Jesi-Fabriano

Minori maltrattati, nell’Ambito di Jesi e Vallesina sono il 2,2%. Dato più che doppio del nazionale

Gli esiti della indagine in tema effettuata da Asp sui 21 Comuni di competenza. Su 10mila 395 minori erano 230, a fine 2020, quelli sottoposti ad una qualche forma di maltrattamento

Da sinistra Franco Pesaresi, Gianfranca Schiavoni e Silvia Tomassoni

JESI – Nei 21 Comuni dell’Ambito territoriale di Jesi, su 10mila 395 minori erano 230, a fine 2020, quelli sottoposti ad una qualche forma di maltrattamento: il 2,2% contro un dato nazionale dello 0,9%. Numeri e indagine illustrati dai vertici Asp che li ha raccolti: la presidente Gianfranca Schiavoni, il direttore Franco Pesaresi e la responsabile dell’unità minori Silvia Tomassoni.

Erano 889 – 85 su mille – i minori in carico all’Asp con le loro problematiche a fine 2020, di questi il 25% vittime dunque di maltrattamento. I casi più frequenti, quelli di violenza assistita, il 57% (131 minori), e di “patologia delle cure”, il 20,4% (47). Nella prima situazione, il minore assiste a maltrattamenti o violenza ai danni di figure di riferimento o affettivamente significative: per il 96,5% in famiglia, quasi sempre ai danni della madre da parte del compagno, che è spesso il padre. Non per caso, fra le fonti di segnalazione dei maltrattamenti, dietro la più frequente, l’autorità giudiziaria (57%), c’è quella che vede un familiare – nella gran parte dei casi una donna vittima di violenza domestica – far emergere il fenomeno (11,7%). La patologia delle cure può riguardare, agli opposti, carenza o assenza di cure oppure un eccesso delle stesse (iper cura). Seguono nella casistica i 28 minori vittime di maltrattamento fisico (12,2%) e psicologico (20 casi, 8,7%), infine 4 i casi di abuso sessuale. Prevalgono i minori maltrattati nella fascia di età fra gli 11 e i 17 anni (44%), i bambini da 0 a 5 anni costituiscono il 19% dei casi.

Altre fonti di segnalazione sono i vicini di casa o allenatori di discipline sportive (6,5%), la scuola nel 10% delle situazioni, pediatri (7,8%) e ospedali (7%).

Quindici gli assistenti sociali che hanno preso parte ad una indagine accurata come non è frequente, il che può in parte spiegare l’emergere di un dato tanto più elevato del nazionale sul territorio. «Dato che preoccupa e spaventa – dice Schiavoni – in un territorio di piccoli e piccolissimi comuni dove si pensa di conoscersi tutti. E fenomeno trasversale a tutti i ceti sociali e le età. L’aumento della sensibilizzazione sul tema della violenza di genere ha certo contribuito a far venire alle un maggior numero di situazioni».

«L’esito della ricerca avvalora – per Asp – l’importanza di strutturare interventi di prevenzione, istituzionale e non solo, che permettano di intercettare precocemente i segnali di maltrattamento per attuare azioni tempestive a tutela dell’infanzia».

Asp sta sperimentando azioni preventive di riduzione dei rischi attraverso la formazione di operatori socio-sanitari, utile a una tempestiva individuazione e al sostegno delle famiglie vulnerabili che, a partire dal periodo perinatale, necessitano di potenziare le proprie competenze genitoriali, ad esempi con strumenti operativi come l’home visiting.

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