Jesi-Fabriano

La pittura e il video in Galleria

L’immaterialità del linguaggio digitale nelle opere di Mario Sasso, il primo di una serie di incontri dedicati all’arte contemporanea a Jesi

JESI – Al via con Mario Sasso il primo di una serie di incontri dedicati all’arte contemporanea. Location dell’evento ieri sera la Galleria di arte contemporanea di Palazzo Pianetti, dove si è parlato di pittura e di nuove tecniche. Sasso entra a contatto con il digitale prima di quanto si pensi, per questa sua formazione le sue opere non possono che essere digitali: «Si mette sempre un aggettivo all’arte, in questo caso elettronica e digitale – ha spiegato – Sono in questo settore da trent’anni, è una pittura immateriale con un tema ben definito: la città». A proiettare le opere di Sasso la curatrice del catalogo Annalisa Filonzi: «Porto avanti il tema delle città dagli anni Settanta – ha aggiunto l’artista – mi appassiona, lo sento mio perché mi permette di raccontarne il disagio e le caratteristiche che vedo. Con la pittura digitale devi conoscere il linguaggio del computer, il risultato è che i soggetti, le parole a volte sono così compressi che li sciolgono». Primo di una serie di incontri con artisti contemporanei, seguirà lunedì 21 luglio Emanuele Giannelli.

Mario Sasso nasce a Staffolo nel 1934 e dopo alcuni anni si trasferisce a Jesi. Da ragazzo frequenta lo studio di alcuni pittori locali per poi partire alla volta di Torino dove segue i corsi della Scuola di Grafica di Armando Testa. Dal 1958 si trasferisce a Roma e l’anno successivo inizia a collaborare con la Rai, avviando un percorso di ricerca che lo porta ad affiancare la pittura alla progettazione grafica nei nuovi media elettronici della televisione. Inizia realizzando la sigla della storica trasmissione Non è mai troppo tardi per poi  ideare le prime sigle tridimensionali prodotte in Italia, quella del Tg 2 nel 1984 e del Tg 3 nel 1986 e quella della rubrica d’arte di RaiUno Grandi Mostre. Dagli anni ‘70 inizia ad orientare la sua ricerca verso il contesto urbano facendo comunicare la pittura con il video e il suono dando vita a interventi luminosi, film-ambiente capaci di esplorare il tema dell’umanità della città secondo un innovativo linguaggio artistico. I suoi pictogrammi – videogrammi si trasformano negli anni ‘90 vanno nell’astrazione dello stradario. Le opere di Mario Sasso hanno riscosso sin dagli esordi l’approvazione della critica e continuano a mostrarare ancora oggi una ricerca viva e attuale.

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