Jesi-Fabriano

Laura Pentericci, la donna delle stelle: intervista alla vincitrice del Premio Vallesina per le professioni

Scienziata, astrofisica e ora vincitrice del Premio Vallesina quale figlia illustre del territorio che ha portato in alto il nome della sua terra d'origine

Laura Pentericci e Piero Angela

JESI – Il fascino delle stelle, dei pianeti e della luna. L’osservazione lenta e romantica della volta celeste, con i suoi misteri, le sue costellazioni e i moti, sono stati da sempre il “pallino” di quella bambina dagli occhi profondissimi che giocando con le arance e i fili insieme alla mamma, sognava di fare l’astronauta. Non la maestra, la ballerina, o l’attrice. L’astronauta. E oggi, Laura Pentericci, astrofisica jesina, dopo aver raggiunto il suo sogno, è stata selezionata nella rosa di candidati del Premio Vallesina, vincitrice dell’edizione 2021 (la decima) per la categoria “Professioni”.

Jesina, Laura Pentericci ha frequentato per tre anni il Liceo Classico “Vittorio Emanuele II” di Jesi per poi frequentare lo United World College of Atlantic in UK dove nel 1989 ottiene il Baccalaureato Internazionale. «Ho concluso le superiori in Galles, avendo vinto una borsa di studio. Ho dato la maturità lassù, era molto diverso rispetto agli esami di Stato in Italia – ricorda – lì era una specie di baccalaureato di ogni materia, durissimo insomma. E se penso che in questi giorni i ragazzi stanno dando la maturità, penso …”coraggio!”».

Nel 1994 consegue la laurea magistrale in fisica all’università di Bologna con 110 e lode discutendo la tesi “Piano fondamentale dell’ammasso di galassia”. Nel 2003 vince il concorso per ricercatore astronomo per il settore scientifico disciplinare di astronomia ed astrofisica presso l’osservatorio astronomico di Roma. Nel 2006, è Cavaliere del lavoro giovanile dal 2006 per giovani talenti delle scienze, Premio internazionale Amelia Earth della Zonta foundation, borsa di studio Fermilab, laboratorio americano di fisica delle particelle ed acceleratore. Dal 2019 è anche docente presso l’università la Sapienza di Roma in astronomia ed astrofisica. Infine dal 2019 è editrice di “Astronomy & Astrophysics”.
Una donna delle stelle, nel vero senso della parola.

Era il suo sogno fin da bambina?

«Assolutamente sì – ci racconta – fin da piccola volevo fare l’astronauta e studiare le stelle. Mia mamma era una scienziata mancata, per cui ha cercato di trasmettermi tutta la sua passione per la scienza e per lo studio. Mi faceva il sistema solare con mandarini e arance infilate con un ferro da calza, mi spiegava così il moto dei pianeti. E giocando mi sono appassionata… Seguivo Piero Angela in tv, conoscerlo è stato bellissimo. Mi appassionava lo studio della fisica e astrofisica».

Come ha capito che questo sarebbe stato il suo lavoro?

«Non c’è stato un momento preciso in cui il sogno è diventato consapevolezza. Da sempre sono stata sicura di quello che volevo fare, una consapevolezza che si è rafforzata man mano crescendo con la prima borsa di studio».  

Pensa che nel mondo del lavoro, determinate professioni siano ancora appannaggio solo dell’uomo?

«Il mondo della scienza è ancora appannaggio maschile, purtroppo. Ma in Italia siamo molto avanti in questo. All’estero ci sono ambienti quasi esclusivamente al maschile, pensate che in Germania, a Heidelberg, non c’erano i bagni per le donne nell’ala degli scienziati. Ce n’erano solo nell’ala amministrativa, poiché il ruolo della donna era esclusivamente destinato a quello della segreteria. L’Italia, lo dico con un certo orgoglio, è il Paese con la più alta percentuale al mondo (30%) di donne anche in settori di vertice del mondo della scienza e della medicina. Ho molte studentesse nel mio corso, c’è una consapevolezza maggiore tra le nuove leve. Anche se ho notato che nel momento in cui si parla di far carriera o di fare scelte che impongono sacrifici della vita personale e della maternità, è ancora penalizzante per la donna».  

E’ stata scelta in una rosa di 100 candidati validissimi per ricevere il Premio Vallesina nella categoria Professioni: che emozione è?

«Certamente è un’emozione grande, sono legata a Jesi, ho tutta la famiglia qui, gli amici. Mi fa piacere, ho ricevuto tanti messaggi di complimenti e congratulazioni. Poi ho sfogliato l’albo d’oro del Premio, ci sono personalità eccezionali, mi chiedo che ci faccio io in questa lista! Essere nell’albo d’oro mi fa dunque ancora più piacere».

Ci sono ancora oggi bambine che sognano di diventare astrofisiche o il futuro sarà solo di veline, cantanti, tiktoker o eredi di Chiara Ferragni?

«Credo di sì, certamente è dura ma ci sono tante altre professioni nuove, anche legate ai problemi del clima, o all’informatica, sviluppate negli ultimi anni…ci sono ancora più interessi dal punto di vista scientifico. L’universo delle professioni si è allargato molto, possono essere eccitanti per i ragazzi almeno quanto il sogno dell’astronauta. Ho tenuto un corso di alternanza scuola-lavoro in un liceo scientifico vicino Roma e ho trovato tre-quattro elementi molto interessati. Poi è la passione che fa la differenza».