Jesi-Fabriano

Jesino arrestato in Sicilia con 17 kg di cocaina: «Non sapevo cosa stessi trasportando ma so che era illecito»

Il 41enne jesino ha ammesso al Gip di sapere che quel furgone "scottava" e che c'era dentro qualcosa di illecito ma non sapeva cosa

La droga sequestrata

JESI – Operaio e insospettabile anello di collegamento con la criminalità organizzata. Lo jesino 41enne arrestato in Sicilia con un carico di cocaina purissima (17,3 kg) durante l’udienza di convalida al Tribunale di Palermo non ha potuto fare altro che ammettere le sue responsabilità in una vicenda che lo vede chiaramente invischiato in una vicenda più grande di lui.

«Sì, ero alla guida di un furgone che capivo non fosse …”pulito” – ha detto al Gip – ma non sapevo cosa stessi trasportando. Mi hanno solo detto di portarlo in Sicilia». Insomma, il ruolo del 41enne in questa brutta storia sembra essere chiaro agli inquirenti: in una struttura ben organizzata di smercio di cocaina destinata al Palermitano, lui era il corriere. Ruolo scelto anche per i suoi trascorsi come dipendente di una ditta di trasporti. Ma ancora ci sono punti oscuri da chiarire, tanto che la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Palermo sta andando avanti con le indagini.

La droga, suddivisa in 15 panetti con l’effige del “Padrino” era occultata in un doppiofondo ricavato in una insenatura del montante del cassone del furgone, chiusa con dei bulloni. Un nascondiglio rudimentale, rispetto a quello a cui i Finanzieri di Palermo erano abituati. Ma a insospettirli, al momento dell’alt al casello autostradale di Buonfornello, è stato proprio il nervosismo del conducente che cercando di dissimulare disinvoltura circa un «normale viaggio di lavoro», alla vista delle divise ha tradito una crescente ansia che li ha indotti a portarlo in caserma e approfondire il controllo del mezzo con scanner e cani antidroga. Una volta ottenuto il fermo per indiziato di delitto, sono scattati il sequestro della droga e del furgone, oltre che degli effetti personali del conducente. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, lo jesino sarebbe partito dalle Marche con quel carico che scotta. Il Gip, ritenendo che vi potesse essere il rischio di una fuga o di una reiterazione del reato, e anche alla luce delle ammissioni dello stesso imputato, ha disposto nei suoi confronti la custodia cautelare in carcere. Pertanto lo jesino è stato tradotto alla casa circondariale “A. Lorusso – Pagliarelli” di Palermo in attesa dell’udienza preliminare che deve ancora essere fissata.

Martedì 19 settembre incontrerà il suo difensore di fiducia, l’avvocato Maria Costantino del foro di Palermo, che probabilmente opterà per la scelta di un rito alternativo. Intanto il pubblico ministero ha sollevato l’eccezione della competenza territoriale, poiché il fermo è avvenuto allo svincolo autostradale di Buonfornello, in territorio di Termini Imerese, provincia di Palermo. Pertanto, gli atti del processo saranno inviati alla Procura di Termini Imerese. La notizia dell’arresto dell’uomo ha suscitato grande curiosità a Jesi, dove vive e lavora, ma anche sconcerto e paura: se il carico è partito dalle Marche, la criminalità organizzata ha allungato i suoi tentacoli anche qui?

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