Jesi-Fabriano

Malati Covid-19 all’ex Murri, i dubbi del primario di Terapia Intensiva

Il dottor Tonino Bernacconi avanza perplessità sulla proposta avanzata dal sindaco Massimo Bacci, ritenendo non adeguata la struttura. La replica dell'amministrazione

Il primario di Rianimazione, Tonino Bernacconi, il sindaco Massimo Bacci e l'ingresso del vecchio Murri

JESI – Malati Covid-19 all’ex Murri. La proposta del sindaco Massimo Bacci, ma c’è chi manifesta perplessità. A evidenziare alcune possibili criticità è il dottor Tonino Bernacconi, primario della Terapia Intensiva all’ospedale Carlo Urbani. L’amministrazione, in una lettera indirizzata al presidente regionale, Luca Ceriscioli, ha chiesto appunto se il vecchio nosocomio di fronte al Carlo Urbani può essere utilizzato per isolare i malati di coronavirus – sia quelli diagnosticati a domicilio che quelli ricoverati e poi dimessi – che non possono restare in quarantena a casa.

«Ma non era stato chiesto l’intervento dei Militari della San Marco per questo scopo? – il primo quesito che pone il direttore dell’Unità Operativa di Anestesia, Terapia Intensiva ed Analgesia -. Occupare spazi di un vecchio ospedale è sicuro dal punto di vista strutturale? Quanti pazienti possiamo “albergare”? Con quale personale infermieristico, medico, ausiliario ecc assistiamo questi pazienti? Per quanto tempo questi pazienti andranno ospitati? La “distanza di sicurezza” verrà rispettata? Quanto si spenderebbe per adeguare la struttura a tutte le norme di sicurezza attualmente vigenti? A quali operatori sanitari è stato chiesto un parere sulla realizzabilità?».

Una raffica di domande a cui prova a rispondere lo stesso sindaco. «Caro dottore, probabilmente il suo encomiabile impegno in terapia intensiva non le ha permesso di valutare serenamente il senso della mia richiesta – la risposta -. Provo a chiarire: qui non si tratta di curare pazienti Covid-19 (nei casi meno impattanti l’ospedale militare è un’ottima soluzione), ma di ospitare quei soggetti Covid-19 che potrebbero tranquillamente continuare l’isolamento domiciliare, ma che, con la loro presenza in casa, mettono a rischio di contagio i propri congiunti perché magari vivono in abitazioni con spazi ristretti. Dunque non servono né medici, né infermieri, né personale ausiliario. Serve il buon senso per garantire spazi di sicurezza adeguati e nei tempi previsti dai protocolli sanitari. E certo non guasta la vicinanza del Carlo Urbani e delle professionalità in esso presenti. La spesa? Sotto il profilo economico molto minore rispetto a quella di acquisire strutture ex novo; sotto il profilo sociale molto minore di quella che sarebbe necessaria in caso di ulteriori contagi. Si confronti serenamente con i rappresentanti dei medici di famiglia: vedrà che anche sotto il profilo clinico troverà adeguate risposte alle sue pur legittime domande».

Non manca la controreplica del primario. «Se interpellato mi confronterò con chiunque, cosa mai avvenuta in questi anni – dice il dottor Bernacconi -. Sono comunque disponibile. Per le altre domande però non ho avuto risposte».

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