Jesi-Fabriano

Manca il nulla osta per l’allaccio del gas, alla Tadamon si lavora al freddo

La cooperativa sociale di tipo B attende il via libera della Soprintendenza per effettuare i lavori e poter attivare termosifoni e acqua calda dal giugno scorso. La durissima presa di posizione del direttore D'Onofrio

La sede della Tadamon di Jesi
La sede della Tadamon di Jesi

JESI – Cuffia, sciarpa e guanti invernali alla Tadamon. Così si è costretti a lavorare nel nuovo stabilimento di via Cappannini, in zona industriale. Nonostante i continui solleciti infatti, arrivati persino dai tecnici del Comune, la Soprintendenza archeologica delle Marche non ha ancora dato il nulla osta per l’allaccio del gas. Addirittura dal 19 giugno scorso, giorno in cui la richiesta dell’azienda jesina è stata vidimata (la domanda formale è partita nel mese di maggio). Risultato: gli oltre 40 operatori della cooperativa sociale di tipo B – che rifornisce grandi aziende del territorio e conta complessivamente 160 collaboratori, fra i quali molte persone con invalidità – sono costretti ormai da qualche settimana a fronteggiare quotidianamente il freddo. Senza il via libera dell’ente ministeriale, l’Italgas non può chiaramente avviare gli scavi, a meno di assumersi tutta la responsabilità e, di conseguenza, non possono essere accesi i riscaldamenti, né si può contare sull’acqua calda. Inutilizzabili, dunque, anche le docce. Alla Soprintendenza, l’amministazione comunale ha pure proposto di approvare gli scavi facendoli sorvegliare da un archeologo, ma – ad oggi – l’ipotesi non è stata presa in considerazione.

«Una situazione assurda – tuona Marco D’Onofrio, direttore tecnico della Tadamon -. Stiamo parlando di uno scavo di meno di un metro, in zona industriale. Siamo molto stanchi, abbiamo sollecitato più volte una risposta, non è mai arrivata nemmeno quella. Abbiamo recuperato un capannone altrimenti destinato al degrado, abbiamo investito ingenti risorse, diamo lavoro a più di 150 persone del territorio e non possiamo contare sui termosifoni, in autunno inoltrato, perché manca una firma. Incredibile. Fra un po’ sarò costretto a mandare a casa i lavoratori, non posso farli restare con 5 gradi di temperatura. E inizieremo a perdere le commesse, ovviamente. Non ne possiamo davvero più. Volevamo fare l’inaugurazione del nuovo stabilimento, ma non possiamo. Pensavamo di organizzare un pranzo per le festività in modo da scambiarci gli auguri, non faremo nemmeno quello. Non sappiamo più a chi rivolgerci. Siamo stanchi e molto arrabbiati».

Un appello giunto sul tavolo del sindaco Massimo Bacci e degli uffici tecnici del Comune. A quanto pare anche per la sistemazione della frana di Ripa Bianca, in località Mazzangrugno, vi sarebbero analoghi problemi: proprio ieri la Soprintendenza, dopo diversi mesi, avrebbe inviato in Municipio una richiesta di approfondimento. In piazza Indipendenza si attende inoltre, dal medesimo ente, la documentazione riguardante gli scavi di piazza Colocci per poter procedere con la variante relativa alla ripavimentazione entro il 31 dicembre.

«Auspichiamo che in casi come questi della Tadamon, gli aspetti burocratici e formali non surclassino le necessità oggettive – è il commento del sindaco Massimo Bacci -. Ritardi che, nel caso specifico, appaiono incomprensibili. Mi auguro, insomma, che la situazione possa essere presto risolta per consentire alla cooperativa sociale di operare nelle migliori condizioni».

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