Jesi-Fabriano

Nasce Moj, il Museo Ori di Jesi: passato e futuro si incontrano in nome dell’arte orafa

Sarà inaugurato domenica nelle sale romane di Palazzo Bisaccioni. Per preservare la memoria della tradizione orafa jesina, da Lucagnolo agli anni ’50, quando via degli Orefici era piena di botteghe

JESI – Il passato più prezioso di Jesi e il suo futuro, che strizza l’occhio alle nuove tecnologie, si incontrano nel progetto “Moj”, ovvero Museo Ori di Jesi, realizzato dall’omonima associazione presieduta dall’artigiana orafa Maria Marchegiani. Preservare la memoria della tradizione orafa jesina da Lucagnolo agli anni ’50 quando nella via degli Orefici proliferavano centinaia di botteghe orafe e strizzare l’occhio alle nuove tecnologie digitali che consentono di proiettare i turisti virtualmente dentro le botteghe creando un’economia circolare e virtuosa che ruoti attorno all’oro: sono questi gli obiettivi del Museo Ori di Jesi, che sarà inaugurato domenica pomeriggio (4 luglio) alle 18,30 a Palazzo Bisaccioni in piazza Colocci, alla sede della Cassa di Risparmio di Jesi grazie alla sinergia tra l’associazione Gli Ori di Jesi, Cna, Comune di Jesi e Fondazione Carisj.

Il Museo che espone pezzi antichi e arnesi di lavorazione, è allestito nelle antiche sale di epoca romana nel Palazzo Bisaccioni. «Lavoro da 17 anni qui e questo di oggi, l’inaugurazione di un museo tanto voluto che nessuno in 50 anni era riuscito a realizzare, potrebbe sembrare un traguardo – dice Maria Marchegiani presidente dell’Associazione Gli Ori di Jesi – invece è un grande punto di partenza. Questo museo, che raccoglie tutto quello che siamo riusciti a recuperare dal 1500 fino ad oggi (documenti storici, foto, attrezzature antiche e una collezione privata), potrà essere un luogo destinato a far conoscere il nostro passato anche attraverso convegni, iniziative, pacchetti di turismo esperienziale dove i clienti possano entrare virtualmente nelle botteghe e poi andare a toccare con mano i gioielli, per acquistarli o farne creare dagli artigiani orafi».

La presidente degli Ori di Jesi Maria Marchegiani

All’inaugurazione di domenica saranno esposti anche dei gioielli a marchio “J” degli 8 orafi dell’associazione: Gianluca Romanu, Gianfranco Catalani, Sandro Seghetta, Fabrizio Gentili, Laura Bianchelli, Massimo Vecci e Cristiana Ippoliti, ovviamente Maria Marchegiani. Dell’associazione, come ricordato nella conferenza stampa di presentazione del museo, fanno parte anche l’incastonatore anconetano Nicola Pettinato, la guida turistica Katia Buratti e i designer Leonardo Marotti e Maurizio Catani. La presidente dell’associazione ha tenuto a ringraziare Alfio Bassotti, ex presidente Carisj, che a fine mandato ha provveduto al recupero delle sale e la Cna che ha guidato nella creazione dell’associazione.

«Abbiamo detto subito di sì – spiega il neo presidente Cna Jesi e Vallesina Francesco Barchiesi – perché essere vicini agli artigiani e al commercio per valorizzare il nostro territorio è nel Dna della Cna, che ho l’onore di guidare da appena un mese. Vogliamo renderci attivi e aiutare a far crescere l’iniziativa sempre di più».

L’associazione Gli Ori di Jesi avrà anche una sua targa, realizzata dall’artista jesino Massimo Ippoliti e finanziata dall’Ente Palio come ha ricordato il presidente Emanuel Santoni. Strettissimo il legame con l’unica scuola del territorio, il liceo artistico “Edgardo Mannucci” di Jesi di cui Ippoliti è docente. «Vi porto i saluti del dirigente scolastico Francesco Maria Orsolini – dice Ippoliti – mi preme solo sottolineare che EdgardoMannucci cui è intitolata la nostra scuola era un grandioso scultore e maestro del neoplasticismo cosmico europeo nonché grande orafo».

Il Museo guarda anche all’Università, grazie a un progetto messo in campo da Giovanna Massacci, già docente di “Tecnologia e Conservazione per il restauro” a Unicam. «Sono in programma corsi di formazione per occupati e non occupati e corsi di alta specializzazione – spiega – il nostro interesse è anche quello di portare a scoprire i musei in maniera dinamica e virtuale, sull’esperienza del Covid che ci ha costretto a trovare soluzioni alternative di scoperta direttamente da casa nostra. Vogliamo fare in modo che il visitatore si appassioni guardando attraverso il monitor, e nel caso in cui ci richiudono per la pandemia, avere quell’interesse di uscire fuori e andare a visitare quello che si è visto nel monitor e sapere che ci sono delle botteghe dove si possono fare acquisti o ordinare un gioiello personale. Il gioiello è infatti quello che definisce la nostra personalità e il nostro vestire, e lo fa risaltare. L’idea è di avvicinare i giovani a questo settore e far comprendere come l’eccellenza artigiana ci possa salvare in un momento di crisi perché lì mettiamo fuori tutta la nostra creatività».

Durante l’inaugurazione del Moj saranno proiettati tre video documentari: uno di Geniale Olivieri tratto dal suo prezioso archivio storico, l’altro realizzato dal Centro Turistico Giovanile Vallesina e l’ultimo con video interviste per la regia di Viola Maria Silicati agli ultimi artigiani orafi di Jesi su come è cambiato il modo di lavorare nelle botteghe.

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