Jesi-Fabriano

Jesi, i vigili del fuoco salutano il capo reparto Claudio Cionna: «Oggi piango, ma di gioia»

Per 27 anni al Distaccamento di Jesi e 5 a quello di Ancona, oggi è l'ultimo turno per Cionna che con commozione è stato salutato dai colleghi

JESI – Oggi è l’ultimo turno di lavoro per Claudio Cionna, capo reparto dei vigili del fuoco, che alle 20 esatte si toglierà definitivamente la divisa indossata per una vita intera. Ma appendere l’elmetto al chiodo sarà solo una formalità, perché vigili del fuoco si resta sempre. Chi è Claudio Cionna lo scrive il comandante provinciale ingegner Patrizietti nella sua disposizione di servizio del collocamento a riposo: «Cionna è un esempio per tutti». E tutti oggi sono andati a salutarlo, suscitando grande commozione ed emozione.


Capo reparto esperto, capo turno provinciale del turno D al Comando di Ancona, Cionna è sempre stato una colonna portante del Distaccamento jesino dove ha trascorso 27 lunghi anni. Assunto nel corpo nazionale dei vigili del fuoco il 1 aprile 1986, è stato assegnato al Comando Provinciale di Piacenza, poi di Bologna e il 31 agosto 1990 è rientrato al Comando di Ancona. Nel settembre 1991 è stato trasferito al Distaccamento di Jesi dove nel 2002 ha acquisito la qualifica di capo squadra. Vi è rimasto fino ad agosto 2018 con la mansione di capo turno B. Da gennaio 2018 ad agosto è stato anche Capo Distaccamento della sede di Jesi. Promosso capo reparto (2018), è stato trasferito al Comando Provinciale di Ancona. Tanti gli interventi, le missioni e i soccorsi. Ha partecipato a tutte le calamità che hanno colpito il nostro Paese, dai grandi incendi boschivi, alle alluvioni e i terremoti. È intervenuto nel terremoto del settembre 1997 tra Marche e Umbria, a quello de L’Aquila dell’aprile 2009, nel terremoto in Emilia Romagna del maggio 2012, nel terremoto ad Arquata del Tronto, Pescara del Tronto, Amatrice dell’agosto/ottobre 2016. Nella funzione di capo turno Provinciale, ha gestito direttamente i soccorsi nell’alluvione che ha coinvolto la valle del Misa e del Nevola il 15-16 settembre 2022, così come per il terremoto che ha interessato principalmente la città di Ancona il 9 novembre dello stesso anno.

«Ho trascorso 37 anni e mezzo nei vigili del fuoco – ci racconta Claudio Cionna con emozione – dal 1 aprile 1986, sono davvero tanti. Ma bellissimi. Oggi piango, ma di gioia, con la consapevolezza di aver dato sempre il massimo». Tanti interventi difficili, soccorsi a persone, calamità in cui il cuore va sempre buttato oltre l’ostacolo con coraggio, per essere utili. «I terremoti sono i peggiori, mi resteranno sempre impressi. In particolare il soccorso prestato a quello de L’Aquila dove sono arrivato subito – ricorda – ho trovato strade bloccate, popolazione sfollata, tanta disperazione e paura. C’è stato da organizzare subito le tende. In una chiesa abbiamo fatto un campo base come punto di riferimento per la popolazione: non avevano altro che i vestiti addosso. L’aiuto alle persone era il primo pensiero, dovevamo trovare attrezzature e presidi per aiutarli. Questa esperienza ti unisce molto alle popolazioni, sei un terremotato anche tu in quel momento, ma che aiuta gli altri. Eravamo in 9, una squadra partita da Ancona…ci sentivamo una famiglia. Dopo cinque giorni di lavoro sono ripartito con la mia squadra e, al cambio turno, ci siamo abbracciati con i colleghi delle altre province. È stato molto toccante. Ad Arquata mi è capitato di andare a recuperare del denaro in un’abitazione devastata, accompagnando una famiglia che doveva pagare il mutuo il giorno dopo… I terremoti sono bruttissimi, ti segnano».

Un vigile del fuoco sa che prima di tutto vengono gli altri, spesso anche a costo della propria incolumità. Momenti molto delicati, complessi, umanamente durissimi ma che restano poi cristallizzati negli istanti subito dopo l’emergenza, quando i feriti sono in salvo e resta da mettere in sicurezza la scena dell’intervento. «Gli interventi di soccorsi a persona sono quelli che, insieme ai terremoti, ti porti dietro per la vita – racconta ancora Claudio Cionna – quando intervieni e sai che le persone hanno bisogno di un aiuto fisico, sono in pericolo di vita. Pensi a fare il tuo lavoro nel migliore dei modi, poi quando l’emergenza è passata metabolizzi quello che hai fatto. Non è facile, ma ho sempre cercato di non potare a casa le problematiche del lavoro, le cose brutte, anche quello che ti resterà dentro per la vita…di non condividerlo con la famiglia».     

Nel 2012, dopo due settimane di corso a Lamezia Terme, Claudio Cionna ha acquisito la specializzazione di Direttore delle Operazioni di Spegnimento (D.O.S.) degli incendi boschivi, consistente nella gestione e direzione da terra dei mezzi aerei antincendio regionali e della flotta nazionale (Canadair e aerei VV.F. e altri velivoli). Istruttore esperto nazionale delle tecniche T.P.S.S. di pronto soccorso e rianimazione, è stato numerose volte convocato alle Scuole Centrali di Roma per tenere docenze nei corsi di formazione per i nuovi allievi VV.F. Una vita intensa. Due famiglie, il distaccamento di Jesi dove ha trascorso 27 anni e quella di Ancona, dove lavora da 5 anni. Oggi, i saluti e tanta commozione. «Oggi ho iniziato a piangere col turno smontante, con cui sono stato per due anni, mi hanno salutato con belle parole, abbracci. Ora piango di nuovo con i colleghi del mio turno (D) e con i dirigenti, con i funzionari…sono venuti anche i sommozzatori, la squadra del porto, sono tutti venuti a salutarmi. Una grande emozione». Rimpianti? «No, nessuno. Posso dire di aver dato sempre il massimo, professionalmente e umanamente. Ho cercato di trattare tutti allo stesso modo, visto che da capo turno dovevo gestire il personale e i distaccamenti di tutta la provincia».

Vigile del fuoco si resta sempre, anche dopo aver appeso al chiodo tuta ed elmetto. La pensione è solo uno step, ma adesso? «Adesso ho tempo da dedicare di più alla famiglia, al mio nipotino di 4 anni e a mio figlio di 29, che corre con le moto. Certo – conclude riferendosi proprio al suo ragazzo – per un genitore che fa il pompiere avere un figlio che volesse proseguire questo lavoro sarebbe come toccare il cielo con un dito, ma purtroppo mio figlio non ha questo progetto di vita…va bene lo stesso ma…infondo spero nel nipotino».

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