Jesi-Fabriano

Lucia Giatti vince la causa contro il comune di San Paolo di Jesi

La corte d'appello di Ancona ha condannato il municipio al pagamento di 15mila euro come risarcimento per la cittadina disabile, ex consigliera dello stesso comune

SAN PAOLO DI JESI – Non poteva accedere alla sala consiliare e agli uffici del suo Comune per la presenza di barriere architettoniche.

Lucia Giatti

Lucia Giatti però di coraggio e caparbietà ne ha da vendere, la sedia a rotelle con cui è costretta a muoversi non l’ha fermata e nel 2013 con il sostegno dell’associazione Luca Coscioni, cellula di Ancona, e l’assistenza legale dell’avvocato Alessandro Gerardi e del collega Francesco Boschi, ha intrapreso un’azione legale nei confronti del comune di San Paolo di Jesi, di cui è stata consigliera comunale, appellandosi alla legge 67 del 2006. «Sono contenta di essere arrivata fino in fondo» il commento della donna. «Anche se sono passati quattro anni – aggiunge Renato Biondini, segretario della Cellula di Ancona dell’associazione – la giustizia ha fatto il suo corso e riconosciuto a Lucia la discriminazione subita dal comune. Oltre al risarcimento danni va detto che nel 2014 grazie alle iniziative dell’associazione Coscioni e di Lucia, il comune di San Paolo di Jesi ha finalmente reso accessibili ai disabili motori gli uffici comunali con l’istallazione di un ascensore».

L’ascensore istallato nel Municipio di San Paolo

«Il riconoscimento da parte della Corte d’Appello della natura discriminatoria della condotta del Comune nei confronti di Lucia Giatti – aggiunge l’avvocato Gerardi – rappresenta l’ennesimo successo dell’Associazione Coscioni. Grazie al coraggio e alla determinazione di Lucia Giatti, il cui comportamento deve essere da esempio per tutte quelle persone  con disabilità discriminate tutti i giorni in Italia a causa di barriere non solo architettoniche e sensoriali, ma soprattutto culturali». L’Associazione si appella quindi alle persone discriminate a causa della loro disabilità: rivendicate i vostri diritti e appellatevi alla legge 67 del 2006 chiamando a giudizio chi vi discrimina.

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