Jesi-Fabriano

Mercati della Vallesina deserti: «Il commercio ambulante era la vita dei piccoli centri, ora non c’è più»

Dopo il Dpcm, pur essendo le Marche zona gialla, per paura del contagio latitano gli acquirenti. Ambulanti e venditori del mercato coperto di Jesi in crisi

Una desolante immagine del mercato settimanale a Jesi

JESI – «Il commercio ambulante è la vita dei piccoli centri, ma ora quella vita non c’è più», la constatazione amara arriva dal responsabile degli Ambulanti delle Marche Giovanni Marrocchi. Il lockdown prima, il ritorno della paura del Covid poi e il Dpcm ora hanno contribuito negativamente a desertificare i mercati settimanali, un tempo luogo di aggregazione e di ritrovo, anche per gli anziani e le famiglie, ora praticamente delle bancarelle da guardare da lontano con sospetto e senza voglia di comprare.

Il mercato settimanale di lunedì a Cupramontana

Ed è la stessa avvilente fotografia sia per i piccoli mercati di paese – da Moie di Maiolati Spontini a Cupramontana – che per i più grandi, come Jesi. Poca gente, meno ambulanti, zero affari. E peggio per il mercato coperto di via Nazario Sauro a Jesi, dove i box delle vendite al dettaglio di ortaggi, frutta, pesce e carne fresca sono ridotti a pochi superstiti. Siamo andati a vedere come le sa cavano le poche realtà presenti e com’è l’umore di chi vive del commercio ambulante.

Mercato settimanale di martedì 10 novembre a Moie di Maiolati Spontini

«Gli incassi sono calati dell’80% da almeno due settimane, visto che in questo periodo viene sconsigliato di uscire (soprattutto agli anziani) se non per necessità impellenti e andare al mercato non lo è – dice Giovanni Marrocchi -, viviamo una situazione di forte stress, noi in zona gialla abbiamo tutti i pagamenti confermati ma gli incassi non ci sono. Non stiamo lavorando, la gente non esce, anche se al mercato siamo all’aperto e rispettando distanze e uso delle mascherine, il rischio di contagio si abbassa notevolmente, la gente ha paura. Abbiamo anche perso un 30% di ambulanti che dopo il lockdown non hanno riaperto, la nostra categoria sta soffrendo moltissimo».

«Ci eravamo già adeguati con i percorsi, i distanziamenti tra un cliente e l’altro e i sanificatori, ma la gente non c’è – conferma Stefano Moreschi, che da 15 anni staziona in piazza della Repubblica a Jesi con la sua bancarella di articoli per la casa ereditata dal nonno che aveva avviato l’attività nel 1929 –; gira poca gente, un terzo in meno di quella dei mesi scorsi. Poi le persone hanno timore di comprare, c’è poco entusiasmo. Proviamo a compensare con le vendite online, ma gli affari non decollano».
La Polizia locale vigila sullo spostamento dei pochi clienti che passeggiano incerti tra le bancarelle in un mercoledì mattina soleggiato di mercato settimanale a Jesi. Anche al mercato coperto di via Nazario Sauro la scena è desolante.

Stefano Moreschi nella sua bancarella in piazza della Repubblica a Jesi

«Una volta il mercato era bello – dice Joanna Wrozek, da 13 anni specializzata nella vendita di frutta e verdura – adesso siamo rimasti in pochi. Molte attività hanno chiuso, anche il bar che c’era qui dentro fino a qualche anno fa non ha più riaperto. Qui prima eravamo in tanti, siamo rimasti in tre. Gli altri hanno chiuso tutti. Nel mio spazio eravamo in tre, sono rimasta sola. È un brutto segnale purtroppo. Chi veniva al mercato coperto trovava frutta e verdura fresca, carne di qualità. E incontrava gente per chiacchierare. Adesso è triste, non c’è più nessuno. Io ho clienti fissi, per alcuni anziani faccio le consegne a domicilio, perché hanno paura a uscire o hanno problemi di salute, altri mandano i figli a fare la spesa. Ma certamente il lavoro è calato del 60%».

«Sono arrivata oggi, è il mio primo giorno – dice la giovane Monica Memè, che accoglie all’unico stand di prodotti da forno, confetture, miele e prodotti biologici – un po’ di persone sono venute, ma da come mi dicono gli altri commercianti vicini, è praticamente un numero esiguo rispetto a come erano abituati tempo fa, prima che tutte le altre attività chiudessero».   

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