Jesi-Fabriano

Jesi, “La Visitazione” di Lorenzo Lotto restaurata con l’Art bonus. E ha ancora tanto da raccontare

Il restauro de “La Visitazione” è stato presentato in Pinacoteca dalla restauratrice Francesca Pappagallo, insieme al sindaco Fiordelmondo, all’assessora Fabrizi e a Romina Quarchioni, direttrice dei Musei Civici

"La Visitazione" di Lorenzo Lotto restaurata

JESI – Era stata realizzata per uno degli altari della demolita chiesa di San Francesco al Monte degli Osservanti, che sorgeva dove è ora la casa di riposo di via Gramsci. Racconterebbe, nei suoi colori, nelle sue figure e nei suoi simboli, non solo l’episodio evangelico della Visitazione, ovvero della visita di Maria Vergine alla sua parente Elisabetta dopo avere ricevuto l’annuncio che sarebbe diventata madre di Gesù. Ma riferirebbe anche, secondo le ipotesi avanzate da studiosi come Sara Tassi, di una delicata e commovente storia di dolore familiare, legata alla possibile committenza della famiglia Rocchi e alla perdita della moglie, Fiore Iutii, da parte di Gentiluccio Rocchi, a seguito di un aborto all’ottavo mese di gravidanza. È “La Visitazione” di Lorenzo Lotto, una delle perle lottesche custodite nella Pinacoteca Civica di Palazzo Pianetti. E a parlarcene, svelandocene dettagli e segreti, è Francesca Pappagallo, restauratrice che si è occupata del suo recupero così come, in passato, ha lavorato alla preservazione di tutte le altre opere del Maestro veneto presenti in città.

La restauratrice Francesca Pappagalli, la direttrice dei Musei Civici Romina Quarchioni e il sindaco Lorenzo Fiordelmondo davanti a “La Visitazione” di Lorenzo Lotto restaurata

Il restauro de “La Visitazione” è stato presentato in Pinacoteca dalla Pappagallo insieme al sindaco Lorenzo Fiordelmondo, all’assessora alla partecipazione Loretta Fabrizi e a Romina Quarchioni, direttrice dei Musei Civici. Mercoledì 6 dicembre alle 18, alla illustrazione pubblica dell’intervento, prenderà parte anche Tommaso Castaldi, funzionario storico dell’arte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Ancona e Pesaro Urbino. A finanziare il salvataggio della tela sono state, con lo strumento dell’Art bonus, Intesa San Paolo e Tre Valli Cooperlat, rispettivamente per 4mila e 3mila euro. «Un atto che recupera un’opera dal forte valore identitario per la città e rappresenta un attuale gesto di mecenatismo» dice Fiordelmondo.

Intanto due opere lottesche di Jesi, “L’Angelo annunciante” e la “Madonna annunciata” sono andate in prestito a Brescia, per l’esposizione inaugurata alla Pinacoteca Tosio Martinengo “Lorenzo Lotto: Incontri Immaginati”.

A San Francesco al Monte, “La Visitazione” e la “Madonna delle Rose”, pure del Lotto, erano l’una di fronte all’altra così come lo sono ora nell’allestimento espositivo di Palazzo Pianetti. Opere di un artista che «ha portato il seme dell’inquietudine nel Rinascimento e qui nelle Marche ha trovato una terra di felice approdo per gli spiriti inquieti» evidenzia Fabrizi.

«Dal punto di vista conservativo – spiega Pappagallo – l’opera presentava un notevole allentamento della tela della pala che aveva generato alcune viziature piuttosto importanti nella metà superiore ed un’ampia concavità lungo il lato inferiore. Inoltre la superficie pittorica, anche della lunetta, era alterata cromaticamente a causa di vecchie vernici alterate che provocavano fastidiosi sbianchimenti di alcuni colori. Questi, molto evidenti nelle parti in ombra realizzate con lapislazzuli, fino ad oggi erano stati ritenuti frutto di antiche e malaugurate puliture che avrebbero rimosso velature di superficie provocando l’appiattimento nel modellato lottesco. La speranza era che queste alterazioni, peraltro già osservate in passato sul manto della Vergine nell’Annunciazione di Jesi, potessero essere delle aggiunte e non delle spuliture e risolte con la rimozione di materie alterate sovrammesse. Questo auspicio è stato confermato». Le indagini preliminari hanno permesso di riconoscere l’alta qualità dei materiali utilizzati dal pittore che ha impiegato in grande profusione pigmenti molto costosi come l’azzurrite ed il Lapislazzuli. Informazione che deporrebbe a favore di una ricca committenza gentilizia e dell’ipotesi di committenza da parte dei Rocchi e non religiosa, con i frati osservanti di San Francesco al Monte che avevano già commissionato al Lotto pochi anni prima la Madonna delle Rose.

Il restauro ha anche permesso di scoprire che la modalità di ancoraggio della tela al suo supporto è quella originale cui mise mano l’artista. «Un unicum – dice Pappagallo – fra le opere lottesche rimaste nelle Marche». La tela, invece che sugli spessori laterali, è fissata sul fronte della struttura lignea. La prova che la chiodatura perimetrale fosse indiscutibilmente originale è stata data dallo strato di preparazione a gesso, colla e olio siccativo, più profondo del film pittorico rilevato su tutta la superficie del dipinto dalle analisi. «La pulitura – spiega ancora la restauratrice – ha rimosso due restauri sovrapposti di cui il più recente della fine degli anni ’70 del ‘900 permettendo di recuperare vaste aree di colore “ritoccate” senza necessità nel restauro più antico. Anche la rimozione della verniciatura più antica ed alterata ha portato alla luce colori molto intensi e, nella maggior parte dei casi, molto ben conservati come, ad esempio, il blu di lapislazzuli di cui sull’opera c’è grande utilizzo. Emersi alcuni particolari non più leggibili come il bellissimo panneggio della parte bassa del manto che la Vergine tiene nel gomito nella lunetta, l’ala in ombra dell’arcangelo Gabriele e la borsa di Santa Elisabetta con terminali e puntale metallici, stranamente coperti dal ritocco del restauro degli anni ‘70/’80».

Quanto alla firma del Lotto e alla data dell’opera, nessuna novità: si legge chiaramente “ L  Lotus  15..” ma non si è rilevata alcuna traccia né residui delle ultime due cifre realizzate sul blu del manto di Maria. Un mistero probabilmente destinato a rimanere tale.

«Il restauro ha messo in evidenza, infine, l’inconsueto ottimo stato di conservazione del dipinto, se si fa eccezione per le moltissime macchie ed alcune estese spuliture cui il ritocco ha posto rimedio».

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