi allo sguardo indagatore di una persona che era due volte la sua altezza. La sua libertà è condizionata, ma finalmente il suo mondo può diventare quasi interamente suo. È tempo di clandestinità.

Che ruolo hanno i genitori? Come possono aiutare un figlio adolescente?

I genitori svolgono un ruolo fondamentale in termini preventivi e contenitivi. Significa arrivare prima che un figlio si metta in una condizione di rischio, accorgersi di ciò che accade, contenere, metter un freno e un cerotto quando serve.

Mettere sempre al primo posto la prevenzione. Come?
– Sii un modello positivo ed autorevole;
– Mantieni aperto il dialogo, ascolta senza criticare;
– No alle paternali, no a discorsi troppo lunghi e pesanti;
– Disciplina e confini;
– Insegnagli a saper dire di no;
– Rimani sempre un punto di riferimento, accoglilo soprattutto quando sbaglia.

Roberta Cesaroni
(cell. 345.1408208)
Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni Life Mental Coach – Coach Adolescenziale Spa&Wellness Coach Manager